“Dall’Isola che non c’è sostegno incondizionato. AVANTI!” questo il messaggio, forte e diretto, che Carmelo Buono ha affidato al web per essere da sostegno al “Movimento Opzione Donna” che si batte per il riconoscimento di alcuni diritti fondamentali per le donne.
MOVIMENTO OPZIONE DONNA – CHI SONO
È nato un Movimento di donne impegnate per difendere un diritto fondamentale delle donne lavoratrici che chiedono il mantenimento dei criteri di flessibilità in uscita previsti dalla legge 23 agosto 2004, n. 243, ritenuti indispensabili per adottare misure correttive alle attuali regole del sistema pensionistico modificato, nel corso delle legislature a decorrere dal 2011, da una serie di interventi legislativi, tra cui la riforma Fornero, che hanno innalzato senza alcuna vera gradualità i limiti di età dell’età pensionabile delle donne da un minimo di quasi 4 anni ad un massimo di 7 anni rispetto alle regole previgenti.
Per effetto di tali riforme, le donne hanno così iniziato a rincorrere l’età per la pensione in una “rincorsa senza fine” assistendo ad una serie di provvedimenti, ispirati solo da una avidità di risparmio, che vengono ancora oggi adottati contro le donne e che non tengono conto del maggior impegno delle donne lavoratrici nella gestione delle esigenze familiari e dei lavori di cura parentali, troppo spesso causati da inadeguati o inesistenti servizi pubblici adeguati che dunque obbligano le donne lavoratrici ad interruzioni della propria carriera lavorativa.
La sperimentazione prevista dalla legge 243/2004 rappresenta l’unica attuale forma di flessibilità in grado di consentire alle donne con 57/58 anni (lavoratrici dipendenti ed autonome) e 35 anni di anzianità di andare in pensione optando per un assegno pensionistico calcolato con il solo sistema contributivo, rinunciando però in modo permanente fino a circa il 30% dell’assegno pensionistico.
Tale scelta è attualmente riservata alle sole donne lavoratrici che maturino tali requisiti anagrafico – contributivo entro il 31 dicembre 2015 e fermo restando l’adeguamento del requisito anagrafico agli incrementi della speranza di vita (ADV), determinati in 7 mesi a decorrere dall’anno 2016.
Questa opzione deve sopravvivere per tutte le donne lavoratrici che nel tempo matureranno tali requisiti.
Le politiche pubbliche devono farsi carico delle istanze delle donne lavoratrici e devono adottare provvedimenti per rivalutare queste decisioni mosse solo da strategie miopi, orientate esclusivamente da un mero criterio ragionieristico a breve termine, incapaci di valutare gli effetti che possono manifestarsi nel medio -lungo periodo a favore della società e dei conti del sistema pensionistico.