Pasquale Raicaldo | La verità sulla Città Metropolitana. Un inefficace surrogato della Provincia, già poco incisiva nell’azione di rilancio strategico del territorio – in particolare al Sud – o una rivoluzione intelligente, mirata (come ha spiegato il sottosegretario Delrio) ad un consistente risparmio? Dal canto suo, le isole di Ischia e Procida sembrano sentirsi come dei pesci fuor d’acqua e non solo perché rappresentano un’area della provincia con problematiche ed economie profondamente differenti da quelle che riguardano la città e l’hinterland. Certo, quello resta il proverbiale nodo gordiano: riuscirà, la Città Metropolitana di Napoli, ad interpretare esigenze ed istanze del Golfo? E per farlo sarà necessaria una rappresentanza diretta nel consiglio metropolitano che andrà formandosi proprio nelle prossime ore? Nel mare magnum dei 94 comuni inglobati nell’area, la specificità delle realtà insulari non trova certo dimora: i ventiquattro seggi in palio sono assegnati con il sistema proporzionale e inoltre il voto di ogni eletto è “ponderato” in base alle dimensioni del Comune. Come a dire che realtà minuscole, come Lacco Ameno e Serrara Fontana, incideranno pochissimo, e le stesse Ischia e Forio rischiano fortemente di non avere una rappresentanza diretta nel tavolo governato da De Magistris, in qualità di sindaco del comune capoluogo, che andrà a sostituirsi alla provincia.
Né la geografia delle candidature delle isole sembra peraltro riflettere l’interesse di chi, da sempre, muove i fili della politica di casa nostra, Giosi Ferrandino e Domenico De Siano: appena consistenti le nomination di Arnaldo Ferrandino, già sindaco di Casamicciola, e Pasquale Sabìa, riferimento procidano per il settore dei Trasporti (entrambi in campo supportati da Fratelli d’Italia), di second’ordine i nomi di Nunzia Piro, consigliere comunale a Casamicciola (rappresenta Ncd) e Ciro Calise, coordinatore di Forza Italia nel feudo di De Siano.
Poche chance per tutti, la percezione che Ischia e Procida saranno poco (o per nulla) rappresentate nel nuovo organismo in cerca d’autore. Così, sospesi tra l’ambizioso progetto del nuovo Distretto Turistico e il probabile ritorno alle urne per un nuovo referendum (senza quorum, stavolta) sul Comune Unico, oggi Ischia, Casamicciola, Lacco Ameno, Forio, Serrara Fontana e Barano si interrogano sulle conseguenze di quella che rischia di essere una rivoluzione flop, e non solo per l’isola: se nel recente passato, malgrado la presenza di due consiglieri isolani, l’attività della Provincia di Napoli non è parsa brillare per efficacia (prova ne sia la gestione farraginosa e lenta dell’emergenza stradale, che si è tradotta in molte, troppe morti sul nostro territorio e nel tardivo intervento sulla superstrada, il tratto sopraelevato dell’ex statale), è quanto meno legittimo chiedersi cosa e come cambi, dal 2015, per l’isola.
Ma cosa farà la città metropolitana e come si distingueranno i suoi compiti da quelli precedentemente assolti dalla Provincia?
Secondo la legge, «le città metropolitane erediteranno le funzioni fondamentali delle province», ma non solo. Tra i compiti, ecco comparire l’adozione e aggiornamento annuale di un piano strategico triennale del territorio metropolitano (atto di indirizzo per gli enti del territorio metropolitano), ma anche la pianificazione territoriale generale, ivi comprese le strutture di comunicazione, le reti di servizi e delle infrastrutture appartenenti alla competenza della comunità metropolitana.
E ancora: la strutturazione di sistemi coordinati di gestione dei servizi pubblici, organizzazione dei servizi pubblici di interesse generale di ambito metropolitano.
Più nel concreto, ecco tornare i concetti di mobilità e viabilità, «anche assicurando la compatibilità e la coerenza della pianificazione urbanistica comunale nell’ambito metropolitano» e la «promozione e coordinamento dello sviluppo economico e sociale»: non propriamente semplice immaginare uno sviluppo economico e sociale omogeneo per una provincia che spazia da Afragola a Serrara Fontana.
Ma è sulla rappresentanza nel consiglio metropolitano che l’isola nutre preoccupazioni, sin da ora, in virtù di una tendenza Napoli-centrica che si è già tradotta, in passato, in una gestione degli Enti Regione e Provincia poco attenta alle peculiarità e alle esigenze del nostro territorio, malgrado la notevole influenza del prodotto Ischia nel Pil, provinciale o regionale. Cambierebbe qualcosa con il Comune unico? Forse sì. Il peso specifico di un unico comune con oltre 60 mila abitanti non porterebbe di per sé a una rappresentatività maggiore, ma favorirebbe la convergenza su uno o più nomi, evitando la diaspora delle preferenze. E in termini di “peso”, un Comune Unico dell’isola d’Ischia costituirebbe oggi, per popolazione, l’ottava realtà tra le 92 (che diventerebbero però 87) raggruppata dalla neonata città metropolitana. Inferiore, oltre che al capoluogo Napoli, a Giugliano (110 mila abitanti), Torre del Greco (85 mila), Pozzuoli (80 mila), Casoria (78 mila), Castellammare di Stabia (65 mila) e Afragola (63 mila).
Certo è che – ancor prima di comprendere la sua efficacia- una città metropolitana che inglobi l’isola e che non ne sia rappresentata all’interno del consiglio sarebbe certamente un rischio per una realtà che già differisce, geograficamente, dal resto del territorio coperto dal nuovo Ente.
Come primo atto e molto probabilmente entro il 31 dic verrà approvato dal Consiglio dei 24 + il Sindaco lo Statuto della Città Metropolitana di Napoli che sicuramente, per le sue indicazioni di fondo, inciderà notevolmente sulle scelte locali: peccato che la sottovalutazione di un così importante strumento di democrazia e del ruolo che il Consiglio avrà su tante tematiche a noi care ( a partire da quella del decentramento ) sia prevalso ed il dibattito politico elettorale sia stato quasi nullo. Tante le scelte che subiremo ed ancora una volta non saremo protagonisti del nostro futuro se non in una prospettiva di lotta che non fa mai male.