Luciano Castaldi | Ogni tanto un po’ di narcisismo, o meglio, di “amor proprio” non guasta, specie se aiuta a mettere qualche puntino sulle “i”. Nel brene periodo del mio assessorato alla cultura (estate 2013-primavera 2014), insieme a tanti altri amici (tra i quali mi piace ricordare lo storico avv. Nino d’Ambra e l’amico carissimo Gerardo Calise, oltre che del Maestro Gaetano Maschio), mettemmo in piedi una serie di iniziative che ora, dopo anni di “freddezza”, sembrano finalmente ritrovare la giusta attenzione da parte degli amministratori comunali.
All’epoca pensammo di dar vita a quella che definimmo “L’OFFICINA DELLA MEMORIA”, uno strumento per tenere vivo il legame tra le generazioni e non disperdere gli esempi e gli insegnamenti positivi di chi ci ha precedeuto. Dunque, noto con piacere che molti di quei semi lanciati con grande passione e generosità non sono stati dispersi.
Merito dei consiglieri comunali Davide Laezza e Michele Calise cui va il mio convinto plauso. No, non sono passato con l’amministrazione. No, non ho chiesto nè ricevuto nulla per scrivere quel che scrivo. Nè, ho ricevuto qualche torto se, in passato, ho espresso qualche crtitica. Lo dico soprattutto per quelli che, nonostante le più o meno frequenti e intense frequentazioni, ancora non hanno imparato a conoscermi: ho mille difetti, ma non mi sono mai venduto, a differenza di altri, per un piatto di lenticchie…
Purtroppo, come scriveva Gomez Dàvila “non dobbiamo pretendere che l’idea intelligente sembri tale a chi intelligente non è”. E saper apprezzare lo sforzo di riportare al centro della politica locale la cultura a me pare addirittura scontato, in un contesto nel quale sembrano avere successo solo l’intrattenimento, il divertimento, il bere, il consumo, il registratore di cassa, la domanda, l’offerta, il mercato… il naso… lo stomaco… il basso ventre.
Oggi pomeriggio alle 17,00 presso la Colombaia, si terrà una celebrazione in occasione dei 90 dalla nascita del grande pittore e intellettuale foriano Gino Coppa. Dieci anni fa, lo festeggiammo, con grande calore, amicizia e gioia, in Piazza Pontone, e fu l’occasione per ribadire l’affetto e la riconoscenza che tutto il Paese gli doveva E GLI DEVE. Spero allora che il nome di Gino Coppa, così come quello di Giovanni Verde, Eduard Bargheer, Auden, Peperone, Giovanni Castagna e altri che tanto hanno dato alla cultura e alla crescita della nostra Comunità, trovino spazio anche nella toponomastica paesana.
Coltivare la memoria. Difendere il passato. Aprire la mente. Provare a ridimensionare la superbia del nostro tempo che si crede il migliore, il più intelligente, il più divertente, avanzato, giusto, capace.
Guardare ai giganti che ci hanno preceduto è invece il miglior modo per recuperare quella umiltà di cui si ha tanto bisogno. Mi viene in soccorso una bella frase di T. Eliot “Nella nostra epoca in cui la gente tende sempre più a confondere la saggezza con il sapere e il sapere con l’informazione, e in cui si cerca di risolvere i problemi esistenziali in termini meccanicisti, nasce un nuovo tipo di provincialismo che merita un nome nuovo. E’ il provincialismo relativo non allo spazio bensì al tempo, che considera la storia una pura e semplice cronaca degli accadimenti umani i quali, una volta compiuta la loro funzione sono finiti nella spazzatura”, un provincialismo secondo il quale il mondo è una proprietà esclusiva dei vivi dove i morti non detengono quote di mercato”. Il provincialismo del tempo è sempre stato quello contro anche Kapuscinski si è battuto, l’idea che soltanto l’oggi serva e spieghi ciò che succede, comprimendo la storia e quindi la vita.”