Gaetano Di Meglio | Con Assunta Barbieri, questa volta “senza” preside o, almeno, non delle vesti di preside del Liceo Buchner, ma come rappresentante sindacale dei dirigenti scolastici della Campania proviamo a fare chiarezza sul famoso “articolo 99” e la decisione del governo italiano di rivoluzionare il mondo dell’autonomia scolastica e raddoppiare il parametro di selezione.
Un problema discusso durante l’assemblea generale che si è tenuta presso la Sala Galatea della Stazione Marittima con l’assessore regionale Lucia Fortini e il presidente Vincenzo De Luca e i rappresentanti del mondo sindacale scolastico.
Un incontro dal titolo inequivocabile: “Salvare la scuola pubblica” che ha contribuito a rafforzare l’idea del presidente della Regione di avversare l’articolo 99 della legge di bilancio del governo. “La Giunta Regionale – si legge in una nota ufficiale- ha deliberato di procedere per l’impugnativa dinanzi alla Corte Costituzionale delle disposizioni di cui alla Legge 28/12/2022 n. 197 (Dimensionamento scolastico)”.
Proviamo a capirne di più con la preside Barbieri.
“Voglio precisare – ci ha detto – che sono rappresentante sindacale e precisamente presidente del sindacato “Dirigentiscuola Campania”, il sindacato di soli dirigenti. Come sai il mondo sindacale è molto variegato, ci sono varie organizzazioni sindacali e la mia è un’organizzazione di area e non di comparto. Poi c’è l’associazione nazionale alte professionalità della scuola che rappresenta sia i dirigenti scolastici, sia i docenti. L’incontro del 1 febbraio, però, è legato all’articolo 99 della legge di bilancio che ha previsto inaspettatamente, una piccola rivoluzione nella nostra scuola. Ma per capire bene, però, dobbiamo fare un passo indietro”.
Prego
“Veniamo da due anni di pandemia e da due leggi di bilancio che prevedevano un parametro dimensionale più basso rispetto a quello che era in vigore precedentemente nel 2011. Il parametro classico, ovvero il parametro che quantifica il limite minino di alunni che una scuola deve avere per poter essere dichiarata autonoma con un dirigente scolastico e un DSGA e quindi la sua autonomia. Il parametro precedentemente a questa norma era di 500 per le scuole con una deroga a 300 per le scuole delle piccole isole e delle zone montane. Successivamente, nel 2011, il parametro è stato portato a 600 nei casi normali e a 400 per le piccole isole ed è quello in vigore. Negli ultimi, di cui due anni con il COVID, questa previsione ha generato parecchie scuole in reggenza, ovvero un preside con due scuole. Capirai che la reggenza è sempre una cosa abbastanza precaria e un dirigente con quello che oggi ha da fare, non è facile seguire due scuole. E questo succede abbastanza frequentemente in Regione Campania. Negli ultimi 3 anni, con il Covid c’è stata una mitigazione di questo parametro, nel senso che nella legge di bilancio è stato detto che si potevano utilizzare i vecchi parametri. Tutto questo, ovviamente, è collegato anche alle assunzioni di nuovi dirigenti. Circostanza che è stata inserita in legge di bilancio, ma non è stata eseguita perché il MEF non le ha finanziate. Sarebbe troppo lungo, ma in Campania, per dircelo, si sono ancora molti dirigenti che attendono dal concorso del 2011 e poi quelli del 2019”.
Ma torniamo ad oggi. Cosa è successo? Perché inaspettatamente?
“Facile. Mentre tutti si aspettavano anche dalle dichiarazioni del ministro che andava verso l’abolizione delle classi pollaio e sembrava ci fosse una particolare attenzione alle scuole, inaspettatamente ci ritroviamo con questo articolo 99 della legge di bilancio che ha scombussolato le carte e ha ridisegnato il parametro”.
Cosa dice questa nuova legge?
“La legge impone che dall’anno scolastico 2024-25, progressivamente con un correttivo dell’1% all’anno, le scuole potranno mantenere l’autonomia solo se rientreranno fra i 900 e i 1000 alunni. Tu capirai che una è un taglio drastico, altro che immettere risorse.
