Il sipario cala con il burocratese. Un linguaggio tecnico, ma la sostanza non cambia. Fondazione La Colombaia di Luchino Visconti: scioglimento per impossibilità di raggiungimento dello scopo fondativo ex art. 12 dello Statuto. Determinazioni consequenziali. L’ordine del giorno del consiglio comunale di Forio, convocato per domani alle 17, è l’ultimo atto prima del “de profundis” per la malconcia Fondazione affossata dai debiti. L’ultima tappa, forse obbligata, di una parabola discendente inaugurata durante anni di sperperi e proseguita tra mille contraddizioni. E oggi, con la Villa che fu del grande maestro del realismo abbandonata al degrado e inesorabilmente chiusa all’orda di visitatori che pure vorrebbero scoprirla, condotti nel bosco di Zaro dal fascino immortale del regista, la parola fine all’organismo che dovrebbe gestirla è davvero dietro l’angolo.Seguendo l’orientamento dell’organo revisore dei Conti, infatti, l’assemblea composta dal Comune di Forio e dalla Regione Campania (gli altri protagonisti, Provincia di Napoli e Università di Parma, sono scappati via da tempo) non ha approvato gli esercizi di bilancio relativi all’anno 2013. Una condizione che, di fatto, proietta la Fondazione verso lo “scioglimento”, già annunciato dal sindaco Del Deo attraverso queste pagine. «Abbiamo tentato in tutti i modi di tenerla in vita – aveva sottolineato il primo cittadino – ma ci siamo accorti che la massa debitoria è talmente considerevole da rendere vano ogni tentativo. Un pozzo senza fondo, tra decreti ingiuntivi ed Equitalia. Abbiamo così illustrato ai consiglieri la situazione ed è parso evidente a tutti che la strada da perseguire per un reale rilancio della Villa di Luchino Visconti sia un’altra. Scegliere per la liquidazione, inoltre, è una opzione obbligata, soprattutto se consideriamo che l’organo revisore dei conti ha espresso parere negativo agli esercizi di bilancio che dovremmo approvare». E allora non resta che attendere. Poco, per la verità. Perché in consiglio comunale si voterà anche la proposta di scioglimento e la richiesta di “amministrazione controllata”. E il futuro, che a questo punto dovrebbe passare attraverso un altro organismo, è avvolto nella nebbia.
«Sono decisamente amareggiato: Luchino Visconti meritava di più», dichiara Franco Iacono, membro del Consiglio generale, tra i padri del progetto Colombaia, artefice dell’acquisizione al patrimonio comunale di quella Villa che altrove sarebbe un gioiello e che qui pare essere, da tempo, un fardello. «Sono dispiaciuto perché temo che le cose terrene finiranno col prevalere su quello dello spirito. E sono dispiaciuto soprattutto per i tanti anni persi. Ci si è allontanati dall’obiettivo di fondo per il quale la Villa era stata acquisita: farne una scuola di teatro, cinema e musica. Volta a preservare e diffondere la Cultura con la “C” maiuscola. I fatti sono sotto gli occhi di tutti, io da parte mia – continua l’ex eurodeputato – ho sempre denunciato ciò che accadeva: me la sono cavata, per così dire, con insulti e lettere anonime. Oggi mi auguro che come la salvezza di Villa Arbusto passa attraverso la Coppa di Nestore, quella della Colombaia si poggi sulle cenere di Luchino Visconti, che sono ben piantate nel cuore della Villa».
E dire che la nomina del nuovo consiglio direttivo, presieduto dall’ex senatore Luigi Covatta, sembrava in linea con l’idea della Fondazione di Iacono. «Altroché – conferma – con Covatta c’è sempre stata un’idea condivisa, sin da quando nel lontano 1986, a dieci anni dalla morte di Visconti, nacque l’idea per ricordarlo, dall’isola d’Ischia, da Forio. Lo facemmo chiamando Scaparro, era assessore Giancarlo Di Meglio e certo eravamo un po’ tutti decisamente intimiditi da quel mostro Sacro che avremmo rievocato e raccontato, con l’aiuto di amici come Valerio Caprara e Tullio Kezich. Inaugurammo, anche grazie ad un cortometraggio straordinario, l’idea di una serie di manifestazioni per esplorare l’universo di Luchino (Visconti e il sud, Visconti e la Francia, Visconti e la Germania, Visconti e la Musica), manifestazioni che si tradussero nell’acquisizione della Villa al patrimonio di Forio, conclusa nel 1990. Ecco, oggi con Covatta c’è unità d’intenti, purché si trovi il sistema per realizzare il nostro obiettivo: fare della Colombaia un luogo di cultura, non certo di ritrovo, di spettacolo, di ospitalità autoreferenziale. La sacralità va rispettata, ma devo ammettere che il mio impegno per questa causa – continua Franco Iacono – ha sin qui portato solo guai.
Oggi, in effetti, le incognite sembrano essere molteplici. A cominciare dalla madre di tutte le domande: che fine farà la massa debitoria pregressa?
“Le idee e la progettualità messe in campo dall’ex senatore Covatta – aveva confermato Del Deo – sono di primissimo piano. E partiremo da lì, dalla sua passione, dalla sua rete di contatti”. Ma basterà? Che tempi ci saranno per la liquidazione della Fondazione, la creazione di un nuovo soggetto e, soprattutto, l’avvio di una serie di interventi di manutenzione non più procrastinabili, ed essenziali per la riapertura? Del resto, abbiamo più volte denunciato il degrado dell’immobile e delle sue pertinenze, certificati in questi lunghi mesi di “dolorosa” chiusura : calcinacci a rischio crollo, intonaco staccato in alcuni ambienti, le inconfondibili persiane azzurre cadenti, le balaustre fradice, la pavimentazione dell’anfiteatro in legno ormai inesorabilmente del tutto compromessa. Per tacere del percorso che conduce alle ceneri di Luchino Visconti, rievocate proprio ieri dallo stesso Franco Iacono. Percorso ricoperto da erbacce e foglie secche. Con 30 mila euro, ad ogni modo, la Villa potrebbe riaprire presentandosi in modo decoroso. Capitolo a parte per il parquet in legno dell’anfiteatro all’aperto: un nervo scoperto, che richiede un investimento più consistente.
Ma quello sarà il problema della ricostruzione. Oggi, Forio è ancora impegnata nella distruzione (obbligata?) della Fondazione.