mercoledì, Gennaio 15, 2025

Ciak, il breton che vive con carrozzina, amore e Pan di stelle

Gli ultimi articoli

Iscriviti alla nostra newsletter

Resta informato e non perderti nessun articolo

LA STORIA di Ida Trofa | L’ho visto correre e nascondersi tra le auto in sosta e subito mi ha dato tanta gioia. Il solo vederlo saltellare mentre due ruote gli rimbalzavano dietro mi ha fatto credere che tutto è possibile, anche quando invece ogni cosa appare perduta. Tutto merito di “Ciak”, il piccolo e simpatico cane da caccia in carrozzina. Era sulla strada del Ciglio, comune di Serrara Fontana, a godersi il sole e il magnifico panorama in attesa del suo padrone con cui rientrare nella vicina campagna. Non ho potuto evitare di avvicinarlo.
Gli occhioni profondi, la guardia alta, l’aria sospettosa mista ad un po’ di imbarazzo con gli estranei, Ciak è un tipino a cui ci si affeziona subito. Non dà confidenza, ma sa come farsi notare.
Di razza Epagneul Breton, membro di una folta colonia canina in casa Calise, è tornato a correre e giocare – e persino a fare il latin lover con le cagnette del posto – dopo che un’auto in corsa gli aveva spezzato la schiena nel gennaio di tre anni fa. L’incidente, proprio sulla strada di casa, vicino al Ristorante “Il Comignolo”, dove ora continua a trascorrere le giornate.
«Ciak era davanti al parcheggio – ci racconta, mal celando il dolore, Domenico Calise, noto allevatore ed imprenditore del posto – sulla strada e, mentre l’auto transitava, non si è accorto di lui investendolo. Siamo stati dal veterinario, abbiamo provato di tutto, cure medicine, terapie, ma ormai Ciak era condannato. Il dottore non ci aveva dato speranza. Aveva la spina dorsale gravemente danneggiata. Non si trattava di una semplice zoppia, di un qualcosa legato ai muscoli, ossa o articolazioni delle zampe, ma alla schiena che non sosteneva più le zampe per farle muovere. Ho deciso – continua Domenico – comunque di riportarlo a casa e di prendermene cura. Io e la mia famiglia gli siamo molto affezionati e abbiamo deciso di tenerlo e di non sopprimerlo!”
Il racconto prosegue e, trattenendo a fatica la commozione, Mimmo ci apre il suo album dei ricordi: “Ancora adesso quando lo guardo correre penso a quello che ha passato, a tutto il dolore e a quanta voglia di vivere aveva prima dell’incidente e come riesce a sorprendermi ancora. A volte mi soffermo a guardare le sue foto prima dell’incidente. Come era bello e forte mentre giocava sulla neve… non posso guardarle senza soffrirne e trattenere le lacrime. Mi si stringe il cuore”.
A Mimmo fa eco Mena, la sorella: “Era messo davvero male. Pensavamo non sarebbe sopravvissuto. Non mangiava nulla. Era fortemente debilitato e aveva subito un trauma fortissimo. Potevamo preparagli di tutto. Carne, brodo, hamburger, pollo, non andava bene niente. Lui voleva solo “Pan di Stelle” e solo del Mulino Bianco in grosse quantità”.
Insomma, un tenero coccolone, anche ghiotto di dolciumi che, nonostante il dolore non si faceva mancare nulla. Anzi, sapeva come ottenere il meglio. A confermarlo è ancora Mena: “Mangiava tantissimi biscotti. Al punto che mio fratello, preoccupato, credeva sarebbe morto per un’indigestione da “Pan di Stelle” e mi esortava a non dargliene più. Io, invece, vedendolo cosi malconcio non andavo per il sottile, gli ripetevo sempre: almeno se dovesse morire, morirà sazio!”.
Alla fine invece, l’amore e i “Pan di Stelle” lo hanno salvato.
Tra cure medicine e i pareri professionali, Mimmo ha scovato navigando in internet un’azienda romana produttrice di carrelli per animali disabili. Mentre Ciak lentamente riprendeva le forze, Mimmo senza sosta studiava un modo per rimetterlo sulle zampe.
“Eravamo disperati perchè lui – commenta Mimmo – è un cane estremamente attivo, abituato a correre, saltare e giocare. L’incidente lo aveva molto debilitato, pensavo solo a farlo riprendere, speravo di farlo tornale quello di una volta. Erano ormai trascorsi mesi da quel terribile giorno, non vedevo vie d’uscita, poi ad Aprile ho visto su internet un carrellino e cosi ho pensato di potercela fare”.
