Pasquale Raicaldo | Sette milioni di euro in sette giorni. A un altro ultimatum, l’ennesimo, è appesa la sorte del depuratore di San Pietro, l’impianto dalla gestazione infinita e dai mille paradossi al quale è vincolato il futuro ambientale dei comuni di Ischia e Barano.
Giovedì 15 gennaio è scaduta infatti l’ultima delle mille proroghe concessa dall’Ati Sled, che si era aggiudicata la gara per la sua realizzazione e che dovrebbe provvedere al suo completamento dopo aver risolto il contenzioso con l’Arcadis. E allora aleggia sul sindaco di Ischia, Giosi Ferrandino, e della sua amministrazione lo spettro di una nuova fumata nera. Spettro scongiurato, per ora, da un nuovo ultimatum, di appena una settimana.
Attraverso il commissario pro tempore Carannante, l’agenzia regionale per la difesa del suolo, che sovrintende alla realizzazione dell’impianto, avrebbe garantito che il reperimento dei fondi residui per riprendere e completare i lavori nel giro di diciotto mesi avverrà nello stretto giro di qualche giorno. Ha alzato la voce, il sindaco di Ischia, ieri a Napoli per questa ed altre incombenze, mentre vede il bicchiere mezzo pieno anche Isidoro Di Meglio, l’assessore che ha seguito da vicino questa lunga storia di cattiva amministrazione regionale e di grandi opere incompiute.
L’erogazione del budget con fondi ministeriali dovrebbe così portare a una delibera di giunta regionale e alla successiva firma della transazione con l’Arcadis, propedeutica naturalmente a siglare l’accordo con l’associazione temporanea di imprese, già pronta almeno dallo scorso agosto a rimette in piedi il cantiere sulla collina abbandonata al degrado da diversi anni.
L’auspicio è che il presidente della Regione Campania Stefano Caldoro, che più volte aveva promesso all’isola il completamento dell’impianto, trovi nuovi stimoli dall’approssimarsi delle elezioni che rinnoveranno la giunta. In tempi di campagna elettorale, rimettere in moto la costruzione del depuratore di Ischia e Barano sarebbe un biglietto da visita importante, con il quale – chissà – provare a far dimenticare i lunghi anni di contraddizioni e paradossi.
Già a novembre, peraltro, messa alle strette Regione si era trovata costretta a rispondere al Ministero dell’Ambiente, sollecitato dal Comune di Ischia, con una nota che anticipava buone nuove. Che, neanche a dirlo, tardano ad arrivare.
«La giunta regionale – aveva scritto il funzionario regionale Michele Palmieri nella missiva indirizzata al Ministero e al Comune di Ischia – con atto deliberativo n. 559 del 15/10/2014 ha stabilito il riparto delle risorse che per quanto concerne l’obiettivo acque è pari ad euro 146.494.357,52 euro, di cui 7.782.000,00 per l’atto sopra citato. Tanto premesso a conclusione di tutti gli atti amministrativi consequenziali saranno disponibili le risorse necessarie per i lavori dell’impianto di depurazione». I lavori sono fermi dal 2011 e la percezione, diffusa, che il completamento dell’opera sia un’utopia sembra aver contagiato l’isola Al punto da indurre nei mesi scorsi il Comune di Ischia, attraverso una nota del sindaco Giosi Ferrandino, ad appellarsi a Matteo Renzi, nel tentativo quasi disperato di cogliere una “chance” tra le pieghe del decreto “Sblocca Italia”, nato per dare un nuovo impulso alle opere nel Bel Paese impantanato nella burocrazia.
Ischia aveva alzato i toni, chiedendo, in merito ai «lavori di realizzazione dell’impianto di depurazione al servizio delle fognature dei comuni di Ischia e Barano d’Ischia un intervento sostitutivo della Regione Campania (tramite Agenzia Regionale Campana Difesa Suolo – in sigla Arcadis) ai sensi dell’art. 6 del decreto». Una sorta di commissariamento, insomma.
Regione e Arcadis – denunciavano da via Iasolino – non sono in grado di completare un’opera ritenuta essenziale per il territorio dell’isola: così Giosi aveva indirizzato al Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e al Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Maurizio Lupi, una missiva dai toni forti e perentori. Che ha avuto il merito di rimettere in moto la complessa e inefficiente macchina regionale, a quasi un anno di distanza dall’accordo transattivo del 5 febbraio 2014 tra Arcadis e Sled. «Ad onta di numerose rassicurazioni, ad oggi la Regione Campania non ha assicurato tali risorse finanziarie», denunciava Giosi, prima di invocare il commissariamento di Regione e Arcadis al fine di «arrestare il danno erariale che con ogni giorno di ritardo si produce, ciò a causa di eventuali danni che l’impresa possa accampare nei confronti della stazione appaltante». A quelle denunce, e alle richieste del Ministero, la Regione aveva risposto assicurando una svolta che non è arrivata neanche entro l’ennesima data-limite, quel 15 gennaio 2015 che ci siamo lasciati alle spalle. Ora, in una settimana arriverà la risposta che tutti attendono da quattro anni?
Scaduta l’ennesima proroga, la sorte dell’impianto appesa ad un filo. E Giosi alza la voce