Ida Trofa | C’è la legge, Ischia non riavrà un nuovo paese ma il caro vecchio metodo di ricostruzioni in salsa al sugo di coniglio.
E se dal decreto divenuto legge Genova avrà, lo dice Bucci, un bel regalo di Natale: «Il ponte sarà il mio regalo di Natale per il 2019» a noi ischitani, senza scordare il Centro Italia e soprattutto il terremoto che concluso l’opera di sconquasso restano le macerie e le incertezze, il fango gratuito sulla tragedia e i suoi sopravvissuto. Il cratere più piccolo d’Italia e quello più grande resteranno accomunati, forse, solo da questo. Il decreto legge 109 è diventato legge alle ore 10.50 di venerdì mattina, quando il Senato lo ha approvato con 167 sì, 49 no e 53 astenuti.
Il commissario Marco Bucci ha già firmato i primi atti, nominando la sua squadra.
E, con il decreto numero 6, ha dato il via alle candidature via web che consente a tutte le aziende, anche quelle non invitate, di mandare la richiesta di partecipazione all’analisi di mercato.
Noi aspettiamo che il Presidente del Consiglio con i suoi ministri regolarizzino il commissario “abusivo” Carlo Schilardi. E non importa se si legge all’articolo 18 comma 1, lettera f-bis) in una sciocchezza colossale che lo stesso “coordina e realizza gli interventi di demolizione delle costruzioni interessate da interventi edilizi”, ovvero deve abbattere tutto anche i cantieri per la eventuale ricostruzione?
Mentre l’emergenza che assicura l’assistenza alla popolazione e molto altro, si legge sempre all’articolo 18 dopo la lettera i-bis) provvede alle attività relative all’assistenza alla popolazione a seguito della cessazione dello stato di emergenza, anche avvalendosi delle eventuali risorse residue presenti sulla contabilità speciale intestata al Commissario delegato di cui all’articolo 16, comma 2, dell’ordinanza del Capo del Dipartimento della protezione civile n. 476 del 29 agosto 2017, che vengono all’uopo trasferite sulla contabilità speciale di cui all’articolo 19. L’emergenza termina il 24 febbraio nell’auspico che i sindaci con Angelo Borrelli si affrettino a richiedere ed ottenerne la proroga (CAS, Alloggiati, grane da assistenza primaria alla popolazione che non ci scrolleremo di dosso facilmente).
Tutto mentre sul provvedimento incombe la minaccia di un ricorso. La Regione Marche è pronta a impugnarlo per incostituzionalità se non venisse ripristinata, come ha spiegato il governatore Luca Ceriscioli, l’intesa con le Regioni per la ricostruzione post sisma 2016: «Riteniamo il provvedimento incostituzionale perché non prevede l’intesa con le Regioni su materie concorrenti in base agli art. 117 e 118 della Costituzione – ha detto Ceriscioli – Aspettiamo la firma del presidente della Repubblica, speriamo in qualche modifica. Altrimenti impugneremo e penso che avremo partita facile».
Le regioni colpite dal terremoto 2016 (Marche, Umbria, Abruzzo e Lazio) avevano contestato la parte del decreto che assegna loro una semplice funzione consultiva, privandole dell’intesa, cioè della partecipazione alle decisioni con il commissario alla ricostruzione. Una scelta del governo M5s-Lega, che ieri ha portato anche ad un aut aut con il commissario Piero Farabollini: «Non è una lotta di potere – sottolinea Ceriscioli – ma di rispetto che crediamo ci debba essere tra istituzioni, per l’intervento in materie concorrenti specie in una situazione delicata come la ricostruzione post sisma». L’iniziativa della Regione Marche è autonoma, «ma non credo che le altre Regioni saranno da meno» conclude Ceriscioli.
Un rischio che corriamo anche noi con la Regione Campania visti gli umori del Governatore De Luca e la sua guerra politica con Giggino Di Maio, il ratto delle nomine (incompatibilità con il ruolo di commissario alla sanità di De Luca strappato letteralmente dalle “ASL“ con una finanziaria) e degli uomini (Grimaldi, il delegato regionale all’emergenza sisma le cui competenze con lo scadere dell’emergenza a Febbraio andranno all’altro commissario).
Sempre che dietro a tutta questa contesa lo Sceriffo di Palazzo Santa Lucia non covi altro. Per Ischia solo guerre politiche, strumentalizzazioni ed ipocrisie, satira ad effetto kriptonite.
Per il Comune di Genova non esiste il rischio che un provvedimento blocchi l’applicazione e rallenti i tempi di demolizione e ricostruzione: «È quasi impossibile una sospensiva, inoltre alla Corte costituzionale vige un rigoroso principio di corrispondenza tra il chiesto e il pronunciato per cui se anche annullassero le norme che interessano il presidente delle Marche non ci sarebbe per noi alcuna conseguenza – dice Pietro Piciocchi, assessore al Bilancio del Comune di Genova, delegato ai rapporti con la struttura commissariale per la ricostruzione di ponte Morandi – La possibilità di chiedere e ottenere la sospensione dell’efficacia del decreto è molto remota. Eventuali questioni di procedura, inoltre, potranno essere ricomposte in sede politica».E sull’eventualità di un ricorso da parte di Aspi è intervenuto Di Maio: «Non so se Autostrade avrà il fegato di fare ricorso dopo tutto quello che ha fatto, ma la norma è solida e rispetteremo i tempi per la ricostruzione. Credo che Genova con questo decreto sia attrezzata per rispettare i tempi che il commissario Bucci individuerà in un cronoprogramma di ricostruzione del ponte». Noi taciamo e festeggiamo per il colpo di mano in Senato!