Dopo l’ultima sentenza del Tar che ha accolto il reclamo di Rocco Barocco per la demolizione delle opere abusive a Sant’Angelo in via Nazario Sauro realizzate dalle vicine, il Comune di Serrara Fontana si è attivato – come ordinato dai giudici – per eseguire l’ordinanza di demolizione risalente al 1980 e mai eseguita e una successiva adottata dall’Ente nel 2016.
Con propria determina il responsabile del IV Settore Tecnico e Manutentivo arch. Alessandro Vacca ha ora affidato l’incarico per la progettazione esecutiva dell’intervento di demolizione e ripristino dello stato dei luoghi.
L’atto ripercorre tutte le fasi di questa vicenda iniziata oltre quarant’anni fa e che oggi va a concludersi. Nel 1978 il Comune aveva rilasciato al padre delle sorelle Felicitas, Alessandra e Katia Breglia due concessioni edilizie «per la trasformazione interna dei vani» e «per la sostituzione del solaio di copertura». Ma l’anno successivo, a seguito del sopralluogo effettuato dai Carabinieri la relazione tecnica aveva accertato difformità alla concessioni edilizie, «in particolare veniva accertata la realizzazione del solaio di copertura ad una quota superiore di circa 50 cm rispetto a quella prevista con aumento della cubatura di circa 52 mc». Scattava dapprima l’ordine di sospensione immediata dei lavori e quindi la “famosa” ordinanza di demolizione e ripristino dello stato dei luoghi n. 4 del 7.01.1980.
LA DIFFIDA DI ROCCO BAROCCO
Arriviamo nel 2014, quando, non essendo stato eseguito l’abbattimento, Rocco Barocco diffidava il Comune per la immediata esecuzione di ufficio dell’ordinanza n. 04/80 nonché l’adozione di provvedimenti sanzionatori previsti «per ulteriori opere realizzate senza titolo sul lastrico solare di copertura come accertate dal tecnico di parte».
Il responsabile dell’Utc disponeva accertamenti sui luoghi, «dai quali emergeva la mancata ottemperanza del provvedimento n. 04/80 e l’assenza di qualsiasi titolo autorizzativo in sanatoria o la presentazione di istanze di condono edilizio per le difformità eseguite; si accertava inoltre, la realizzazione di nuove opere senza titolo, quali la realizzazione di un torrino scala costituito da intelaiatura metallica coperto in materiale plastico di altezza circa 2 mt a protezione di una scala a chiocciola di diametro circa un metro proveniente dal piano sottostante, la trasformazione della copertura in terrazzo praticabile tramite realizzazione di parapetti in muratura in forma ellittica di altezza massima mt 0,90 e minima 0,30 mt circa completati da correnti in legno, pavimentazione e la disposizione di due lavelli sul lato sud, l’ampliamento in altezza del lume ingrediente». Opere per le quali veniva emessa ordinanza di demolizione n. 21 del 13.4.2016.
LA “DIFESA” DEL COMUNE
Certamente il Comune si era mosso con ritardo. E infatti Rocco Barocco era ricorso al Tar, che con la sentenza del 2015 dichiarava illegittimo il silenzio fatto maturare sull’istanza e ordinava all’Ente «di concludere il procedimento innescato da detta istanza nel termine di 60 giorni decorrenti dalla comunicazione in via amministrativa o della notifica della pronuncia; ovvero, nell’ipotesi del persistere dell’inadempimento nominava il Prefetto di Napoli o suo delegato con il compito, su attivazione della ricorrente, di dare esecuzione alle statuizioni della sentenza in sostituzione della civica amministrazione eventualmente ancora inadempiente nell’ulteriore termine di ulteriori 60 giorni».
In proposito Vacca, “a discolpa” del Comune, evidenzia che «nonostante la nomina dei tecnici per l’esecuzione della sentenza, il Prefetto di Napoli nominava con decreto del 6 aprile 2016, il funzionario delegato a svolgere l’incarico di commissario ad acta. Quest’ultimo, tuttavia, con nota del 15 giugno 2017, rassegnava le proprie dimissioni dall’incarico conferitogli e mai in concreto espletato. Con decreto del 17 novembre 2017, il Prefetto di Napoli designava un nuovo commissario ad acta».
Ancora, arrivando ai “giorni nostri”, «con il provvedimento del 26 marzo 2024 è stato designato dal Prefetto un nuovo commissario ad acta il quale, tuttavia, con comunicazione del 12 aprile 2024 ha rappresentato ragioni personali di impedimento all’espletamento dell’incarico conferito».
Un “balletto” di commissari in effetti rilevato anche nell’ultima sentenza emessa dal Tar a maggio scorso e acquisita agli atti del Comune a settembre.
LA SCIA DELLE SORELLE BREGLIA
Intanto, ad aprile le sorelle Breglia hanno inoltrato all’Ente SCIA per la esecuzione in autonomia dei lavori di ripristino dello stato dei luoghi.
Ma è intervenuta appunto la decisione dei giudici amministrativi che hanno assegnato all’Utc il termine di 90 giorni per l’esecuzione della sentenza del 2015 volta ad eseguire d’ufficio l’ordinanza del 1980.
Sentenza che prevede che il Comune possa fare ricorso per la progettazione degli interventi a funzionari della Regione Campania e per la materiale demolizione delle opere al Genio Militare.
Anche la Regione però ha dimostrato di “latitare”. Vacca infatti riferisce di aver scritto alla Giunta Regionale della Campania, al Capogabinetto della Presidenza, alla Segreteria Generale, alla Direzione Generale per i Lavori Pubblici e la Protezione Civile, alla Direzione Generale per il Governo del Territorio «chiedendo di indicare la disponibilità di funzionari per lo svolgimento delle attività di progettazione degli interventi di demolizione e rispristino dello stato dei luoghi, richiesta a tutt’oggi rimasta inevasa».
IL CONFERIMENTO DELL’INCARICO “CELERE”
Il Comune deve dunque provvedere alla progettazione, ma «la carenza di adeguato numero di personale in relazione alla rilevante mole di lavoro di ufficio, ulteriormente aggravatasi a seguito della dichiarazione dello stato di emergenza a seguito degli eventi alluvionale del 26.011.2022, non consente al personale interno di poter assolvere alle prestazioni tecniche richieste, relative ai lavori in oggetto, se non con difficoltà a garantire un regolare svolgimento delle funzioni di istituto».
E al responsabile dell’Utc e rup non è rimasto altro, per ottemperare all’ultima sentenza del Tar ed evitare ulteriori ritardi che produrrebbero conseguenze a carico del Comune, che affidare incarico a tecnico esterno. Calcolata la parcella in 4.311,68 netti, ha proceduto con affidamento diretto all’ing. Ferdinando Aloi con studio a Ischia.
Il compenso complessivo ammonta a 5.197,02 euro, ma in una vicenda costellata di ritardi, ora Vacca ha deciso di imprimere un’accelerazione. Ed infatti nella determina precisa: «La prestazione dovrà essere eseguita al più presto possibile e comunque non oltre giorni 20 dalla trasmissione della presente determinazione al professionista incaricato pena l’applicazione di una penale pari ad euro 100,00/giorno di ritardo». Nonché «stabilire che la mancata esecuzione delle prestazioni affidate per qualsiasi motivo determinata non darà diritto a nessun compenso ai professionisti, ovvero in caso di esecuzione parziale delle stesse verrà corrisposto l’importo delle attività effettivamente sostenute».
Rocco Barocco ha vinto la “guerra di Sant’Angelo”.