lunedì, Novembre 25, 2024

Cestistica Academy, il progetto per vincere sul parquet e nella vita

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Domenica palla a due contro il Mugnano in serie D. Ma si vince anche fuori dal campo

Gaetano Di Meglio | C’è qualcuno, lontano da Ischia, che si preoccupa del proprio ragazzo. Un po’ quello che è accaduto per anni e che accade ancora oggi per tanti ragazzini che sognano di raggiungere livelli nello sport. Maria D’Abundo e gli amici della Cestistica Ischia, però, quest’anno, hanno cambiato paradigma: si viene ad Ischia per imparare a giocare a pallacanestro. Un modo diverso di vedere le cose, un impegno gravoso e impegnativo che conserva una mira più alta rispetto al normale. Rispetto al solito.
Una foresteria, otto stranieri che studiano e che corrono e una sfida che supera il parquet e arriva alla vita dei giovani cestisti. Anche isolani che vivono gli allenamenti in inglesi. Una scuola di vita e di pallacanestro che arricchisce tutti.
Ne abbiamo parlato con la migliore cestista della storia dell’Isola, Sonia Iacono, con la presidente Maria D’Abundo e con coach Claudio De Feo.

SONIA IACONO: “QUI SI CREA FAMIGLIA”

Sonia Iacono non ha bisogno di presentazioni per chi ha letto qualcosa di pallacanestro a Ischia. Campionessa tricolore e oggi mamma di Martina, con Sonia proviamo a raccogliere le idee.
Facciamo un passo indietro. Di tanti anni. Ritorniamo su quel campo in asfalto e basket di Panza con Onofrio, Aniello “il postino” e tutte quelle ragazze che insieme a te hanno scritto una grande pagina di pallacanestro in rosa ad Ischia. Qual è il ricordo?
“Sembra ieri. Il ricordo sembra ieri, ma non è un ricordo perché, quando entri qua (alla Sogliuzzo, ndr) non sembra più ieri. Sono cose belle di persone belle. Questo è un ambiente sano e perciò la piccolina deve stare qui. Qui deve avere la sua famiglia. Non ha sorelle e fratelli ma questa deve essere la sua famiglia come lo è stato per me”.
La voglia di prendere il pallone tra le mani?
“Ogni tanto si, ma il corpo non ce la fa più. La testa viaggia, il corpo, no”.
Lo sforzo, grande, di quest’anno di Maria e dei suoi, è quello di realizzare questa Academy che accoglie ragazzi promettenti che vengono sull’isola, vivono in pianta stabile, imparano l’italiano, vanno a scuola e giocano allo sport più bello del mondo.
“E questa è una cosa che hanno fatto loro per primi, ma è una cosa che si poteva fare veramente da tanto tempo. Adesso hanno più consapevolezza di quello che si può fare e si sono lanciati in questa avventura che è spettacolare. Ischia attira Ischia. Un genitore manda il proprio figlio a giocare a Basket di più ad Ischia che a Secondigliano, con tutto il rispetto. E spero che questo passo si possa realizzare anche con le ragazze. Io spero sempre in una buona B. Anche un sali e scendi dalla B, ma Ischia può dare davvero molto in questa pallacanestro”.
E tu, la darai una mano?
“Per ora sono la mamma di Martina che fa minibasket. Poi si vedrà…”

E dopo la “madrina” Sonia Iacono, per raccontare il progetto Academy della Cestistica Ischia ne abbiamo parlato con la presidente Maria D’Abundo

