L’indagine coordinata dalla Dda che ha dato luogo alla operazione “Clean Island” culminata mercoledì mattina con il sequestro dei depositi e di 10 automezzi è durata tre anni e ha vivisezionato le attività delle due ditte Ischia Ecologia e Isolana Ecologia. Ai quattro indagati, i fratelli Giuseppe e Fabio Impagliazzo, Luigi Di Spigno e Antonio Buono, viene contestato il reato di attività organizzata per il traffico illecito di rifiuti.
Nell’ordinanza cautelare il gip Marcello De Chiara ha rigettato la misura personale del divieto di dimora sull’isola d’Ischia per i due Impagliazzo richiesta dal pm Visone. Richiesta basata sulle risultanze del prosieguo delle indagini, a partire dalle attività del consulente. Evidenziando che «in data 6 Novembre 2020 il Dott. Ardizio Paolo faceva pervenire relazione dell’attività di sopralluogo preliminare effettuata il 16 Ottobre 2020 presso la proprietà dell’Impagliazzo Giuseppe.
Le risultanze di detta consulenza possono così riassumersi: Mancanza di qualsiasi autorizzazione ai sensi di legge in materia ambientale e più precisamente allo stoccaggio, scarico a suolo o in pubblica fognatura, nessuna autorizzazione alla detenzione di materiale derivante da attività di Espurgo Pozzi Neri, ma solo un permesso all’attività di prelievo e conferimento secondo legge di residui di espurgo delle civili abitazioni; presenza di un vero e proprio sistema di scarico creato ed ideato per eludere le normali attività di smaltimento dei rifiuti prelevati durante le attività lavorative per cui la Società in questione risulta essere autorizzata; presenza di un pericolosissimo scarico a suolo in un alveo naturale di alto pregio ambientale, perseverato nel tempo e senza alcun controllo; nessuna correlazione tra l’impianto di scarico ideato e la raccolta delle acque meteoriche del piazzale ove la società svolge la propria attività tecniche».
I VIAGGI “A VUOTO”
Il pm poi si sofferma sui viaggi effettuati dalla Isolana Ecologia: «L’Isolana Ecologia, al pari delle altre società operanti nel settore della raccolta dei rifiuti liquidi sull’isola di Ischia, conferisce i rifiuti in terraferma utilizzando quale vettore marittimo la Soc. Traspemar. Dalle comunicazioni che la predetta società trasmette alla Capitaneria cli Porto di Ischia su base giornaliera, emergeva che nel 2019 la Società l’Isolana Ecologia aveva effettuato in totale un numero di 27 trasferimenti con i propri mezzi che, ipotizzando viaggi a pieno carico, equivalgono a circa 336.000 Kg (336 mc) di rifiuti liquidi trasportati (mediamente n. 2/3 di trasporti al mese).
Nell’anno 2020 nel periodo in cui sono state effettuate le attività di indagine, la società conferiva n. 13 volte, ipotizzando un conferimento massimo di 221.000 Kg (221 mc). Pertanto, la società, anche nel 2020, confermava una frequenza di conferimento non superiore ad una volta alla settimana. Per quanto sopra esposto, in più occasioni si è reso necessario, effettuare dei riscontri documentali al fine di comparare quanto accertato sul territorio a quanto effettivamente venivano conferito presso il sito deputato.
Dalle verifiche documentali, l’Impagliazzo Giuseppe all’atto del controllo sia alla partenza dal Porto di Casamicciola Terme che al rientro dal Porto di Pozzuoli, esibiva quasi sempre un unico FIR (mediamente di quantità di 4 mc tenuto conto che 1 mc equivale a 1000 kg).
Ovviamente tutto ciò appariva, ictu oculi, poco credibile, oltre che anti-economico, in quanto recarsi in terraferma con un mezzo di capacità di circa 17 mc, non a pieno carico era decisamente più oneroso rispetto all’utilizzo di un mezzo più piccolo nella disponibilità della società. E’ probabile che viaggiare con un camion di grosse dimensioni potesse servire all’Impagliazzo come “diversivo”, in modo da non destare sospetti né tra i suoi colleghi né tra le forze dell’ordine, considerando sempre che la frequenza con cui si recava in terraferma risultava essere una volta a settimana».
L’ORGANIZZAZIONE
L’attività organizzata per il traffico illecito per il pm è conclamata: «Nel caso in specie non vi è dubbio alcuno che sia integrata la predetta fattispecie normativa.
