domenica, Ottobre 13, 2024

Della serie, le opinioni clamorose | #4WD

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Daily 4ward di Davide Conte del 12 ottobre 2024



Mussolini è stato un gigante; considero la sua carriera politica un capolavoro. Se non si fosse avventurato nella guerra al fianco di Hitler, sarebbe morto osannato nel suo letto. Il popolo italiano era soddisfatto di essere governato da lui: un consenso sincero.
Adesso vediamo quanti sono già pronti ad attaccarmi pubblicamente dandomi del fascista! 
Io condivido per larghissima parte questo pensiero, chiariamolo subito. Ma c’è un solo problema, prim’ancora che qualcuno si agiti o abbia già cominciato a scrivere: sebbene non l’abbia virgolettato, quel pensiero non è mio. Risale al 1983, quando Gian Carlo Zuccaro scrisse “Io, Mussolini”, raccogliendo l’opinione sul Duce di illustri personaggi dell’epoca. Nello specifico -teneteVi forte, o Voi che non lo sapevate-, l’autore di cotanta dichiarazione di stima fu nientepopodimenoché Enzo Biagi.
E’ ovvio che la domanda sorga più che spontanea: se il maestro Biagi, come qualcuno amava chiamarlo, si fosse espresso in questi termini nell’epoca in cui viviamo, caratterizzata da una continua, spasmodica caccia alle streghe dell’apologia del fascismo e intensificatasi da due anni a questa parte con Giorgia Meloni e il centrodestra sempre più saldamente al Governo, cosa sarebbe successo? O forse, pensandoci bene, si sarebbe mai potuto permettere di rilasciare un’affermazione così clamorosamente controcorrente, senza essere messo subito alla gogna da parte dei soliti soloni?
Ecco perché continuerò senza sosta a urlare ai quattro venti del web e della carta stampata che il mondo dell’informazione, il sociale e la stessa politica, a braccetto l’uno con l’altro, hanno compiuto enormi passi indietro già alle soglie del terzo millennio. E la politica, in particolare dopo Tangentopoli, ha fatto sì di consolidare lo strapotere assoluto e impunito della magistratura, che oggi finalmente comincia a subire da una ben precisa agenda politica del Governo centrale, anche se ancora in piccolissima parte, quel processo di ridimensionamento finalizzato ad una giustizia realmente imparziale, efficace e oggettivamente “giusta”.
E’ tabù anche dinanzi all’evidenza di dati incontrovertibili, per chi è contro per partito preso, ammettere la bontà di certi risultati da parte del proprio avversario politico. Ed è considerato ben oltre il semplice dovere, di ruolo pubblico o di semplice militanza che sia, opporvisi in modo cieco ed irrazionale, oltre che consequenzialmente poco credibile. Peccato che questo modo di fare non porti nulla di buono oltre agli effetti di un gioco delle parti in cui niente e nessuno cresce, se non la sfiducia generale in quelle figure pubbliche (giornalisti, esponenti politici, opinion leader e anche giudici) che un tempo riuscivano a rappresentare, chi più chi meno, un modello e una guida. Ora no di certo!

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