Questo significa che le risorse non vengono messe, ma progressivamente le scuole passeranno dalle attuali 8136 a circa 6885, con un taglio enorme di dirigenti, SGA e personale Ata. Altro che classi piccole, avremo sicuramente più classi pollaio con questo nuovo parametro che disegna la scuola in Campania.”
Mi sembra ricordare qualcosa perché sono fenomeni che abbiamo già vissuto sull’isola, a Forio in particolare con una vicenda che fece abbastanza rumore. Cosa accade a Ischia? Perderemo qualche circolo didattico? E per le superiori?
“Questo non si può ancora dire. Se rimangono questi numeri, poi bisognerà ragionarci. Perché come funzionerà il meccanismo e la successiva messa in pratica di questo nuovo dimensionamento? La legge prevede che deve esserci un accordo fra il Ministero dell’Istruzione e la Conferenza Stato Regioni entro il mese di Aprile di quest’anno”.
In soldoni, cosa significa?
“La Conferenza Stato Regioni e il Ministero si mettono d’accordo su che parametro adottare. Purtroppo, una cosa è dire, le scuole devono essere di 901 e una cosa è dire le scuole devono essere di 1000. Mi auguro, come mi pare di aver sentito, che vengano previsti dei correttivi proprio con delle deroghe per le piccole isole e per le zone montane, ma è tutto da vedere. Se questo accordo non dovesse esserci, però, entro giugno il parametro sarà deciso autonomamente dal ministero dell’Istruzione e del Merito e dal Ministero dell’Economia e delle Finanze senza l’intervento della Conferenza Stato del giorno. Possiamo immaginare quale può essere il risultato. Una cosa è il territorio piemontese, altra cosa il territorio Veneto, altra cosa il territorio campano o siciliano piuttosto che della Basilicata o della Puglia. Quindi credo che non sia proprio pensabile stabilire un parametro unico a livello nazionale senza tener conto delle realtà territoriali e delle caratteristiche di ogni territorio anche all’interno della stessa regione. Una cosa è Napoli, una cosa magari, Montesarchio, un’altra cosa Ischia. Sono tutte realtà diverse, completamente diverse.”
In qualche modo mi sembrava di capire la vostra posizione è sostenuta dal governatore De Luca che ha annunciato ricorso contro questo articolo 99.
“La Regione Campania nel panorama nazionale, insieme a Puglia, Calabria e Sicilia, che sono le regioni che saranno colpite più direttamente e in maniera più incisiva delle autonomie. Si prevede che la Campania debba perdere circa il 22% delle autonomie che, tradotto in numeri, significa tra le 150 e le 170 autonomie scolastiche. L’assessore Fortini ha già cominciato a fare questo dimensionamento laddove poteva essere fatto e, già per questo, ci sono stati levate di scudi. Bisogna andare verso questa direzione e riuscire a salvare più scuole possibili dove ci sono condizioni omogenee. Non si può pensare di dimensionare una scuola, senza capire le realtà locali e fare delle scelte in maniera attenta a quelle che sono le esigenze delle territorialità.”
LE REAZIONI ISTITUZIONALI
“Abbiamo deciso di impugnare la decisione del governo sul dimensionamento della scuola davanti alla Corte Costituzionale. Siamo i primi a farlo. Speriamo che altre regioni del Mezzogiorno ci seguano”. Lo ha annunciato il Presidente Vincenzo De Luca a chiusura dell’Assemblea Generale “Salvare la Scuola Pubblica” promossa dalla Regione Campania nella sala Galatea della Stazione Marittima di Napoli. Presenti all’evento tanti dirigenti scolastici, docenti, personale Ata, rappresentanti delle associazioni, oltre all’assessore regionale alla Scuola Lucia Fortini, al presidente di Anci Campania Carlo Marino, all’assessore regionale della Puglia Sebastiano Leo in collegamento video, e come detto al Presidente De Luca.
