“La norma sulla responsabilità civile c’è – sottolinea Cantone – ed è stata ritenuta adeguata dalla Consulta. Garantisce in modo corretto le esigenze delle parti private eventualmente danneggiate da atti dei magistrati, senza minare l’indipendenza della magistratura. Non si può e non si deve pensare alla responsabilità civile come uno strumento di intimidazione per le toghe, perchè magistrati intimiditi non sarebbero una garanzia per i cittadini sia quando si occupano di corruzione, sia quando indagano su mafia e di terrorismo”. “La corruzione – puntualizza il procuratore – è un reato particolarmente grave, e non lo dico certo io, ma le convenzioni internazionali a partire da quella dell’Onu. E’ giusto che i magistrati si occupino dei reati di grave allarme sociale, ma i cittadini sono ugualmente preoccupati da eventuali comportamenti disonesti di chi esercita il potere”. E alla domanda se vede una nuova Tangentopoli, risponde: “Spero assolutamente che non sia così, ma certamente l’indagine genovese smentisce chi troppo trionfalmente va affermando che la corruzione è un problema ormai superato”. “Ferma restando la presunzione d’innocenza per i singoli soggetti coinvolti, dalla vicenda di Genova emergono una serie di temi che appaiono un pò un refrain e che sono da anni irrisolti”, prosegue Cantone, riferendosi “al finanziamento della politica, ai meccanismi trasversali utilizzati attraverso le fondazioni, che non garantiscono, malgrado i primi interventi della legge Spazzacorrotti, la necessaria trasparenza dei finanziamenti medesimi. Ha ragione l’attuale presidente dell’Anac Busia a ritenere indispensabile una legge seria sul conflitto d’interessi perchè finchè ci sarà opacità dei rapporti tra chi esercita il potere e il mondo imprenditoriale ed economico la corruzione la farà da padrona”. Per Cantone “sarebbe una scelta legittima certamente, ma pericolosa”, smantellare la legge Spazzacorrotti. “Se questa novità intervenisse, aggiunta all’abrogazione dell’abuso d’ufficio e al ridimensionamento del traffico di influenze, le indagini sulla corruzione diventerebbero impossibili e di fatto si avvererebbe l’auspicio di chi ritiene che la corruzione vada eliminata dal codice penale”. “Vorrei ricordare che indebolire le indagini sulle collusioni delle amministrazioni finisce per depotenziare anche quelle sulla criminalità organizzata, come più volte ha affermato l’attuale procuratore nazionale Antimafia Melillo”, conclude il procuratore Raffaele Cantone.
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(ITALPRESS).