Non c’è pace all’ombra del Fungo e non potrebbe essere altrimenti. La decisione del Tar di “sdoganare” la progressione verticale all’interno della Polizia Locale, rigettando il ricorso di Loreta Pisani e dando così in un certo senso ragione all’Amministrazione di Lacco Ameno, ha scatenato una vera e propria “reazione a catena”.
Non pago della “vittoria”, il sindaco Giacomo Pascale ha “esternato” contro la dipendente e funzionari che avrebbero “osato” denunciare il Comune e ribellarsi alle decisioni degli amministratori. Lamentando una sorta di “lesa maestà”. Ovviamente dichiarazioni che hanno rinfocolato le polemiche peraltro mai sopite, contribuendo a rendere ancora più invivibile il clima all’interno del municipio. Ma soprattutto l’iniziativa di Pascale ha prodotto una pronta reazione da parte dell’opposizione, che non si è limitata a censurare ancora una volta il comportamento del primo cittadino, ma ha chiamato in causa il segretario generale del Comune dott. Andrea Pettinato, in qualità di capo del personale e di garante della legalità e dell’imparzialità. Sollecitando interventi a tutela dei dipendenti comunali di Lacco Ameno.
La nota a firma di Aniello Silvio, Giacinto Calise, Pietro Monti, William Vespoli, Antonio Di Meglio e Domenico De Siano è stata indirizzata per conoscenza anche al prefetto di Napoli. I consiglieri di minoranza riferiscono che il 9 giugno scorso da un organo di informazione «è stata pubblicata una ulteriore intervista (la precedente è stata pubblicata il 12 maggio 2024), al sindaco di Lacco Ameno di cui si allega copia. Nella quale sono riportate gravi dichiarazioni di ricatti e denunce da parte di dipendenti e funzionari all’indirizzo della propria persona.
E’ riportato nell’intervista che: è fuori luogo che un dipendente comunale impugni gliatti amministrativi della “sua” amministrazione comunale… e dalla qualepercepisce uno stipendio… che si debba mantenere rispettoso ed in linea condeterminati principi e parametri.Ed ancora che personale dipendente dovrebbededicarsi ad offrire servizi ai cittadini e non fare “comunella” e portare il sindaco intribunale».
DIRITTI COSTITUZIONALI
Quindi si rivolgono al dott. Pettinato ricordando anche le censure del sindacato all’operato dell’Amministrazione comunale e che comunque la “sortita” di Pascale calpesta i diritti costituzionali dei lavoratori: «In virtù di quanto sinteticamente esposto, i sottoscritti si rivolgono al Segretario del Comune di Lacco Ameno in qualità di capo del personale, per conoscere quali comportamenti strumentali da parte di dipendenti abbia mai ravvisato, diretti ad ostacolare indirizzi politici o servizi ai cittadini; se impugnare dinanzi all’autorità amministrativa un atto dell’amministrazione (contestato peraltro anche dal Sindacato di categoria), esercitando un diritto previsto dalla Costituzione italiana, costituisce comportamento “abnorme” e “fuori luogo” da parte del dipendente, come riportato (“che una dipendente impugni gli atti amministrativi della “sua” amministrazione addirittura arrivando a paventare un danno grave e irreparabile da una scelta politico-amministrativa che rimane nella esclusiva prerogativa dell’amministrazione dalla quale percepisce uno stipendio”); in quali casi abbia accertato che l’amministrazione si sia costituita contro chi abbia avviato un procedimento contro il Comune conclusosi con la vittoria dell’Ente, è rimasto soccombente (tali casi non costituiscono dispendio di soldi pubblici?)».
Le dure dichiarazioni di Pascale suonano come una minaccia ai dipendenti che non intendono allinearsi alla linea dell’Amministrazione. Proprio per tale motivo si chiede al segretario comunale di conoscere le azioni adottate a tutela del personale. Una sollecitazione ad agire alla luce dei “diktat” e della deriva autoritaristica di Pascale: «Inoltre poiché le dichiarazioni riportate nella citata intervista sembrano far trasparire minacce verso quei dipendenti che vogliono tutelare i loro diritti, nella sua qualità di segretario comunale, in qualità di capo del personale e di garante della legalità e dell’imparzialità dell’operato dell’amministrazione, i sottoscritti chiedono di conoscere quali iniziative abbia adottato per la tutela del personale, libero di tutelarsi con gli strumenti previsti dall’ordinamento giuridico, avverso le gravi dichiarazioni del sindaco». Come previsto, il caso della progressione verticale è tutt’altro che chiuso nonostante la pronuncia del Tar. E per Pascale rischia di rappresentare un boomerang.
Gli strali del sindaco
«… che una dipendente impugni gli atti amministrativi della “sua” amministrazione addirittura arrivando a paventare un danno grave e irreparabile da una scelta politico-amministrativa che rimane nella esclusiva prerogativa dell’amministrazione dalla quale percepisce uno stipendio»