Le indagini espletate, infatti, hanno evidenziato compiutamente la sussistenza di una definitiva organizzazione di uomini e mezzi (risultanze dei sopralluoghi effettuati presso le sedi aziendali e dei controlli su strada) volta alla realizzazione di una serie indeterminata di episodi delittuosi relativi ad operazioni abusive ed illecite di smaltimento di rifiuti liquidi derivanti da operazioni di espurgo, all’interno della quale i soggetti individuati sono consapevoli delle azioni antigiuridiche poste in essere, alle quali vi partecipano con coscienza e volontà per raggiungere il fine ultimo costituito dall’ingiusto profitto.
Che lo smaltimento dei rifiuti fosse abusivo è quasi lapalissiano tenuto conto delle modalità criminali attraverso le quali avveniva. La quantità di rifiuti liquidi movimentati, tenuto conto del volume di affari e della situazione di quasi monopolio nel settore degli Impagliazzo, risulta chiaramente ingente. Quanto, poi, all’elemento soggettivo basta dire che i diversi soggetti coinvolti nella vicenda hanno lucrato illecitamente dall’attività delittuosa, a vario titolo, decine di migliaia di curo totalmente in nero».
LE ESIGENZE CAUTELARI
Di qui, per il rappresentante dell’ufficio inquirente, la sussistenza delle esigenze cautelari. Soffermandosi dapprima sulla posizione di Fabio Impagliazzo: «Dalle indagini è emersa la presenza di un’organizzazione stabile, dotata di mezzi e finalizzata alla commissione del reato in contestazione. Va evidenziato, inoltre, che l’attività criminosa è proseguita durante tutto il corso degli accertamenti nonostante i diversi controlli effettuati dalla p.g. sia su strada che presso gli uffici della Ischia Ecologia. Quanto precede, associato al possesso di mezzi e strutture da parte dell’indagato, nonché ad una spiccata capacità imprenditoriale ed una situazione di quasi monopolio nel settore, rende concreto il pericolo di reiterazione di fatti della medesima specie di quelli per cui si procede.
Pertanto, in ragione della personalità come evidenziata, nonché della intrinseca gravità dei fatti in esame – l’Impagliazzo non si è fatto scrupolo di sversare rifiuti liquidi direttamente sul suolo e nelle pubbliche fognature -, in ragione del bene aggredito, è ragionevole prevedere che l’indagato, senza l’applicazione di una misura cautelare, non porrà fine alla sua attività criminosa, dovendosi considerare concreto cd attuale il pericolo che esso possa attuare ulteriori condotte elusive delle norme a tutela dell’ambiente, in ciò spinto dalla prospettiva del consistente profitto che la illecita gestione dei rifiuti – così attuata – riesce ad assicurare.
Va aggiunto inoltre che, come riportato nelle pagine da 45 a 48 della informativa finale, lo stesso, attraverso anche i suoi collaboratori ha mostrato una significativa capacità di permeazione delle forze dell’ordine, denotativa di una spiccata attitudine criminale. Ciò detto, il pm ritiene che le predette esigenze cautelari possano essere adeguatamente e congruamente fronteggiate dalla misura del divieto di dimora in tutti i comuni dell’isola di Ischia che azzererebbe qualunque rischio di recidiva specifica.
Va, inoltre, disposto il sequestro preventivo finalizzato alla confisca delle seguenti strutture e mezzi: deposito automezzi della società Ischia Ecologia sito nel Comune di Barano d’Ischia; autoveicolo per trasporto specifico targato EH149HJ; autoveicolo per trasporto specifico targato FV01OBL; autoveicolo per trasporto di cose targato CW985PB; autoveicolo per trasporto specifico targato NAW52022; autocarro per trasporto di cose targato NAX50492».
Per quanto riguarda la posizione di Giuseppe Impagliazzo le considerazioni operate dal pubblico ministero sono pressoché identiche per richiedere la misura cautelare del divieto di dimora sull’isola, evidenziando che «l’Impagliazzo non si è facto scrupolo ili sversare rifiuti liquidi direttamente sul suolo in un’area di altissimo pregio ambientale e paesaggistico». Ed escludendo la «significativa capacità di permeazione delle forze dell’ordine». Legata al ritrovamento di apparecchiature di intercettazione da parte di un dipendente di Fabio Impagliazzo.
Anche in questo caso è stato richiesto il sequestro preventivo del deposito e degli automezzi. L’unica misura accolta dal gip.