sabato, Gennaio 18, 2025

Chiara Conti: “Tina ha tentato di urlare il suo dissenso ed è stata schiacciata”

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L’intervento del consigliere Chiara Conti, durante il civico consesso del 17 maggio a Forio, è stato caratterizzato dalla lettura di due poesie dedicate agli ultimi avvenimenti.

“Accolgo l’invito che il presidente Michele Regine ci fa e – dichiara – visto che la mia lista si chiama “Rinascita Culturale”, invito tutti, consiglieri e pubblico, a ricordarsi un pezzo molto fondamentale della storia di Roma e anche della più grande Europa, un pezzo di Shakespeare: “Il bene sovente, rimane sepolto con le sue ossa… e sia così di Cesare. Il nobile Bruto vi ha detto che Cesare era ambizioso. Grave colpa se ciò fosse vero e Cesare con grave pena l’avrebbe scontata. Ora io con il consenso di Bruto e degli altri poichè Bruto è uomo d’onore e anche gli altri. Tutti, tutti uomini d’onore… Io vengo a parlarvi di Cesare morto. Era mio amico. Fedele giusto con me… anche se Bruto afferma che era ambizioso e Bruto è uomo d’onore. […]No… no, amici no, dolci amici… Buoni amici… Nooo… non fate che sia io a sollevarvi in questa tempesta di ribellione. Uomini d’onore sono coloro che hanno lacerato Cesare e io non sono l’oratore che è Bruto ma un uomo che amava il suo amico.”

Un lungo stralcio di un’opera di Shakespeare, riferito, dalla dirigente scolasta e consigliera Conti, all’episodio avvenuto durante la riunione di maggioranza.

“Poi devo dire circa le dimissioni di Tina – continua la Conti – vi leggo un’altra poesia.”

“Ho smesso di sognare tempo fa, / per cominciare a vivere, / anche se spesso sono ancora nel mio mondo. /Non che non abbia il diritto di esserci. / Ho percorso alcune strade della vita, / incontrando parole e sogni, / dove la realtà è una spada issata sulla testa. / Ho percorso alcune strade della vita / dove nell’imo più nascosto si cela solo un desiderio: /quello di essere vivi. / E per il gusto di dire io c’ero, / ho lasciato un’impronta, / nel sale che il cosmo sparge sulla terra. / Esiste sempre un raggio di luce. / E vorrei che le cataratte del dolore / cessassero di spargere sangue. / Urlerei contro le cose rotte / che difficilmente si mettono a posto. / Ma forse non basta / che io ami, / che urli, / che mi sdegni. / Forse la collera di questo mondo è troppo per me, / ma non rassegno le dimissioni da uomo!”

Questa poesia vorrei trasformarla per una donna, per Tina Iacono. Una madre, una moglie, che ha tentato di urlare il suo dissenso ed è stata schiacciata.”

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