I giorni passano e le indicazioni che arrivano dal “palazzo” sono tutt’altro che confortanti. L’ultimo DPCM – in vigore dal 3 dicembre scorso – ha prolungato fino al 15 gennaio la sospensione degli eventi e alle competizioni sportive relative agli sport di contatto non di interesse nazionale.
Quindi dal 15 gennaio potrebbero riprendere i campionati dilettantistici, ma lo scetticismo serpeggia a livello ministeriale ma anche tra chi l’attività la organizza. Il timore di un ulteriore slittamento della ripresa dell’attività è fondato. Nei giorni scorsi sono state ufficializzate le date dell’inizio dei campionati nazionali Juniores e Primavera 1 (23 gennaio). Nessun riferimento a quelli regionali, di cui si conoscono gironi e calendari ma che non sono mai iniziati. Mentre alcuni comitati regionali ipotizzano una ripresa il 14 febbraio, tra gli addetti ai lavori comincia a serpeggiare malumore. Tanto malumore.
«E’ un appello di cuore, fatto da un uomo di sport». E’ uno dei commenti più belli (e condivisibili) fatti all’ennesima presa di posizione di Mimmo Citarelli. L’allenatore napoletano ma ormai da anni isolano d’adozione, fin dal giugno scorso, a suon di pareri (tutti riportati su queste colonne), proponendo soluzioni fattibili (poi riprese in altre nazioni con largo anticipo rispetto alla nostra), s’è sforzato di far comprendere il malessere strisciante dei giovani di qualsiasi età, cercando di smuovere le acque per una ripresa dell’attività. «Una ripresa in sicurezza, come ho sempre sostenuto», sottolinea Citarelli che possiamo tranquillamente nominarlo come capo della “rivolta” (in senso strettamente “sportivo”) contro la chiusura degli impianti sportivi, nello specifico i campi di calcio. «Con le giuste accortezze e disciplina, bisogna aprire dal calcio giovanile e attività sportive di gruppo… Allenamenti, partite, mo basta aprire scuole e sport – scrive mister Citarelli sui propri canali social –. State esagerando. Noi sportivi siamo abituati alle regole e le rispettiamo. Apriteci alla Vita. Basta, liberateci». Tanti i messaggi di approvazione di parte non soltanto di colleghi allenatori ma anche ex calciatori e dirigenti di società, di calcio giovanile che più di tutti anno il termometro della situazione, con i ragazzi a cui sono stati sottratti quasi otto mesi di attività sportiva, dieci se consideriamo la mancanza di una vera partita di calcio. «Il momento resta critico e lo si comprende, però un ritorno dei ragazzi su un campo, all’aria aperta, per un’oretta, senza assembramento, non mi sembra una cosa impossibile da attuare», è il Citarelli-pensiero.
LA «ZONA BIANCA»– Non è un sistema di gioco invisibile o arrendevole ma un’idea da parte di tecnici e politici per far ripartire tantissime attività. Dal 15 gennaio molto probabilmente sarà introdotta una “zona bianca” che consentirà di far ripartire bar, palestre, ristoranti e anche probabilmente il calcio.
È stato il ministro Dario Franceschini a proporre questo cambiamento «per dare una nuova speranza ai cittadini», trovando subito l’appoggio anche dell’ala rigorista del governo d’accordo sulla necessità di «guardare alle ripartenze almeno dove è possibile». Dunque non dappertutto. Franceschini deve fare i conti con la curva epidemiologica e l’indice “Rt” che in alcune regioni continua a crescere. La paura di unaterza ondataavrebbe convinto scienziati e governo a irrigidire gli indicatori, come richiesto dai presidenti delle regioni per intervenire in quelle aree dove il numero dei contagi continua a salire. E così entreranno in “zona arancione” le regioni che hanno un Rt pari a 1 (attualmente è 1,25) e in “rosso” quelle che sono a 1,25 (adesso è 1,50) con tutte le conseguenze del caso.