venerdì, Ottobre 18, 2024

Chiesto il rinvio a giudizio per la terza volta per Oscar Rumolo

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In quest’ultimo tentativo i pubblici ministeri Arlomede e Sepe si sono convinti di non contestare più il reato di associazione per delinquere. Dopo averlo fatto precedentemente. L’avv. Dell’Orfano che difende il dirigente comunale non scopre le proprie carte, ma è probabile che dinanzi al giudice Di Palma possa chiedere la nullità del rinvio a giudizio per gravi errori commessi dalla Procura

 

Finalmente la Procura si è convinta che forse non era il caso di continuare ad insistere nel richiedere nei confronti di Oscar Rumolo il rinvio a giudizio anche per il reato di associazione per delinquere. Ma i sostituti procuratori Graziella Arlomede e Maria Sepe lo hanno fatto per tutte le altre contestazioni che riguardano reati contro la Pubblica Amministrazione e che sono quelli che hanno poi messo in movimento una serie di misure cautelari con un susseguirsi poi di ricorsi e controricorsi da parte della difesa, fino ad arrivare ad una sentenza della Suprema Corte di Cassazione che ha detto in modo chiaro che comunque quei provvedimenti coercitivi non potevano essere emessi per assenza di attualità. In quanto gli episodi si riferivano a diversi anni prima e nel frattempo non erano emerse altre condotte “discutibili” o che avessero una parvenza di aver violato il codice penale.
E’ la terza volta che la procura della Repubblica chiede il rinvio a giudizio per Oscar Rumolo. Lo aveva fatto nelle due volte precedenti e in tutti e due i casi i giudici delle udienze preliminari avevano dichiarato la nullità della “istanza” dei due magistrati inquirenti per aver omesso di notificare non solo la richiesta di rinvio a giudizio, ma anche l’avviso della chiusura delle indagini preliminari ad uno dei due difensori. Una dimenticanza che l’avv. Lumeno Dell’Orfano ha puntualmente sollevato. Spiegando che nel trasmettere la “pec” al suo collega, l’ufficio di cancelleria trasmetteva l’avviso e la richiesta di rinvio a giudizio ad un avvocato omonimo del difensore di fiducia del Rumolo. Che peraltro è un civilista e non un penalista. L’ultima decisione risale agli inizi di dicembre, quando il giudice Rescigno aveva con propria ordinanza dichiarato la fondatezza della nullità sollevata dalla difesa. Rimettendo gli atti alla Procura. C’è voluta una terza possibilità per i magistrati inquirenti affinché tutto andasse come prescrive tassativamente il codice di procedura penale. E nella stessa occasione rispediva indietro anche l’accusa di associazione per delinquere e le altre ipotesi di reato di corruzione e di turbativa d’asta. Tutto al mittente, senza alcuna possibilità di replica. E alla terza richiesta, questa volta i sostituti Arlomede e Sepe hanno deciso di non riproporre quell’accusa di essersi associati tra di loro con il coinvolgimento oltre che del Rumolo, di Vittorio Ciummo, Domenico De Siano e Salvatore Antifono. Ben consci che avrebbero ricevuto l’ennesima bocciatura. Infatti questa ipotesi di reato è stata respinta dal gup Gallo che ha emesso sentenza di non luogo a procedere perché il fatto non sussiste. Una decisione di fatto vincolata, per cui non poteva per forza decidere in modo diverso. Già il tribunale del riesame si era espresso nella decisione sulla revoca delle misure adottate venti giorni prima dal gip, che “sentenziava” la insussistenza del reato di associazione. Mantenendo invece ferme le altre ipotesi di corruzione e di turbativa d’asta. Questo aspetto trovava piena conferma dai giudici di legittimità, chiamati a valutare quanto scritto dai colleghi partenopei sulle esigenze cautelari. Manifestando dubbi sull’applicazione dei provvedimenti coercitivi annullati senza rinvio (in particolare proprio sulla posizione di Oscar Rumolo) e per gli altri coimputati per cui gli atti vennero rimessi nuovamente al riesame per una nuova valutazione. Che si concluse con la revoca di ogni misura cautelare.