Le ruote, l’ausilio di un mezzo che prima si pensava adatto solo ai bipedi è stato la vera svolta l’inizio di una nuova vita per Ciak ma anche per la famiglia Calise di cui ora è divenuto un membro inseparabile.
“La schiena era ormai andata, spezzata in diversi punti. Lui però è stato tenace e una volta a bordo della sua carrozzina non l’ho più fermato. Sale e scende quando e come vuole. Sa non è costretto sul carrello che ha delle cinghie pelviche alle quali si appoggia quando vuole andare in carrozzina – racconta con gioia il signor Calise – e dalle quali scende quando decide di trascinarsi sulle zampe anteriori. Andai a Latina per la costruzione del carrellino. Devo essere onesto, non li trovai molto umani, nè cordiali verso gli animali e parlo degli operatori e dei medici che si occuparono della realizzazione, ma a me interessava solo rivederlo correre. Tutti gli sforzi e i sacrifici sono stati ripagati – conclude – dalla grande forza del mio cane”
Ripercorrendo quei terribili momenti fatti di sacrifici e dolore, ma anche di piccole ed impagabili gioie, Domenico continua. «Vi voglio raccontarle un episodio. Appena salito sul suo carrellino lo portai con me insieme agli altri cani presso la nostra azienda agricola. Una zona abbastanza ripida, con tratti sconnessi e difficili da percorrere in carrozzina. Mentre era li con gli altri cani, non lo ritrovai più. Nè lui, né una cagnetta in calore. Lo cercai dappertutto, ma niente. Dopo poco incontrai un amico a cui chiesi di Ciak. Ebbene lui mi indicò un pendio dall’altra parte del nostro terreno, dicendomi di averlo visto scorrazzare, su di una strada molto più in basso, dietro la cagnetta. Tentai di rincorrerlo e quando lo ritrovai era senza la carrozzina intento nel suo corteggiamento. Della sua inseparabile due ruote non c’era traccia, la ritrovai successivamente ai bordi della strada, forse qualcuno l’aveva ritrovata e riconoscendola l’aveva messa al sicuro.» Insomma, quando l’amore chiama non c’è impedimento che tenga.
Dalla storia di questo pelosetto coraggioso che, nella sfortuna di un incidente stradale ha avuto la fortuna di vivere con una famiglia amorevole e tenace, si possono trarre tanti insegnamenti e sopratutto al non arrendersi all’abitudine ed alla deriva delle cose.
Come purtroppo spesso siamo abituati a constatare, c’è nell’aria una rassegnazione all’ineluttabilità delle cose. E’ accaduto , va così… Non è certo il primo cane che viene investito e poi tutto il resto.
Cominciamo dalla prima cosa che viene in mente a tutti. Se dici “animale disabile”, tre persone su quattro pensano che tu sia fuori di testa, la quarta al cane col carrellino. Tra i tanti drammi della vita, le molte emergenze quotidiane da fronteggiare, certe cose sembravano fantascienza. Ma Ciak , ancora così vitale ed allegro meritava di più, meritava una speranza.
La cosa che più colpisce di questo Breton ischitano non è il suo essere cane paralitico quanto la sua vitalità, la gioia, il suo attendere per andare tra i boschi, nelle vigne, a governare gli animali con il suo inseparabile amico Mimmo e godersi il vento sulla faccia mentre dal cassone del furgone e le rotelle sotto il sedere raggiunge i terreni sulla vetta dell’Epomeo . Un cane di cui essere orgogliosi, come essere orgogliosi, da isolani, di trovare ancora gente come i Calise pervasi da tanta umanità ed altruismo .
La storia del grande Ciak è l’occasione per ritornare su di una questione di scottante attualità.
Domenica scorsa, proprio nel punto dove è stato investito Ciak, una vettura ha travolto ed ucciso anche la gattina di casa Calise, un batuffolo di appena sei mesi finito sotto le ruote di un automobilista. L’appello è a far attenzione, ad andare piano, specie su quel rettilineo che precede le due curve in una zona cosi densamente abitata, al Ciglio. Quel gatto, Ciak, sarebbero potuti essere un bambino, un anziano e di certo staremo qui a raccontare tutt’altra storia.

1 COMMENT

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here

Gli ultimi articoli

Stock images by Depositphotos