Viviamo un lunedì diverso. Un lunedì con le scuole chiuse, con un’allerta meteo difficile da comprendere e che fa a pugni con la realtà. Tutto avvenuto nella notte e prima di andare avanti è urgente fare una premessa. Il disastro, il dramma e la distruzione che stanno vivendo i nostri fratelli turchi, siriani e dei paesi colpiti del terremoto di questa notte è il nostro. Un dramma e un disastro che sentiamo sulla pelle e che, speriamo, nessuno voglia ridurre per importanza con il prosieguo della lettura.
Ci sono eventi che toccano, parecchio, la nostra vita e, soprattutto sulla nostra isola stanno assumendo un nuovo e pauroso significato. Se altrove la parole “allerte meteo” significano solo “allerte”, da noi significano morti, evacuazioni, sfollamenti, pericoli. E, purtroppo, forse, siamo l’unico posto in Italia dove si esce di casa, per ordinanza, con un’allerta meteo.
Tutto è avvenuto nella notte. Mentre in Turchia, con dolore, si è scatenato un disastro della natura con oltre 830 morti e migliaia di feriti per una scossa di magnitudo 7.8, in Italia è stata diramata un’allerta metro rossa per rischio Tsnunami.
La Protezione Civile nazionale più volte nella notte hanno aggiornato le loro decisioni. Quest è quella delle 3:15 “Sulla base dei dati elaborati dal Centro Allerta Tsunami (CAT) dell’Ingv, Il Dipartimento della Protezione Civile ha diramato un’allerta per possibili onde di maremoto in arrivo sulle coste italiane in seguito alla scossa di terremoto di magnitudo 7.9 con epicentro tra Turchia e Siria delle ore 02.17. Si raccomanda di allontanarsi dalle zone costiere, di raggiungere l’area vicina più elevata e di seguire le indicazioni delle autorità locali.”
Si attiva la macchina delle istituzioni, vengono attivati i servizi di alert e vengono anche contattati i centri locali. Dalle 4.30, inoltre, i sindaci dell’isola iniziano a raccordarsi sul da farsi e sulle decisioni da assumere.
Verso le 7.00 decidono per la chiusura delle scuole, lo comunicano ai diretti interessati e, dopo aver firmato la loro ordinanza, scoprono che alle 7.15: “Il Dipartimento della Protezione Civile comunica che è stato revocato l’allerta maremoto per possibili onde sulle coste italiane in seguito al sisma di magnitudo 7.9 con epicentro tra Turchia e Siria registrato alle ore 02.17. La revoca è stata disposta sulla base dei dati elaborati dal Centro Allerta Tsunami (CAT) dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia.” E ora ci troviamo a vivere questo giorno di scuole chiuse e questo pericolo tsunami che colpisce una popolazione già colpita da altre allerte.
Tuttavia, però, è necessario anche evidenziare come questa sia stata una notte molto agitata per diversi ischitani che sono stati svegliati dagli alert personali attivati sul sistema dell’INGV che ha registrato l’evento sismico con molta puntualità.
La valutazione, a questo punto, però, assume una nuova dimensione. E’ giusto lasciare nelle decisioni dei sindaci il compito di lasciare aperte o chiudere le scuole? E, in caso del pericolo tsnumai è logico lasciare le scuole aperte e i collegamenti marittimi attivi? E’ opportuno innescare un sistema di paura e confusione nella notte, soprattutto se si parla di un pericolo che può essere valutato minuto dopo minuto? Servono 5 ore per capire che l’onda, forse, non potrebbe mai essere così devastante?
E’ imbarazzante leggere che un’onda di 0,5 metri (50 centimetri) “metri di altezza può generare pericolose inondazioni e fortissime correnti”. Ma davvero?
Non si può vivere di precauzione eccessiva!
Questa allerta meteo turca (e ripeto, il dolore del terremoto è vivo su tutti noi!) ci riporta ad affrontare un tema che non può essere secondario. Dove è posizionata la linea che segna la giusta precauzione con quella eccessiva? Dove possiamo fissare la linea di equilibrio tra le cose? E questa è una riflessione che sarà difficile da portare avanti.
Com’è la pandemia ha fatto vedere i sindaci amano mostrare il loro potere e avere i riflettori addosso. Hanno l’opportunità di mostrare di essere utili e di guadagnarsi il pane senza mai pensare che le loro decisioni possono davvero creare danni enormi alla gente che deve davvero guadagnarsi il pane. I sindaci mal tempo o altro mangiano lo stesso e stano su una poltrona. I comuni mortali no. Loro devano uscire per mangiare!
I sigg. Sindaci sono solo “l’ultima ruota del carro”; le responsabilità vanno ricercate altrove nei palazzi e nei laboratori che contano. Onori alla scienza e ai suoi progressi ma la decisioni che incidono sulla vita delle persone comuni dovrebbero essere assunte dai politici locali magari sgravandoli e alleggerendoli delle responsabilità rispetto a chi dovrebbe assumerle con cognizione di causa. Ovviamente, oggi, un Sindaco chiude…vieta…non per lo sfizio di farlo ma perché a monte alcuni hanno “indirizzato” queste decisioni e guai a loro se non lo fanno…..e poi succedono eventi distruttivi
Come comprare dei spalaneve a Roma oppure dei pulistrada a ischia?
Eccesso di zelo vero ,l’evento in Turchia di portata enorme poteva scatenare uno Tsunami nel mediterraneo, mare chiuso. che poi non si è verificato. Nel caso contrario tutti addosso ai sindaci e agli esperti perchè non avevano previsto il fenomeno e avvisato la popolazione. Quindi tenetevi le polemiche ,perchè secondo la legge di gravità è piu’ facile stare con la bocca aperta che chiusa, oggi invece le kazzate e le polemiche si sparano facilmente con una tastiera. di pc e telefonino
Per la serie
Esopo news
Certo è giusto non sparare sulla Croce Rossa e forse è anche civile non strapazzare la Protezione civile che è una sua sorella minore (minima!) ma sarà anche un delitto pretendere che gli “allertatori” studino un minimo di geografia?
Quando avevo 5/6 anni iniziai a fare la collezione di francobolli e già imparai che tra Ischia e la Turchia ci sono le montagne…
Bravo Bruno! A pensare a uno Tsunami dal versante di Napoli e Ischia viene da pensare a cosa sarebbe successo alla Sicilia e la Puglia. Si lanciano alarmi non per pericoli reali ma per solidarietà. A furia di gridare al lupo succede quello che e successo a Novembre.