Negli ultimi dieci giorni abbiamo tutti assistito all’esito delle consultazioni elettorali per il rinnovo dei vertici della locale sezione Ascom Confcommercio e dell’Associazione Forense dell’Isola d’Ischia. Da questi due eventi, unitamente a tante altre riflessioni che i miei abituali Lettori conoscono bene, scaturisce l’ispirazione di questo editoriale.
Nel primo caso, il sodalizio sindacale dei commercianti ha inteso rinnovare la fiducia al Presidente uscente Marco Bottiglieri. A nulla son servite le segnalazioni di Giovan Giuseppe Lanfreschi inerenti presunte cause di ineleggibilità; al pari di come, sulla scorta dell’esperienza già vissuta con Bottiglieri leader, nessuno dei soci ha tenuto conto dello stato di assoluta insipienza in cui versa la Confcommercio locale, incapace più di sempre di incidere, con la propria azione, sulle pur evidenti problematiche che attanagliano tale settore dalle nostre parti. Del resto, la posizione tutt’altro che neutrale di Bottiglieri (notoriamente amico del sindaco in carica nonché suo candidato -non eletto- all’ultima tornata elettorale) non poteva riservare nulla di particolarmente incisivo alla sua categoria, che ha comunque inteso premiarlo riconfermandolo alla guida Ascom.
Per quanto concerne l’Associazione Forense, dopo una presidenza di alto profilo come quella di Gianpaolo Buono, oggi ha letteralmente trionfato l’Avvocato Francesco Cellammare. Non conosco personalmente il neo-presidente, se non per una serie di eccessi, quanto a platealità, messi in campo nel corso della sua lodevole attività di segretario dell’Associazione: uno per tutti, la sua toga in fiamme in quel della Banchina Olimpica, nel corso di una delle tante manifestazioni di protesta per la paventata chiusura della sezione ischitana del Tribunale. Cellammare, che sicuramente sarà persona perbene e magari anche professionalmente preparata, sembrava (da sondaggi occasionali che ho personalmente svolto nei due mesi antecedenti le elezioni) non godere di sufficiente credibilità da parte di molti suoi colleghi, che proprio per gli eccessi di cui sopra temevano a giusta ragione, nel dopo-Buono, una diminuzione di spessore al vertice dell’Assoforense. Ciononostante, forte anche di un vero e proprio “tesseramento” che pare abbia portato l’Associazione da poco più di settanta a ben oltre il doppio degli iscritti, alla fine Cellammare è stato premiato dalla sua tenacia e, nondimeno, dal forte coinvolgimento di vere e proprie correnti interne ed esterne all’ambiente forense, che lo hanno sostenuto e preferito con forza inaspettata e, in alcuni casi, anche fuori luogo.
Questi due episodi, accostati a quanto stiamo assistendo nelle ultime tornate elettorali locali sulla nostra Isola, ci dimostrano a chiare lettere la forte crisi di rappresentatività che stiamo vivendo. Non sarebbe giusto ed onesto, infatti, trincerarsi dietro il famoso concetto di “Brandiana” memoria (Ciao, Sindaco!), secondo cui “chist è u lignamm e a’cca anna ascì ‘e ‘pport“, poiché i criteri di conferimento del consenso sembrano in ogni caso allontanarsi sempre più dalle reali esigenze che le rispettive cariche elettive dovrebbero considerare; ma soprattutto, dimostrano che questa stratificazione degenerativa nel nostro tessuto sociale non presenta eccezioni di sorta, neppure in quei contesti che presuppongono livelli di cultura e competenze al di sopra della media.
Voglio augurarmi che le considerazioni tutt’altro che entusiastiche da me conferite quest’oggi ai due eventi in questione, vengano presto smentite (con mio impegno d’onore a riconoscere pubblicamente l’errore) da una forte quanto improbabile inversione di tendenza dei diretti interessati, quanto a leadership, capacità di coesione e, soprattutto, physique du role.