venerdì, Settembre 20, 2024

DANNI DA ARTICOLO 25. Legnini su terzo condono e Piano paesaggistico: «La valutazione di merito spetta alla Soprintendenza»

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Legnini: «L’art. 25 non ha funzionato. Nel cratere condoni bloccati» Il monito: «Non possiamo più indugiare, perché la vera aggressione al paesaggio, alla bellezza, ai valori sottesi alle esigenze di tutela è lasciare le cose come stanno. Quindi ciò che si chiede alla Soprintendenza non è chiudere un occhio, è valutare la differenza tra ciò che c’è, e ciò che ci sarà con il progetto di ricostruzione»

Gaetano Di Meglio | In occasione del convegno “Sviluppo e tutela del paesaggio” svoltosi a Sant’Angelo il Commissario delegato alla ricostruzione Giovanni Legnini non si sottrae al focus su quella che è la situazione isolana.
«La tutela del paesaggio locale – esordisce Legnini – ci racconta una storia di conflitti, tra le esigenze appunto di tutela e quelle afferenti all’espansione dei diritti connessi alla proprietà privata. Noi siamo gli eredi di una solidissima tradizione giuridica che sulla tutela ha prodotto numerose fonti legislative, e i giuristi partenopei, eclettici, come Benedetto Croce, produssero all’inizio del secolo scorso la prima legge sul paesaggio, voluta fortissimamente dal filosofo la cui famiglia fu vittima del terremoto di Casamicciola del 1883. Da allora numerose norme furono dedicate a questo tema. È una storia di conflitti e lo è soprattutto oggi perché spesso le sacrosante esigenze paesaggistiche, che noi non possiamo che condividere, si contrappongono a esigenze di sicurezza di carattere idrogeologico e sismico. La coniugazione tra i valori in gioco – tutela e sicurezza – rappresentano un esercizio continuo di ricerca di un punto di equilibrio. Quest’ultimo oggi è molto favorito dall’innovazione tecnologica, non solo quella digitale, ma anche dal punto di vista delle tecniche costruttive. In Centro Italia abbiamo finanziato il ripristino di 1300 chiese su 2500, gran parte delle quali erano state già danneggiate dal sisma del 1997 e ricostruite, e quindi nuovamente danneggiate: tale circostanza è dovuta alle esigenze di tutela storico-culturale che furono soddisfatte a discapito della sicurezza, senza che vi fosse alcuna responsabilità della Soprintendenza. Due anni fa introducemmo delle linee guida per trovare un punto di equilibrio».

TERREMOTO E FRANA
Le emergenze vissute sull’isola impongono una strategia precisa, per superare “paletti” troppo rigidi: «Sull’isola d’Ischia questo conflitto è molto forte, ed è esploso all’indomani del sisma del 2017 e della frana del 2022: il diritto a ricostruire e conservare la propria abitazione o azienda, il diritto ad avere un territorio sicuro, devono fare i conti con le esigenze di tutela paesaggistica.
Da qui origina la complicata matassa che abbiamo provato a dipanare, facendo leva sulle norme vigenti, che abbiamo il dovere di applicare, sia se le condividiamo o che non le condividiamo. Ad esempio il famoso articolo 25: se una norma va giudicata dai risultati che ha prodotto, dobbiamo dire che essa non ha funzionato. Quando ho assunto l’incarico durante il governo Draghi, la stragrande maggioranza delle istanze di condono era depositata nei cassetti dei Comuni, degli studi professionali o sul tavolo della Soprintendenza. Poche decine erano state le pratiche valutate.

Gli impedimenti all’esame di queste pratiche erano numerosi: una procedura farraginosa, mancanza di termini, nessun ausilio alla soluzione dei problemi più controversi. In particolare, uno dei punti di contesa vedeva il precedente commissario fare da spettatore (obbligato in tale condizione dalla legge): abbiamo allora deciso di puntare su uno strumento ben noto, la conferenza dei servizi, che si va ad aggiungere alla procedura “classica” dettata dalla norma. Troppo spesso abbiamo sentito dire che una determinata pratica giace da anni al comune, o a Napoli: questa commedia deve finire».

VELOCIZZARE L’ESAME DELLE PRATICHE
Quindi il Commissario punta l’attenzione sul ruolo della Soprintendenza per accelerare i tempi di ricostruzione e “sdoganare” il terzo condono: «Il senso dell’accordo di oggi è questo: il pronunciamento, chiesto dalla Soprintendenza e che noi abbiamo sostenuto, del Ministero della Cultura del 31 maggio dello scorso anno, sull’applicabilità del cosiddetto terzo condono, stabiliva che il condono si applica, ma, poiché è stato approvato nel ’99 il piano paesaggistico, la valutazione di merito su se quel determinato abuso ricompreso nel terzo condono sia compatibile con le esigenze paesaggistiche, ebbene tale valutazione di merito spetta alla Soprintendenza. Quindi sul primo e sul secondo condono, salvo eccezioni, non ci sono problemi: si procede all’approvazione, come si sta procedendo attualmente, mentre sul terzo condono la valutazione nei vari casi spetta alla Soprintendenza (articolazione territoriale del ministero).

Siamo arrivati a questo punto dando certezza ai cittadini: l’unico margine di incertezza che permane è appunto la valutazione di merito: nessuno può sostituirsi alla Soprintendenza. Ciò che possiamo invece fare, ed è quello che oggi stiamo facendo, è metterci d’accordo su una procedura spedita, trasparente, ma rispettosa delle prerogative di ciascuno, e considerando che la Soprintendenza è a corto di personale, dando anche un supporto alla Soprintendenza per velocizzare l’esame delle pratiche e chiuderle in un senso o nell’altro, e richiamando le linee guida espresse la settimana scorsa».

L’ORA DELLE SCELTE
Legnini disegna quello che auspica sarà il futuro: «Dunque, non credo sia giusto arroccarsi nella difesa di principi in astratto condivisibili ma che di fatto nel nostro caso non lo sono, perché vedo molta “bruttezza” in quel mare di bellezza che è l’isola Ischia: quelle case lesionate, danneggiate, puntellate.
Dobbiamo risolvere la cosa, non possiamo più indugiare, perché la vera aggressione al paesaggio, alla bellezza, ai valori sottesi alle esigenze di tutela è lasciare le cose come stanno.
Quindi ciò che si chiede alla Soprintendenza non è chiudere un occhio, nient’affatto: è valutare la differenza tra ciò che c’è, e ciò che ci sarà con il progetto di ricostruzione. La Soprintendenza ha fatto molti passi avanti, e molti altri ne farà. Io chiedo alla Soprintendenza un altro passo, quello di interloquire con il portatore di interessi, negando il consenso nei casi di evidente violazione della tutela, e rilasciandolo quando l’abuso è di dimensioni tali da non mutare il profilo della costruzione. Credo che a questo ci si potrà arrivare: preferisco avere volumi legittimi ben ricostruiti e tutelati, a edifici abbandonati per anni.

Abbiamo stimato che il 60% degli edifici si può ricostruire, stima concordata con la Soprintendenza, ma il fatto è che i progetti non arrivano. Il piano idrogeologico è stato approvato quale parte integrante del piano di ricostruzione. L’ora delle scelte è questa, ormai ci siamo: registriamo una sinergia con la Regione, con la Soprintendenza, con l’Autorità di Bacino, e possiamo fare in modo che la tutela del paesaggio passi anche attraverso la chiusura di questa storia dell’abusivismo, almeno per i fabbricati danneggiati»

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