“Parte dalla Campania la mobilitazione nazionale a difesa della scuola pubblica e dell’unità del nostro Paese – ha spiegato quest’ultimo – Occorre dare dignità e retribuzioni europee ai nostri docenti. Occorre evitare riduzioni irresponsabili del dimensionamento scolastico. Occorre sostenere chi lavora nelle zone disagiate e nelle aree interne. Occorre uno studio formativo moderno e raccordato con il mondo produttivo. Occorre moltiplicare e semplificare gli ITS e, diversamente da quanto avvenuto nella legge finanziaria, occorrono nuove risorse per l’edilizia scolastica e una valorizzazione piena e permanente dei docenti di sostegno. Occorre cioè tutto il contrario di una divisione del Paese anche nel sistema scolastico”.
“Dobbiamo cercare di fermare le nuove regole del dimensionamento scolastico – ha detto l’assessore Fortini – Le persone che non masticano di scuola non si rendono conto di quale possa essere l’impatto devastante sulla nostra Regione. Noi abbiamo bisogno di attenzione, le scuole hanno bisogno di avere dei numeri che riescano a governare, un dirigente scolastico non può immaginare di governare 10 plessi, e ci sono delle realtà che devono avere delle dimensioni ridotte. Tra l’altro le nuove regole di dimensionamento ridurrebbero drasticamente personale Ata, dirigenti scolastici, assistenti amministrativi e a un certo punto anche docenti, perché chiaramente con numeri più alti le classi saranno composte da un maggior numero di studenti”.
La nota tecnica della protesta
Scenari preoccupanti all’orizzonte a seguito riforma della definizione e riorganizzazione del sistema della rete scolastica
L’articolo 99 della Legge di bilancio prevede che attraverso una modifica dell’articolo 19 del decreto legge 98/11, si possa realizzare la riorganizzazione del sistema scolastico prevista nel PNRR attraverso un decreto del MIM, di concerto con il MEF, previo Accordo in sede di Conferenza unificata, con il quale entro il 30 giugno di ciascun anno viene definito l’organico dei dirigenti scolastici e dei DSGA. Sulla base dei parametri individuati dal decreto, le Regioni provvedono autonomamente al dimensionamento della rete scolastica entro il 30 novembre di ciascun anno.
Qualora non si raggiunga l’Accordo in sede di Conferenza unificata entro il 30 giugno, il contingente organico dei dirigenti scolastici e dei DSGA viene definito entro il 31 agosto da un decreto del MIM, di concerto con il MEF, sulla base di un coefficiente tra 900 e 1.000 che il decreto dovrà definire.
Una norma che va nella direzione del risparmio e che ridurrà progressivamente l’organico dei dirigenti scolastici e dei DSGA e il numero complessivo delle scuole che passeranno dalle attuali 8.136 a 6.885.
La Campania, in particolare, sarà una delle regioni più colpite da questi tagli, con un riduzione prevista di circa il 22% delle autonome scolastiche.
Questi tagli peggioreranno notevolmente le condizioni generali delle scuole: i Dirigenti scolastici che già faticano non poco, soprattutto in particolari contesti caratterizzati da elevata complessità sociale, o in zone montane e nelle piccole isole si troveranno a dovere affrontare situazioni sempre più difficili, con scuole con un numero di plessi sempre più alto, con meno personale non docente, con numeri sempre più alti di studenti ed inevitabilmente con un numero sempre minore di docenti.
In questo paese quando si pensa a dovere risparmiare si pensa sempre a tagliare i servizi essenziali: scuola e sanità.
Un paese che non investe risorse nella scuola, è un paese che abdica al suo futuro.
L’Italia è un paese sempre più vecchio, on sempre meno bambini, con una denatalità drammatica che nel giro di qualche decennio potrebbe portare a cancellarci dalla cartina geografica e come si pensa di combattere tutto questo? Tagliando risorse a un servizio essenziale come la scuola pubblica.
Il Ministro Valditara se veramente vuole migliorare i livelli essenziali delle prestazioni che un servizio pubblico come la scuola deve offrire, deve investire risorse non tagliarle!
Se veramente si vuole incentivare i giovani a mettere su famiglia e a fare figli, bisogna creare più asili nido, più sezioni primavera, aprire più scuole a tempo pieno, e questo obiettivo non si raggiungerà chiudendo le scuole e condannando moltissime zone, soprattutto nel centro sud, alla desertificazione sociale.