MARIA D’ABUNDO: ISCHIA FORMA E ACCOGLIE. BASTA ANDARE VIA

Presidente, parte questa nuova avventura per la Cestistica Ischia. Ma prima di venire all’oggi, anche con te, volevo fare un salto nel passato e, magari, ripartire dal campetto di Panza.
“Io sono una cittadina di Panza e il campo di basket è sotto casa mia. Io ci sono nata lì e lì è iniziata la mia passione morbosa per la pallacanestro. Ho tantissimi bei ricordi. Abbiamo iniziato veramente a giocare sull’asfalto, poi, piano piano per arrivare a giocare al Palazzetto di Ischia. Gli allenatori che sono passati da noi hanno tutti lasciato un segno. Come non ricordare Antonio Stanziola e il grande Aniello Trofa, il grande dirigente o, meglio, più che dirigente. Aniello è stato il presidente, il dirigente e il tutto in quella società. Ci voleva bene come se fossimo le sue figlie. Poi Giacomo Pilato, insomma, ora mi fai emozionare. Abbiamo fatto veramente tantissime belle cose”.
E dal campo di Panza, arriviamo alla Cestistica di Ischia. Siete cresciuti come società, vi siete allargati in orizzontale con l’Ischia Baskin, creando qualcosa di interessante e di bello che va in parallelo con all’attività agonistica. Tuttavia, domenica si scende in campo con la palla a due, dove conta anche l’agonismo. Ma lo fate con questo grande progetto di “Academy” Cosa significa? Qual è l’idea?
«L’idea che avevamo in mente da tanti anni ha avuto bisogno di crescere e di arrivare al momento in cui devi essere pronto per affrontare determinate cose. Bisogna fare esperienza e bisogna capire come poterci arrivare. Il discorso Academy significa riuscire a creare con il un gruppo di lavoro che hai; quindi, con persone fidate e che siano pronte ad affrontare un’avventura nuova, di mettere su insomma una bella struttura organizzativa per far sì che i nostri ragazzi crescano di livello. I nostri ragazzi isolani e, in più, anche i ragazzi che vengono da altri parti del mondo. Una struttura che ti permetta di crescere come livello affinché si possano affrontare anche campionati di un certo spessore. Quest’anno la Cestistica disputerà nove campionati, faremo l’under 13, l’under 14, l’under 15 Eccellenza, l’under 17, l’Under 19 Gold e la nuova Serie D dopo le modifiche ai campionati. Per quanto riguarda la femminile, invece, saremo presenti nei campionati under 15, under 17, e la Serie C femminile. E poi c’è il baskin che, come già ben sapete, è diventata il nostro più grande amore. Alla Cestistica abbiamo voglia di crescere e di metterci in discussione. Abbiamo voglia di alzare il livello e di alzare il valore dei nostri ragazzi, a partire da bambini di tre anni fino ai nostri ragazzini e ai nostri giovani.

Proviamo a raccontare il progetto Academy?
Ci stavamo pensando già da un po’ di tempo perché è un qualcosa che avevamo dentro. Da tempo volevamo creare quello che, in qualche modo, abbiamo sempre sognato e abbiamo visto in altre località. Negli anni abbiamo sempre dovuto mandare i nostri migliori atleti fuori dall’isola per fare un discorso di “accademia” e per poter cercare di farli diventare giocatori migliori. Oggi abbiamo detto è il momento e anche grazie alla guida tecnica di Claudio De Feo, abbiamo deciso di iniziare un percorso nuovo. Anzi, non nuovo, ma abbiamo deciso ci continuare il nostro percorso di crescita per alzare il livello e quindi provare a dare ai nostri ragazzi quello hanno sempre sognato e soprattutto fare l’Academy con tutti. Sia con chi potenzialmente ha la possibilità di diventare un giocatore professionista, ma anche con chi viene qui per giocare la pallacanestro, perché ha la semplice passione. E poi, chissà, nei giovani e nei bambini non sai l’evoluzione dove di porta. Tutti potrebbero diventare un giocatore importante e tutti potrebbero, soprattutto, possono diventare, grazie allo sport, delle persone migliori, perché lo sport insegna tanto. È vita, è competizione, è collaborazione! Queste cose aiuteranno questi ragazzi a diventare degli uomini migliori di domani. La cosa bella dell’accademia è lavori in un certo modo. Si alza il ritmo e il livello. Abbiamo portato ad Ischia otto ragazzi. Due 2008, un 2006, un 2005, due 2003 tutti di nazionalità di nazionalità diverse. Ragazzi che non parlano italiano e quindi gli allenamenti si svolgono in lingue inglese. Vengono qui per giocare a pallacanestro e per studiare. Abbiamo messo su una foresteria, abbiamo preso per loro una casa e ci prendiamo cura di loro. Ci preoccupiamo che vadano bene a scuola e li accompagnano in questo percorso perché non sono soli e siamo noi la loro famiglia. Un’esperienza di vita bellissima, sia per loro che per i nostri ragazzi!

DE FEO: “ALLENAMENTI IN INGLESE IN ITALIANO PER UN BASKET INNOVATIVO”

