La polemica presso la parrocchia di San Leonardo a Panza è sempre più accesa e aperta. Dopo gli articoli dei giorni scorsi, dopo la lettera della Professoressa Castaldi, arriva la replica – con tanto di firme – da parte dei parrocchiani che non si sentono ben curati da Don Emanuel Monte.
Una replica che è la copia perfetta di quello che abbiamo visto negli anni scorsi nella Parrocchia di San Sebastiano a Forio e che, solo con l’avvento di Don Beato Scotti, ha trovato pace e serenità.
«Abbiamo letto con interesse l’articolo della Prof. Castaldi e la ringraziamo perché ci offre l’opportunità di chiarire le nostre posizioni. Iniziamo col dire che non esiste un obbligo per il fedele a seguire sempre quanto i pastori fanno o dicono. Se ciò fosse vero si cadrebbe in un positivismo cattolico. Affermare che quello che i pastori fanno o dicono è vero, è buono solo perché sono pastori non è condivisibile dal cattolico.
Non solo perché spesso i pastori parlano e agiscono a titolo personale su argomenti che non sono né di fede, né di morale, ma soprattutto perché tutti siamo vincolati alla verità e al bene che non si stabiliscono soggettivisticamente, ma per ossequio al vero oggettivo della ragione e della dottrina della fede.
Lo stesso Papa Francesco nell’omelia del 18 aprile 2020 ci invita alla franchezza, anche agli attacchi frontali, fatti pesare come macigni, ma sempre per amore della verità.
Ha ragione la professoressa a dire che il ministero di parroco o di vescovo è difficile. Ogni lavoro svolto con coscienza lo è. Ma occorre ribadire che nulla vieta al parroco o al vescovo di rinunciare al proprio mandato quando ci si rende conto che il ministero da svolgere è troppo gravoso e o superiore alle proprie umane capacità.
Ci permettiamo di dire pero che I’articolo della professoressa Castaldi ha un limite, quello di non entrare nel merito delle “accuse” che noi abbiamo mosso. E questo perché corrispondono al vero. Invitiamo chiunque a recarsi in Parrocchia il lunedì sera, o il mercoledì o il venerdì e si accorgerà facilmente che non si celebra la S. Messa. Qualcuno ha detto che i nostri interventi non esprimono il pensiero dei parrocchiani. A noi sembra che le critiche invece non manchino, basterebbe solo volerle ascoltare.
Le S. Messe sono frequentate da pochissime persone, non si arriva nemmeno ai 40 fedeli, in un paese di oltre 5 mila abitanti. Molte famiglie hanno scelto di portare i loro figli nella Parrocchia del Cuotto per avviarli al catechismo e far fare la Prima Comunione. Non sono mancate le critiche nemmeno per la busta fatta trovare nella cassetta della posta con cui si chiedeva un contributo per i festeggiamenti parrocchiali che si sono appena conclusi ed infatti la partecipazione è stata scarsissima.
Alla processione erano presenti meno di 100 persone. C’è una foto su Facebook potete contarle con noi. A noi sembrano tutte forme di protesta silenziose sicuramente, ma non per questo di nessuna importanza.
Qualcuno ci ha accusati di non essere dei buoni cristiani. Noi concordiamo, siamo peccatori e bisognosi di salvezza.
Ma l’ira, la collera, lo sdegno sono stati anche sentimenti di Cristo. Il Vangelo di Marco fa emergere con chiarezza questo tratto di Gesù, questi suoi sentimenti che non sono solo umani, che non significano modi peccaminosi, ma sono anzi segno che in Gesù c’era passione e forte convinzione. La collera è la reazione all’indifferenza, al silenzio complice, alla tolleranza acquiescente, alla clemenza a basso prezzo. Anzi la collera è I’altra faccia della compassione. Ne parla anche Giovanni (2,15). Ricordiamo bene le Sue invettive, il suo “guai a voi” in Matteo (23,12-32) che ci presenta un Gesù che grida con forza parole taglienti che spogliano le autorità religiose dei loro orpelli per mostrarle quali sono.
Dunque, segno e collera erano presenti anche in Gesù a testimonianza della sua fede convinta. Purtroppo, questo Gesù è oggi censurato dai credenti che non amano il conflitto, che temono la voce alta, che rifuggono l’urgenza del sì o del no. Siamo convinti che, se Gesù tornasse, molti non lo seguirebbero perché troppo duro, troppo esigente. I] nostro desiderio è quello di avere una Parrocchia aperta, con celebrazioni serali giornaliere, con le nostre tradizioni di cui i nostri genitori si sono serviti per trasmetterci la fede. Dinanzi a chi schiaccia la fede: della gente, la rabbia di Gesù è un esodo d’amore forte, geloso, deciso perché nessuno tolga al cuore di Dio lo spazio per il Suo abbraccio a coloro che Egli ama. Noi speriamo di averGli reso un buon servizio.»