L’on. Agostinelli, M5s: «L’abusivismo in Campania, una situazione cresciuta mostruosamente che ha strizzato l’occhio a scopo elettorale»
Questa mattina alle 10.00 riprenderà la discussione sulla proposta di legge in materia di criteri di priorità per l’esecuzione di procedure di demolizione di manufatti abusivi, il famoso Decreto Legge Falanga.
Come vi abbiamo già illustrato ieri nel dettaglio, il lavoro delle commissioni ha modificato l’impianto del testo approvato del Senato e, con una sapiente opera, ora la Camera si appresta a modificare una legge che ha, sulla carta, più potenzialità di un possibile quarto condono.
A prendere la parola è l’onorevole Carlo Sarro che apre il dibattito in Parlamento. «La proposta di legge conferma per la fase dell’esecuzione delle demolizioni l’attuale sistema binario, che vede la competenza, da un lato, dell’autorità giudiziaria in presenza della condanna definitiva del giudice penale per i reati di abusivismo edilizio, ove la demolizione non sia stata ancora eseguita, e delle autorità amministrative (comuni, regioni e prefetture) che procedono con le forme del procedimento amministrativo. Nella determinazione dei criteri di priorità delle demolizioni da eseguire – continua Sarro – l’ufficio dovrà riservare adeguata considerazione agli immobili”.
«Di fronte a questa massa enorme di costruzioni – dice ancora Sarro – che nella sola regione Campania viene stimata in 67 mila costruzioni abusive in attesa di essere demolite, mentre altre 200 mila sono comunque riferite a procedimenti ancora in essere e ancora non conclusi, vi è – ripeto – la necessità di ordinare, attraverso dei criteri, la selezione di quelli che sono gli immobili effettivamente da demolire o, comunque, da demolire prioritariamente».
L’onorevole, continua il suo intervento riprendendo la “lieta” notizia che arriva dalla Corte Europea per i diritti dell’uomo. E, come abbiamo già avuto modo di illustrare ai nostri lettori anche grazie ad esaustiva intervista dell’avvocato Molinaro, anche Sarro richiama la necessità del diritto al domicilio. «Che esista la necessità di tutelare anche posizioni estreme di disagio e di bisogno non è più una considerazione che appartiene esclusivamente al dibattito politico, ma è una considerazione che trova oggi un fondamento giuridico importante e lo trova nella recentissima pronuncia della Corte europea dei diritti dell’uomo del 21 aprile 2016, nel caso Ivanova contro Bulgaria. Con questa pronuncia la Corte ha statuito che, in applicazione dell’articolo 8 della Convenzione, vi è la necessità di tutelare e di stabilire regole precise soprattutto quando a dover essere eseguita è la demolizione di abitazioni, di case, che ricevono una destinazione come unica disponibilità alloggiativa per nuclei familiari che siano anche sprovvisti di redditi significativi o, comunque, di soluzioni abitative alternative. Un principio importante che sancisce una declinazione anche nuova del diritto all’abitazione»
L’onorevole Mchela Rostan, PD, è chiara. «Un complesso residenziale realizzato a pochi passi dal mare o in aree paesaggistiche protette con finalità speculative costituisce probabilmente un abuso meritevole di un atteggiamento repressivo più forte di quello perpetrato dalla famiglia che in periferia, seppure abusivamente e seppur illegalmente, realizza una veranda fuori ad un balcone per ricavare un lavatoio di servizio. Attenzione: l’abuso c’è in entrambi i casi e va sanzionato in entrambi i casi. Tuttavia, con questo provvedimento si cerca esclusivamente di prevedere meccanismi che puntino ad un unico obiettivo: quello di evitare che la repressione e il contrasto ai piccoli abusi diventino il più grande alibi ed il più grande ostacolo alla persecuzione dei grandi abusi speculativi. Il mio auspicio è pertanto quello di poter arrivare in tempi rapidi all’approvazione del testo di legge ed alla sua immediata entrata in vigore, che – ne sono convinta – comporterà un’accelerazione delle procedure di demolizione a tutela dei nostri territori e delle comunità, in special modo quelle meridionali e campane»
Per la grillina Donatella Agostinelli: «Si tratta di una situazione cresciuta mostruosamente, permessa da anni e anni di connivenza della politica, che ha strizzato l’occhio a scopo elettorale ai cittadini lasciando intendere che prima o poi un condono sarebbe arrivato. È un grande problema di legalità quello discusso oggi qui in Aula. Dove erano le autorità preposte al controllo che avrebbero dovuto evitare il realizzarsi di tante situazioni? È stato permesso un circuito di connivenze che deve essere interrotto. Si può certo parlare di condono spicciolo di chi ha chiuso gli occhi permettendo la disastrosa situazione attuale. Pertanto, auspichiamo in questa sede che le responsabilità di tutti i soggetti coinvolti, non solo del singolo proprietario, ma anche delle istituzioni tutte e della politica soprattutto, siano accertate. Il testo, così come licenziato dal Senato, costituiva una totale resa nella lotta all’abusivismo. Non c’è stato nessuno – e sottolineo nessuno – dice l’onorevole M5S – che in audizione abbia detto che questo provvedimento era di qualche utilità. Per contro, si è evidenziato che dietro all’inserimento dell’ordine di priorità di demolizione si nascondeva, stante la rigidità dei criteri indicati, il rischio che, a fronte di un’operazione di demolizione, il soggetto interessato e condannato in via definitiva potesse sollevare l’obiezione davanti all’autorità giudiziaria fondata sul fatto che prima del proprio immobile vi fossero magari uno, cento, mille immobili da abbattere perché appartenenti alle categorie precedenti alla sua. Questo avrebbe potuto comportare, quindi, una valanga di incidenti di esecuzione»
Tra poco inizierà una nuova seduta presso la Camera dei Deputati. Venerdì è previsto, invece, il voto finale. Ci sono, davvero, tante speranze che il DDL Falanga diventi legge al più presto.