Coach De Feo, bentornato a casa! Sei già stato qui alla Cestistica, poi sei andato via e ora sei tornato con questo progetto ambizioso dell’Academy. Domenica, però, inizia l’aspetto agonistico. Una sfida importante perché avrai a disposizione dei ragazzi di nazionalità diverse, in un’età complicata che è quella dell’adolescenza o del post adolescenza che vengono da mondi diversi, da culture diverse, con lingue diverse e con esperienze diverse ma tutti con la stessa passione e lo stesso amore che è quello per la palla che tieni tra le mani e che riesce ad unire il mondo
“Beh, assolutamente sì. Questo è un punto importante perché si può venire da qualsiasi città o qualsiasi paese, ma il basket è sempre lo stesso. Non cambia perché la lingua che si parla in campo è la stessa. È chiaro che in questo progetto che abbiamo intrapreso, ma come diceva il presidente D’Abundo, senza avere delle fondamenta buone o senza poter lavorare bene sul posto, è impossibile intraprendere. È stato molto importante quanto di buono è stato realizzato in questi anni. Lee prime difficoltà, chiaramente sono quelle delle lingue. L’allenamento si fa in inglese e, magari, qualcosa va spiegato in italiano e anche in inglese, perché poi, qualcuno dei nostri non parla bene l’inglese. Ci stiamo lavorando e, tutti insieme, ci stiamo impegnando a capire sia l’inglese sia l’italiano. I ragazzi sono pronti ad aprirsi e a confrontarsi con esperienze, modi di vivere e culture diverse. Perché poi magari c’è il ragazzo lettone che è un po’ più chiuso del ragazzo italiano o del ragazzo svedese, ma sono tutti aspetti che aiutano a formare anche al di là del campo, a conoscere nuove culture e nuovi mondi.

Questi ragazzi vivono in una foresteria. Quando li incontri, li vedete sul campo, oppure riuscite poi a fare anche altre esperienze?
Questo è un punto importante. Loro vengono a giocare a basket, questo è poco ma sicuro, però noi non pensiamo solamente al campo, punto e basta. È fondamentale viverli anche al di fuori, magari andare a mangiare una pizza insieme, fare un’uscita insieme, vedere in casa se va tutto bene, se magari sistemano la casa, se mettono in ordine alcune cose. Una vita vissuta insieme a 360 gradi e non sono lasciati lì solamente perché ci servono in campo e basta. Vogliamo che sia un’esperienza totale, dentro e fuori dal campo.

Veniamo invece alla pallacanestro giocata. Domenica si parte in questo nuovo campionato di serie D. Lo ricordiamo, l’anno scorso sono state un po’ rimescolate le carte. C’è una serie C unica è questa la Serie D. Un campionato che acquista importanza e che si deve affrontare con un impegno agonistico diverso
Assolutamente sì. Basti pensare che in questo campionato di Serie D ci sono 39 squadre e con solo due promozioni nella categoria superiore. Quindi è un campionato impegnativo, perché comunque sono tante sono le squadre in serie C e ci sono investimenti maggiori. Molte squadre vogliono poi puntare a salire e non è così semplice salire. Il livello aumenta anche perché è cambiata la formula dei campionati. Per quanto riguarda la Serie C, saranno otto gironi unici da dodici squadre ed ha un carattere nazionale e, di riflesso, il livello anche in Serie D è già aumentato rispetto agli anni passati. Per noi sicuramente sarà una sfida dura, ma che raccogliamo con entusiasmo e voglia di far bene nonostante abbiamo un’età media di 22 anni. Domenica affrontiamo il Mugnano. Una squadra molto attrezzata e una squadra che già negli anni passati ha fatto molto bene nei campionati senior. Hanno giocatori di esperienza e molti senior. Ecco, a differenza nostra, in campo ci saranno giocatori di 30 o 35 anni con esperienza di categoria. Ma non è questo che ci impaurisce o ci mette in difficoltà. Noi abbiamo un obiettivo chiaro: far emergere i nostri giovani, sia quelli del posto, sia quelli che hanno scelto di venire qui da noi.

Daremo massima fiducia a tutti i giovani che abbiamo. Siamo convinti che possiamo far bene al 100% in questo campionato e alla fine avremo anche le nostre soddisfazioni. Questo è lo spirito della Cestistica.
Sappiamo bene che questa è una fase, veramente, di assestamento, e che stiamo provando a fare qualcosa di diverso rispetto a quello fatto negli ultimi anni, che comunque è stato fatto bene. In campo avremo per la maggior parte del tempo un 2005, un 2006 e un 2003. Il talento lo abbiamo un po’ tutti. Avremo tanto talento e tanta individualità!
Dobbiamo essere bravi ad assemblarci come team anche se, diciamocelo, abbiamo dalla nostra l’esperienza di Giovanni Coppa che sarà ancora con noi, Mario Musella, Riccardo De Leon dopo l’esperienza di Messina dove ha vinto il campionato, Domenico Capezza, un classe 2002 cresciuto sull’isola. L’esperienza degli isolani è fondamentale.

Nascerà un Fontecchio?
Questo è il vero punto che voglio sottolineare. La nostra impronta, quest’anno, è che dobbiamo fare in modo che ognuno di loro sia libero in campo di fare quello che più si sente di fare senza mettere dei limiti o dei freni. Io penso ad un basket libero che consenta a tutti di esprimersi al meglio e di fare quello in cui si sente più feeling. Tutto qua. Spero che sarà un bel basket già da domenica.”

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