Ischia trema. Perché sulle concessioni termali arriva dal governatore della Regione Campania Vincenzo De Luca una potenziale mazzata. Annunciata solo in parte. Con una deliberazione di giunta votata all’unanimità, infatti, l’amministrazione regionale ha di fatto dato il disco verde alle disposizioni contenute nella richiamata legge regionale n. 25/201, dando mandato ai competenti uffici della Direzione Generale “Sviluppo Economico e Attività Produttive” di avviare le procedure di evidenza pubblica per le concessioni termominerali. Si tratterebbe dell’ultima puntata di una lunga telenovela avviata con la proroga ai concessionari da parte dell’amministrazione Caldoro, poi definita incostituzionale.
Di qui l’esigenza di disciplinare le concessioni termominerali. Con il rischio concreto che chi oggi opera sull’isola nel settore perda il tesoro sul quale ha costruito le sue fortune.
Un iter racchiuso dalla giunta nella lunga premessa, nella quale si richiama in particolare «la legge regionale n. 16 del 7 agosto 2014, ai commi da 104 a 108 dell’art. 1, con la quale è stata dettata la disciplina relativa alle concessioni termominerali».
«In particolare – si legge – il comma 104 prevedeva la prosecuzione, a tutti gli effetti di legge, delle attività afferenti alle concessioni termominerali già pervenute a scadenza ed in regime di prosecuzione all’entrata in vigore della legge regionale e di quelle in vigore, ma il cui termine di durata fosse inferiore a quello quinquennale. Il medesimo comma stabiliva, inoltre, l’avvio delle nuove attività di sfruttamento del demanio termominerale richiesto prima della pubblicazione dei bandi relativi alle procedure di cui all’alinea del comma stesso, ancorché la relativa istanza sia stata in precedenza respinta; il comma 105 stabiliva il termine quinquennale per la prosecuzione delle attività; il comma 108 prevedeva, fra l’altro, le modalità operative per la prosecuzione delle attività in argomento».
Ma, come accennato, la Corte Costituzionale aveva – con la sentenza n. 117/2015 – dichiarato l’incostituzionalità di una serie di articoli.
Sotto la lente d’ingrandimento, in particolare, erano finiti l’articolo 1, commi 104 e 105, della legge impugnata che prorogava, per un periodo massimo di cinque anni, le concessioni termominerali scadute e in fase di prosecuzione (articolo 1, comma 104, lettera a), n. 1), ovvero destinate a scadere nei cinque anni successivi alla data di entrata in vigore della legge stessa (articolo 1, comma 104, lettera a), numero 2).
Oggi si riparte, dunque. Con l’articolo 25 della legge regionale n. 15/2015 stabilisce che «la Regione, entro centottanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge, affida le concessioni per lo sfruttamento delle acque minerali, naturali e termali nel rispetto della normativa nazionale e comunitaria vigente in materia».
Inoltre, la Giunta Regionale, con deliberazione adottata entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, individua i criteri cui attenersi per l’espletamento delle procedure ad evidenza pubblica di cui al comma 1.
Ancora: le concessioni in essere alla data del 30 aprile 2015 permangono efficaci limitatamente al tempo necessario per l’espletamento delle procedure ad evidenza pubblica, così da garantire per il periodo suddetto la continuità dell’attività aziendale, sia per le imprese termali che per quelle d’imbottigliamento, al fine di salvaguardare i livelli occupazionali e l’utilizzo ottimale della risorsa idrotermale ed idrominerale.
Insomma, una piccola grande rivoluzione. Alla quale la giunta regionale sottolinea, implicitamente, di essere obbligata, preso atto del parere dell’Ufficio Speciale Avvocatura Regionale prot.n. 2015.0594756 del 07/09/2015 e le sentenze del n. 2152/2014 e n. 2258/2014 del Tar Campania – Napoli, che evidenziano la necessaria disapplicazione di tutte le disposizioni di legge interne (anche regionali) che impediscono l’ingresso al mercato di altri operatori economici e ostano all’introduzione di barriere tali da alterare la concorrenza tra imprenditori e, tra queste, anche le nuove concessioni.
«L’amministrazione regionale – si legge infatti nelle premesse della deliberazione – deve procedere a dare attuazione alle disposizioni di legge richiamate in premessa». E «per la salvaguardia dell’interesse pubblico, tenuto conto della particolare complessità normativa ed operativa, occorre consentire lo svolgimento regolare delle attività relative alle concessioni del demanio termominerale nel rispetto dei principi dettati dall’ordinamento e dalle disposizioni comunitarie, nazionali e regionali vigenti».
