lunedì, Dicembre 23, 2024

Caso Ferragni-Balocco: una stangata da un milione per la pink influencer che non sbagliava un colpo!

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ATTORI E SPETTATORI di ANNA FERMO

Chissà perché, ma un po’ ce lo aspettavamo. Anche le operazioni della famosissima Ferragni alla fine sono state messe sotto la lente d’ ingrandimento e non è vero che a Natale siamo tutti più buoni: l’Antitrust l’ha dimostrato!
Quand’anche ricoperti di zucchero a velo, i panettoni pink della Balocco, griffati Chiara Ferragni, si sono rivelati piuttosto amari ed indigesti per la medesima influencer oltre che per l’industria dolciaria.

La stangata per l’affair “Balocco” ammonta complessivamente ad oltre un milione di euro per le società Fenice e TBS Crew, che gestiscono i marchi e i diritti relativi alla personalità e all’identità personale della Ferragni, con sanzioni rispettivamente di 400 mila euro e 675 mila euro. Mentre per la Balocco Industria Dolciaria la multa ammonta a 420 mila euro.
Ma cosa si contesta? Nient’altro che una pratica commerciale scorretta per aver pubblicizzato il “Pandoro Pink Christmas”, griffato per l’appunto Chiara Ferragni, lasciando intendere ai consumatori che, comprandolo, avrebbero contribuito ad una donazione all’Ospedale Regina Margherita di Torino. La donazione, in realtà, era stata effettuata a monte, dalla Balocco, per soli 50mila euro, tra l’altro nel maggio 2022, e non era in alcun modo legata ai prodotti effettivamente venduti.

Una sorta di truffa o raggiro: i clienti erano stati indotti a credere che con i loro acquisti avrebbero contribuito all’acquisto di un nuovo macchinario per le cure terapeutiche dei bambini affetti da Osteosarcoma e Sarcoma di Ewing.
Le indagini condotte dall’Antitrust hanno rilevato in dettaglio che le due società di Chiara Ferragni hanno in effetti incassato la somma di oltre 1 milione di euro a titolo di corrispettivo per la licenza dei marchi e per la realizzazione dei contenuti pubblicitari, senza tuttavia versare nulla all’ospedale Regina Margherita di Torino. L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha individuato diversi step nella pratica scorretta attuata nell’operazione commerciale, che prevedeva il pagamento di 9 euro per il pandoro firmato dall’influencer anziché 3.70, prezzo commerciale dello stesso prodotto senza la griffe. “La convinzione dei clienti”, come ha rilevato l’Antitrust, “è stata avvalorata dal cartiglio apposto su ogni singolo pandoro Ferragni, sul quale erano state date informazioni idonee ad avvalorare la circostanza, non vera, che l’acquisto del prodotto avrebbe contribuito alla donazione pubblicizzata. In più, su questa linea, si sono attestate anche le comunicazioni social dell’influencer, la quale, lasciava intendere che comprando il Pandoro Pink Christmas si poteva contribuire alla donazione e che Ferragni partecipava direttamente alla donazione”.

A questo si deve aggiungere che anche il prezzo di vendita del prodotto griffato, circa due volte in più rispetto a quello normale, secondo l’Antitrust ha contribuito a far credere ai clienti di contribuire in prima persona alle donazioni con l’acquisto.
Una pratica dunque che ha limitato considerevolmente la libertà di scelta dei consumatori facendo leva sulla loro sensibilità verso iniziative benefiche.
Le violazioni sono state riscontrate nel dovere di diligenza professionale ai sensi dell’articolo 20 del Codice del Consumo mentre la pratica commerciale scorretta è stata connotata da elementi di ingannevolezza ai sensi degli articoli 21 e 22 del Codice del Consumo.

A questo punto, Chiara Ferragni non ha potuto restarsene in silenzio e su Instagram,c’ha tenuto a spiegare: “Sono sempre stata convinta che chi è più fortunato ha la responsabilità morale di fare del bene. Questi sono i valori che hanno sempre spinto me e la mia famiglia. Questo è quello che insegniamo ai nostri figli. Gli insegniamo anche che si può sbagliare, e che quando capita bisogna ammettere, e se possibile, rimediare all’errore fatto e farne tesoro. Ed e quello che voglio fare ora”. “Chiedere scusa e dare concretezza a questo mio gesto: devolverò 1 milione di euro al Regina Margherita per sostenere le cure dei bambini. Ma non basta: lo faccio pubblicamente perché mi sono resa conto di aver commesso un errore di comunicazione. Un errore di cui farò tesoro in futuro, separando completamente qualsiasi attività di beneficenza, che ho sempre fatto e continuerò a fare, da attività commerciali. Perché anche se il fine ultimo è buono, se non c’è stato un controllo sufficiente sulla comunicazione, può ingenerare equivoci”.

