Si è definita in questa prima fase la vicenda processuale che vede imputato Michele Di Costanzo, accusato di possesso di 500 grammi di hashish rinvenuti nella parte esterna dell’automezzo che guidava. Il processo si è definito in primo grado con il rito abbreviato con la sentenza emessa dal giudice dell’udienza preliminare Nicola Quatrano, che dopo aver ascoltato le richieste del pubblico ministero e la controreplica dell’avv. Antonio De Girolamo, lo ha condannato alla pena di anni uno, mesi dieci di reclusione con la sospensione condizionale. Hanno avuto un peso rilevante la concessione delle attenuanti generiche per l’incensuratezza e il rito scelto, che ha fatto rientrare la condanna al di sotto dei due anni. L’imputato non era presente durante l’udienza camerale. Si è definita la vicenda sulla base della documentazione trasmessa dalla procura della Repubblica e che era stata già attentamente vagliata dal giudice, che si è appuntato la comunicazione notizia di reato e quanto lo stesso imputato ebbe a riferire all’udienza di convalida, al termine della quale il giudice per le indagini preliminari Pietro Carola non accolse le richieste del pubblico ministero, ordinando l’immediata liberazione. Per i fatti accaduti nell’agosto del 2014.
Una sentenza che soddisfa la difesa e lo stesso Di Costanzo, ma non il pubblico ministero. Ed infatti durante il suo intervento il sostituto procuratore ne ha evidenziato la paternità del possesso dei cinque panetti che erano stati allocati nel vano porta-cric, che si trova all’esterno ed in prossimità della cabina del camion che il Di Costanzo guidava svolgendo le mansioni di corriere con il trasporto delle merci dalla terraferma sull’isola d’Ischia e viceversa. Spiegando che quella sostanza era posta in un luogo che era nella esclusiva disponibilità dell’imputato; che non era affatto credibile che qualcuno a sua insaputa avesse potuto nascondere la droga per poi tentare di recuperarla una volta raggiunta la destinazione. Richiamando le attività di indagine svolte dagli uomini del Nucleo operativo della Compagnia carabinieri di Ischia, coordinati dal maresciallo aiutante Sergio De Luca. Negli atti trasmessi alla Procura, ha sostenuto il pm di udienza, viene descritto con particolari significativi e determinati il ruolo avuto dal Di Costanzo. Peraltro già monitorato dagli investigatori che sono andati a colpo sicuro, ben consapevoli che avrebbero rinvenuto la sostanza stupefacente nascosta nel camion. La richiesta è stata molto superiore a quanto poi comminato dal giudice: ben quattro anni e sei mesi di reclusione con il rito abbreviato. Per farla breve, la pubblica accusa aveva già sottratto un terzo della pena.
Il difensore di fiducia, avv. De Girolamo, si è soffermato brevissimamente sul fatto. Puntando tutta la discussione sulla consistenza della responsabilità. Evidenziando soprattutto che non siamo in quella fattispecie di un possesso tendenzialmente legato ad una successiva attività di spaccio. Avendo di fronte un incensurato che non era stato mai coinvolto nel passato in altri episodi giudiziari. Avendo avuto sempre una condotta ineccepibile. Un aspetto da tenere in considerazione nella valutazione complessiva dei fatti addebitati. Anche se non ha tralasciato l’aspetto che era stato richiamato dal pubblico ministero sulla possibilità che il Di Costanzo non ne sapesse nulla di cosa di illecito trasportasse. Un ragionamento che era stato richiamato nel verbale di interrogatorio a cui venne sottoposto dal gip della convalida. Uno sforzo difensivo per tentare di ridimensionare il più possibile la pena e comunque ben al di sotto dei due anni.
Ed il giudice Nicola Quatrano ha seguito quest’ultimo ragionamento, non tenendo conto delle conclusioni e delle argomentazioni della pubblica accusa e definendo congrua la pena ad anni uno e mesi dieci di reclusione con la sospensione condizionale.
La scelta del rito abbreviato consente alla difesa, e anche all’accusa, la possibilità di poter ricorrere alla Corte di Appello per una ridefinizione della condanna, a seconda delle posizioni contrapposte delle parti in causa.
Michele Di Costanzo finì in manette il 20 agosto del 2014, ma vi rimase appena il tempo di affrontare l’udienza di convalida. Ad indagare sull’autotrasportatore di Barano, i carabinieri del Nucleo operativo, ritenendo che approfittasse della sua attività per trasportare sostanze stupefacenti dalla terraferma all’isola, per poi consegnarle ai destinatari. Quel pomeriggio d’estate di oltre un anno fa, gli investigatori dell’Arma erano in attesa sul porto di Ischia, nel tratto della Banchina Olimpica, e quando il traghetto attraccò, fermarono il corriere baranese. Il camion venne condotto nel parcheggio della caserma di via Casciaro, per poter procedere ad un’approfondita perquisizione. All’esterno della cabina di guida, nel vano porta-cric, venne rinvenuto il pacchetto contenente il “tesoro”: cinque panetti di hashish per un peso complessivo di 500 grammi. Nel corso della perquisizione venne trovata anche una pistola a salve. Perquisizioni vennero anche eseguite sia nell’abitazione di Michele Di Costanzo che nella sede della sua ditta di autotrasporti in località Piedimonte. Ma nulla venne rinvenuto che potesse fornire ulteriori elementi.
Tradotto nel carcere di Poggioreale su disposizione del pubblico ministero di turno agli affari penali, l’autotrasportatore spiegò le sue ragioni al giudice per le indagini preliminari Pietro Carola durante l’interrogatorio. Evidenziando la circostanza che i 500 grammi di hashish erano stati rinvenuti all’esterno dell’abitacolo e che lui non sapeva assolutamente che nel vano porta-cric vi fosse la sostanza stupefacente. Del resto, chiunque avrebbe potuto nascondervela visto che durante le attività di carico e di scarico delle merci diverse persone si avvicinavano al camion senza che lui potesse controllare attentamente ogni movimento. Una spiegazione recepita dal gip, che dopo aver convalidato l’arresto rimise in libertà il Di Costanzo senza applicare alcuna misura cautelare.