Inoltre, prosegue la deliberazione, «è interesse della Regione non vanificare od ostacolare le attività relative ai permessi di ricerca e al conseguente sfruttamento della reperita risorsa, dai quali possono scaturire, altresì, opportunità di investimento nel territorio con effetti positivi anche sul piano dello sviluppo e dell’occupazione».
Tra le considerazioni, il fatto che «in attuazione del principio della libera concorrenza, la procedura volta al rilascio e al rinnovo delle concessioni debba garantire la partecipazione di tutti gli operatori economici interessati». «I “criteri” cui informare il procedimento di evidenza pubblica possano essere attinti dall’ordinamento comunitario in generale e, quindi, dalla normativa dettata in materia di contratti pubblici, nonché dalle regole fondamentali dettate dalla legge n. 241 del 1990».
Dunque, il procedimento di rilascio e di rinnovo di concessioni termominerali debba avvenire nel rispetto dei principi di economicità, efficacia, tempestività e correttezza e «nel rispetto di quanto stabilito dalla normativa comunitaria e nazionale il medesimo procedimento deve rispettare i principi di libera concorrenza, parità di trattamento, non discriminazione, trasparenza, proporzionalità, nonché quello di pubblicità».
Complesso il quadro normativo richiamato, che ingloba la legge regionale 29 luglio 2008 n.8 (Disciplina della ricerca ed utilizzazione delle acque minerali e termali, delle risorse geotermiche e delle acque di sorgente) e ss.mm.ii.; la legge regionale 22 luglio 2009 n.8 (Modifica alla legge regionale 29 luglio 2008 n.8 – Disciplina della ricerca ed utilizzazione delle acque minerali e termali, delle risorse geotermiche e delle acque di sorgente); il regolamento regionale n. 10/2010 di attuazione della legge regionale 8/2008, emanato con decreto del Presidente della Giunta Regionale n. 95 del 9 aprile 2010; il decreto legislativo 11 febbraio 2010, n. 22 (Riassetto della normativa in materia di ricerca e coltivazione delle risorse geotermiche, a norma dell’art. 27, comma 28, della legge 23 luglio 2009, n. 99) e ss.mm.ii.; l’art. 1, co. 106 della L.R. n. 5 del 06/05/2013; la LR 16/14, per quanto ancora in vigore; la sentenza della Corte Costituzionale 117/15; la LR 15/15». «L’attuale intervento legislativo – aveva già spiegato la Giunta regionale – è mosso dalla massima urgenza, da un lato, di evitare l’esercizio del potere sostitutivo statale e, dall’altro, di rispondere con immediatezza all’attuazione del Codice dell’Ambiente e della sentenza della Corte costituzionale prima richiamata, ponendo, al centro del sistema di governo del servizio idrico integrato, i Comuni».
Il rischio, dunque, è che la prossima sia l’estate dell’Anno Zero. Con concessionari spiazzati e attività ultradecennali costrette a chiudere i battenti. E parrebbe deluso chi come il consigliere regionale di minoranza, Maria Grazia Di Scala, aveva già dichiarato in tempi non sospetti: «Ritengo che la messa a gara delle concessioni termali possa essere evitata, ed in effetti sarebbe una iattura per la nostra isola. Ho già consultato le associazioni di categoria al fine di apportare gli idonei correttivi ed emendamenti al disegno di legge che dovrà passare all’esame della commissione di cui faccio parte».
E le piccole utilizzazioni locali (PUL) cioè quelli che utilizzano l’acqua per scopi geotermici? che fine faranno? piccole e media strutture alberghiere che hanno conseguito la concessione faticosamente e sopravvivono grazie all’uso di una piscina calda di questi chi si occupa, forse la politica dovrebbe pensare anche a questi visto che il provvedimento, anche se poco digeribile, consente ai concessionari termali di gareggiare per continuare ad operare????
gen.ima direzione chi “AMMAZZA ISCHIA ” non e’ De Luca o chi per Lui ma siamo noi sessantamila ischitani che con il Ns voto permettiamo ai ns rappresentanti di essere un NULLO -ZERO ASSOLUTO -UN VUOTO PERMANENTE nei Palazzi dove decidono sulla ns pelle- come infatti si evince dalle notizie nazionali ( TV E GIORNALI )
sul valore politico dei nostri politici locali.
La colpa è solo della malattia politica!!