Nei giorni scorsi, l’imprenditrice digitale, ha tuttavia confermato che impugnerà il provvedimento dell’Agcm, l’Autorità garante della concorrenza e del mercato “perché lo ritengo sproporzionato e ingiusto”. “Il mio errore in buona fede – ha aggiunto – è stato legare con la comunicazione una attività commerciale e una di solidarietà. Purtroppo si può sbagliare, mi spiace averlo fatto e mi rendo conto che avrei potuto vigilare meglio. Ma, se la sanzione definitiva dovesse essere, come spero, inferiore a quella decisa dall’Agcm, la differenza verrà aggiunta al milione di euro. Nei prossimi giorni parlerò con il Regina Margherita per capire come l’ospedale utilizzerà la somma da me donata e vi racconterò periodicamente gli aggiornamenti. Il mio errore rimane – ha concluso – ma voglio far sì che da questo errore si generi qualcosa di costruttivo e di positivo”.

Personalmente non credo che Chiara Ferragni abbia agito ben oltre la buona fede, anzi, le credo quando dice: «Sono dispiaciuta se qualcuno possa aver frainteso la mia comunicazione, e messo in dubbio la mia buona fede. Io e la mia famiglia continueremo a fare beneficienza così come abbiamo sempre fatto perché mai vorrò rinunciare a questa parte della mia vita». Tuttavia, credere non significa condividere le operazioni influencer !
La penso come la Meloni, la quale, nel suo discorso conclusivo di Atreju 2023, il primo da presidente del Consiglio, un passaggio sulla vicenda l’ha fatto, sarà anche perché lo scontro con i Ferragnez non è mai mancato, eppure, anche questa volta, ha centrato la questione.

Quando è arrivato il momento di ribadire quanto questo governo punti sul Made in Italy, la nostra premier ha scelto di citare, tra le varie cose, questa vicenda che ha coinvolto Chiara Ferragni, tuttavia senza nominarla direttamente: «Il vero modello da seguire non sono gli influencer che fanno soldi a palate indossando degli abiti, mostrando delle borse o addirittura promuovendo carissimi panettoni con i quali si fa credere che si farà beneficenza, ma il cui prezzo serve solo a pagare cachet milionari». «Il vero modello da seguire è il modello di chi quella eccellenza italiana la inventa, la disegna, la produce e tiene testa a tutti nel mercato globale, solo perché semplicemente, noi italiani siamo più bravi e lo sappiamo fare meglio. Ai giovani bisogna spiegare che creare quei prodotti è decisamente più straordinario che limitarsi a mostrarli».

Non servono commenti a queste dichiarazioni, bacchettano una intera generazione di influencers che forse, troppo spesso, si lascia andare al guadagno sin troppo facile limitandosi a mostrare e così “influenzare” soprattutto le nuove generazioni, ormai ossessionate dal desiderio di possesso di prodotti griffati anche quando non nelle possibilità di averli!
E’ una situazione assai complicata, alla pari della criticità che sta emergendo rispetto alle operazioni di beneficienza, operazioni che non dovrebbero mai macchiarsi di poca trasparenza perché il rischio è quello di danneggiare tutto il sistema della solidarietà su cui fanno affidamento moltissimi progetti sociali, sanitari, educativi, culturali.
La diffidenza di chi è invitato a donare per una giusta causa diventa purtroppo sempre più alta, e casi come quello del Panettone Balocco By Chiara Ferragni rischiano purtroppo di minarla definitivamente.

La generosità degli Italiani, è risaputo, ha saputo sempre fare la differenza nelle situazioni di difficoltà e non sarebbe giusto se, un caso come quest’ultimo minasse l’immagine delle tante operazioni ben fatte, trasparenti, senza margine di errore, nemmeno in buona fede, che ci sono in giro.
Non possiamo e non dobbiamo diffidare delle operazioni di beneficienza, bensì imparare a pretendere maggior chiarezza quando ce ne viene proposta una.
Siamo a Natale e ritengo doveroso pertanto invitare tutti a prestare la giusta attenzione ed il giusto supporto alle tante iniziative benefiche in corso nella massima correttezza e trasparenza.

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