L’altroieri, su Facebook, la mia amica consigliere regionale Maria Grazia Di Scala scriveva così: “Ma secondo voi l’ischitano tipico sarebbe capace di rinunciare alla macchina di proprietà per passare al car sharing? Penso che sia l’unica soluzione all’oramai ingestibile problema traffico. E si potrebbero utilizzare macchine elettriche che ci ridarebbero la giusta dimensione di isola. I costi per l’utilizzatore finale sarebbero abbattuti, la sosta selvaggia avrebbe finalmente un freno, sventeremmo incidenti e fegati ingrossati, io ci vedo solo benefici. Certo, a fronte di qualche sacrificio, ma perché non è un sacrificio immane passare ore nel traffico? Sto sognando eh???”
Per forza di cose, devo quindi tornare su un argomento già toccato un paio di settimane fa, ma che resta più che mai attualissimo. Maria, donna colta, rispettosa della sua realtà locale e ottima interprete del ruolo istituzionale che riveste, si preoccupava della capacità o meno dell’ischitano medio di rinunciare a schiodare il suo pesantissimo deretano dal sedile della propria vettura: una domanda, questa, che otterrebbe da chiunque una risposta scontatissima, cioè NO DI CERTO! Ma Maria, in perfetta buona fede e da novella sognatrice, ha affrontato il problema dalla coda e non dalla testa; perché la colpa non è della nostra inguaribile pigrizia nell’ostinarci ad usare l’auto anche per piccolissimi spostamenti di futile necessità, ma di chi sopravvaluta il nostro livello di civiltà, consentendoci di scegliere se fare o no a meno delle quattro ruote. In altre parole, ci vorrebbero gli “attributi” per imporre una serie di scelte assolutamente impopolari, ma che ricondurrebbero Ischia in un alveo di speranza e di civiltà ormai anni luce lontano.
E’ vero! Di regola non sarebbe corretto imporre sic et simpliciter una limitazione della circolazione nell’asse viario centrale del comune, neppure dopo aver visto quanto sia stata bella Ischia senza traffico nelle ultime due domeniche. E’ altrettanto inammissibile, però, istituire un servizio lodevole e costoso come Zizì, che oggettivamente va letto come primo passo coraggioso verso un piano di mobilità urbana alternativa, senza far sì che le sue navette (si fa per dire, viste le dimensioni e lo sbuffo di fumo nero che ne viene fuori a ogni scalo di marcia o accelerazione) restino loro stesse imbottigliate nelle interminabili code d’auto, intensificatesi sull’asse Via Baldassarre Cossa in direzione Sopraelevata dopo l’entrata in vigore delle telecamere in Via Iasolino.
Siamo arrivati ad un punto di non ritorno, cari amici Lettori! Morire di traffico è un po’ come affogarsi con l’ennesimo boccone trangugiato durante una cena luculliana in compagnia dei migliori amici, ovvero… un peccato. Se da turisti ci recassimo nella nostra località di vacanza e trovassimo gli incolonnamenti cui ormai inermi assistiamo quotidianamente, di certo avremmo tanto di cui reclamare e mille motivi per non tornarci più, serbandone un pessimo ricordo. E allora, perché non compenetrarsi nello stato d’animo di quei tantissimi nostri Ospiti, abituali e non, che restano allibiti dinanzi ai serpentoni di lamiere, agli scooter che fanno slalom tra le macchine schivando appena (se tutto va bene) i pedoni che attraversano sulle strisce pedonali ignari del pericolo che stanno correndo, ai minuti interminabili trascorsi per passare da un capo all’altro del nostro Comune in diversi orari della giornata, magari stipati in un vecchio autobus stracolmo e atteso a lungo sotto il sole o la pioggia (e comunque senza una pensilina alle fermate) o con la beffa della salatissima richiesta finale di un tassista disonesto che si aggiunge al danno del tempo perduto?
Cara Mary, prima del car sharing e delle auto elettriche occorrerebbe partire dall’essenziale, ovvero programmare seriamente con una società specializzata (visto che proprio da soli non ci riusciamo) un’azione di riassetto della circolazione veicolare che parta, inevitabilmente, da un provvedimento che imponga subito, volente o nolente, la riduzione delle auto in giro dalle nostre parti. Personalmente adotterei subito le targhe alterne, ma qualsiasi altra soluzione di analogo impatto potrebbe andar bene, pur di raggiungere il risultato. E nell’ambito del riassetto di cui sopra, credo che i due erigendi parcheggi multipiano (uno praticamente pronto, l’altro nello stallo più totale nonostante i giri di parole di chi, parte in causa, vorrebbe ancora mostrarci la luna nel pozzo) giocheranno un ruolo di fondamentale importanza, che sarebbe felicemente integrato dalla ripresa del progetto approvato e finanziato nell’epoca Brandi del terzo di quei parcheggi, nell’area oggi in concessione ai Guerra, unitamente ai tapis-roulant verso gli imbarchi e alla delocalizzazione degli autobus da Piazza Trieste. A quel punto, togliere le auto dalle strade (nel senso fisico del termine, non della mera circolazione) e valutare una mobilità alternativa seria sarebbe quasi un gioco da ragazzi; ammesso, ovviamente, che Enzo Ferrandino e compagni la smettessero di appiccicarsi per le “spartenze” e decidessero di cominciare ad amministrare seriamente il Paese.
Chissà, Mary, forse il Tuo sogno mi ha contagiato. O forse ero già oniricamente malato?
Con le targhe alterne non si risolve: il giorno dopo correremmo tutti a comprare altre auto con la targa diversa di modo da poter circolare sempre come avviene ora. Ogni famiglia avrebbe 4/6/8 auto anziché 2/3/4.
Tanto una macchinetta usata la compri anche con 1000/2000euro.
Il numero totale di auto raddoppierebbe nel giro di un paio di anni, ne godrebbero solo i concessionari di auto e le compagnie assicurative, mentre le strade sarebbero ancora più intasate per via delle auto parcheggiate (quelle con la targa che non può circolare quel giorno).
#lacolpaèdeltassista!!!