Oscar Rumolo comparirà entro un mese dinanzi al giudice dell’udienza preliminare Emilia Di Palma, a cui sono stati trasmessi i voluminosi faldoni che compongono l’intera inchiesta, che è arricchita soprattutto di intercettazioni telefoniche ed ambientali. Riconfermati i capi d’imputazione per corruzione e turbativa d’asta, ma va definitivamente in archivio per la Procura anche il reato associativo che era stato modellato prima della richiesta di applicazione di misure cautelari e che era stato il punto centrale per il gip per l’esecuzione dei provvedimenti: «Per essersi associati tra loro al fine di commettere più delitti contro la pubblica amministrazione, e segnatamente un numero indeterminato di delitti di corruzione, turbata liberta degli incanti e abuso di ufficio inerenti all’assegnazione/aggiudicazione di appalti e commesse per la gestione della raccolta dei rifiuti, rivestendo:
De Siano Domenico (politico di spicco del PDL campano, Consigliere Comunale del Comune di Lacco Ameno e Consigliere provinciale) il ruolo di organizzatore con il compito di coordinare e sovraintendere ai rapporti con altri politici e pubblici ufficiali, anche sulla di indicazioni provenienti dai vertici locali della compagine politica di appartenenza,
Ciummo Vittorio (imprenditore, titolare e gestore della società Ego Eco) il ruolo di promotore ed organizzatore, destinatario delle commesse per la raccolta de rifiuti nei comuni di Lacco Ameno, Monte di Procida e Forio, ottenute attraverso l’adozione, da parte di pubblici ufficiali, di atti contrari ai doveri di ufficio, frutto di accordi fraudolenti ed espressione della sistematica corruzione;
Rumolo Oscar (responsabile finanziario del Comune di Lacco Ameno), il ruolo di partecipe, avendo adottato atti amministrativi strumentali al buon esito del programma criminoso ed agendo da intermediario presso altri pubblici ufficiali nell’interesse del Ciummo.
Antifono Salvatore (persona di fiducia del Ciummo e suo alter ego), il ruolo di partecipe delegato alla cura dei rapporti con le amministrazioni e con i funzionari di riferimento».
Ma finisce qua la storia? Potranno verificarsi altre eccezioni che la difesa ha in animo di sottoporre al nuovo giudice dell’udienza preliminare? C’è il rischio che questo fascicolo torni nuovamente in fretta e furia all’attenzione dei due magistrati inquirenti? Sono stati fatti tutti gli avvisi correttamente e a chi spettava? Al momento la difesa non si sbottona. Resta in silenzio in attesa di scoprire le sue carte solo il giorno in cui le parti compariranno dinanzi al gup e solo in quella sede l’avv. Lumeno Dell’Orfano prenderà per la terza volta la parola per riaffermare che qualche procedura non è stata seguita, incorrendo in un errore insanabile di cui i magistrati della Procura di Napoli sono ben a conoscenza. Se tutto dovesse essere regolare, si affronteranno le questioni che sono alla base della richiesta di rinvio a giudizio. Del ruolo del Rumolo avuto nella sua qualità di primo dirigente del Comune di Lacco Ameno, allorquando venne affidato temporaneamente il servizio di raccolta e trasporto dei rifiuti alla società “Ego Eco”, il cui amministratore era il coimputato Vittorio Ciummo.
L’altro aspetto su cui viene chiamato a difendersi è per aver presieduto la commissione che venne chiamata a scegliere la società che avrebbe dovuto svolgere il servizio a Forio. Su questo particolare capitolo c’è una intensa attività telefonica tra i vari soggetti coinvolti. Con la presenza a volte dell’on. Luigi Cesaro e con il sen. Domenico De Siano. Quest’ultimo più defilato sugli avvenimenti foriani. L’altro invece più attento alle scelte, partecipando alla gara la “CITE”, che effettivamente si aggiudicò il servizio per poi essere “spodestata” dal Tar Campania su un ricorso presentato dal Ciummo. I giudici amministrativi modificarono la graduatoria, ponendo al primo posto la “Ego Eco” che entrò in servizio immediatamente. Per i pubblici ministeri tutto questo vortice si poggerebbe su un’attività corruttiva o comunque di favori.
Il terzo capitolo riguarda il servizio che si sarebbe dovuto aggiudicare tramite una gara in quel di Monte di Procida. A cui mirava anche il Ciummo. Coinvolgendo anche l’allora sindaco Francesco Iannuzzi. Nelle intercettazioni si parla di quest’appalto che non è stato mai bandito, né tanto meno assegnato il servizio. Il tutto poggia su quanto si riferivano telefonicamente, ma non su circostanze di fatto incontrovertibili.

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