Ugo De Rosa | Vi abbiamo sempre raccontato che la chiesa di Ischia vive il suo caos perfetto. Un coacervo di interessi privati e personali che si autoproduce di parrocchia in parrocchia.
Mentre a Panza si inizia a vedere il vero Don Emanuel e mentre Serrara Fontana si interroga sul suo futuro ora che perde il suo parroco o che lo divide – nonostante tutto – con Lacco Ameno, quella di Testaccio vive le dinamiche e le contese che da sempre caratterizzano alcune gestioni.
La parrocchia di San Giorgio Martire, quella del Testaccio, è ormai più in balia delle onde di prima.
Nei mesi scorsi, come sappiamo, l’Amministratore Apostolico, il vescovo Pascarella aveva deciso di creare la tanto attesa “unità pastorale” con Don Antonio Scala parroco delle Parrocchie di S. Giorgio Martire e della Natività di Maria SS. E con don Carlo Busiello vicario parrocchiale.
Ebbene, nemmeno è ancora avvenuto l’ insediamento di Don Scala che già si temono ondate e questa volta, sia da poppa che prua. Per continuare ad usare un linguaggio da pescatori.
La questione che si pone stavolta è la convivenza tra parroco e vicario, uno troppo buono, l’altro un furbetto.
E quando parliamo di “convivenza”, non usiamo il termine in senso figurativo, ma materiale. Ebbene, alla nomina del suo successore, pare che il Busiello abbia declinato l’invito del vescovo Pascarella a lasciare la bella canonica del Testaccio, adducendo la mancanza di un’altra abitazione.
Purtroppo, però, sembrerebbe che quella canonica sia divenuta una sorta di “relè” familiare, con vista mozzafiato sui Maronti e naturalmente sul gregge affidato al parroco del luogo. Quanti sono a testaccio, sperano vivamente che la canonica torni all’uso della Parrocchia e non del vicario, che in 15 anni da parroco ha solo contributo al declino di quella comunità.
Malelingue, ma vox populi, sostengono che anche le messe nel periodo estivo siano programmate proprio per avere una maggiore libertà di gestione (non si celebrano messe in parrocchia), della canonica si intende; la parrocchia da morta è ingestibile. Non a caso familiari del Busiello, pare abbiano la residenza proprio nel locale sottostante la parrocchia, il che consente di avere la macchina parcheggiata sul sagrato (per l’esattezza, sul sagrato della parrocchia in Testaccio, vi sono 3 auto, di cui 2 del don e una dei familiari) e un biglietto residenti.
Fortunatamente di parroci sull’isola iniziano a vedersene pochi, perché fosse per questi mestieranti, non basterebbe solo il voltastomaco domenicale con prediche progressiste inneggianti Lutero ed anglicani (perché questi possono sposarsi), da aggiungere poi anche il danno ad una comunità che quei locali potrebbe farli fruttare diversamente, con oratori, magari raccogliendo un po’ di ragazzini sempre in piazzetta a fare non si sa cosa, oppure avere un’altra rendita, come fitto, provvedendo a lavori che da manutenzione ordinaria quali erano, oggi tendono a divenire urgenti. La speranza è che don Scala, buon prete di campagna, si riveli invece, un fine amministratore (un esempio del genere può vedersi ai “piani alti” con il Giovanni, il “Buono”), che metta a posto chi supera le sue competenze e mandi altrove, chi competenze non ne ha. A Testaccio si spera che dopo una nomina tanto attesa, quale quella di un nuovo parroco (uno qualunque, ma che avvenga!), i testaccesi debbano anche stavolta accontentarsi, con un vicario non più parroco, che resta con un piede dentro e l’altro …in canonica, mentre loro lo vorrebbero fuori! Una vittoria di Pirro.