Disastro doveva essere e disastro è stato. Ad un tratto, come se non bastasse già la situazione confusionaria e piena di interrogativi, anche la politica ha fatto la sua parte. E, stando al racconto delle mamme uscite dal Balsofiore, si è scoperto che l’amministrazione di Stani Verde, invece di essere di centro destra e con una naturale predilezione verso la libertà, si è scoperta essere un’amministrazione comunista. Quelle del regime.
Le mamme, ancora incredule per quanto ascoltato, si sono ritrovate in una provincia dei vecchi Soviet dove è tutto obbligatorio e dove è tutto regolato dallo stato (in questo caso comunista) che decide e ordina.
E’ questo il senso delle parole di Marianna Lamonica, la consigliera comunale di Forio, presidente dei Partigiani d’Italia, quelli comunisti duri e puri (e che non pagano i tributi) che ieri mattina ha detto alle mamme che la mensa è obbligatoria. La legge, gli avvocati e tutti quelli che hanno figli a scuola sanno, invece, che è il contrario. Sarà un retaggio della vecchia patria comunista o, magari, una motivazione adatta per giustificare alcuni collegamenti tra la stessa consigliera e la ditta che ha vinto l’appalto? Non lo sappiamo, sappiamo solo che i figli di Forio e i loro genitori hanno il diritto di vivere – almeno quest’anno scolastico – come hanno sempre fatto e come per anni, tra l’altro, ha anche avallato la stessa preside De Vita.
Ormai la storia è nota e ve l’abbiamo raccontata con ampi dettagli e ampi approfondimenti. Ieri, tuttavia, al primo giorno di mensa di questo anno scolastico 24/25, 13 gennaio, come era stato ampiamente descritto da queste pagine, i genitori si sono ritrovati all’esterno del plesso Balsofiore e hanno fatto valere le proprie ragioni contro una scuola chiusa al dialogo ma che ama la minaccia velata o no e che fa forza del propri ruolo di istituzione per instaurare un sopruso psicologico verso i genitori invocato l’intervento dei servizi sociali se non ci si attiene agli ordini impartiti.
Un modus operandi che a Forio non va mai bene e che, sicuramente, non ha fatto paura né ai genitori in grado di chiamare la scuola davanti ad un giudice per la loro professione né agli altri che non hanno paura di farsi valere.
La mattina di protesta inizia presto. I genitori si ritrovano all’esterno della segreteria ospitata nei container, presentano i vari certificati medici che consentono il ritiro dei propri figli e la risposta è “li deve valutare la preside”. Una circostanza che non è piaciuta ai presenti che, nonostante in alcuni casi abbiano alzato la voce dall’esterno dei container (in mezzo al vecchio campo) hanno poi vissuto la pantomima dell’arrivo dell’autoambulanza che ha refertato ben 6 addetti alla segreteria. In un secondo momento, come se non bastasse, è arrivato anche il colpo di scena che ha visto protagonista la preside De Vita che, colta da improvviso malore, ha lasciato anche lei il plesso ed è stata valutata dai sanitari del Pronto Soccorso del Rizzoli lasciando la patata bollente dei genitori arrabbiati al vice preside Monti.
Durante tutta la mattina, all’ora dei consueti ritiri (gli stessi che la preside De Vita ha autorizzato e ritenuto validi fino alla fine dello scorso anno scolastico) si sono vissuti altri attimi di confronto. Un confronto, tuttavia, mediato dalla presenza di diversi agenti della Polizia di Stato e dei Carabinieri della Stazione di Forio che hanno saputo ben mediare tra le parti e tenere calmi gli animi.
Animi che, diciamocelo, non si sarebbero mai animati se la scuola avesse mostrato quel buon senso che, però, non ha mai dimostrato di avere. E il caso della DADA alla scuola media, prima attivata e poi annullata dopo la figuraccia rimediata con il detentore dei diritti, è la prova di quanto sia approssimativa la gestione del Comprensivo “Forio 1”.
Dopo la mattinata di confronto si arriva ad un punto di contatto: solo per la giornata di ieri si è proceduto ad autorizzare il ritiro dei ragazzini che non partecipavano alla mensa e il loro rientro in classe come sempre era avvenuto in via eccezionale.
In questo bailamme, però, la vera vergogna si è toccata con quei bambini che, al contrario di quanto detto ai genitori, sono rimasti senza pasto! Una vergogna che grida vendetta e che mette in evidenza quanto gli adulti non siano in grado di essere buoni esempi per i ragazzi che i genitori gli affidano. Si, proprio così, al netto delle parole pronunciate dalla responsabile Schioppa del comune di Forio c’è stato chi è rimasto senza pasto fino alla fine dell’orario scolastico.
LA VICENDA
Proviamo a riassumere la vicenda. DA quest’anno scolastico la mensa del Balsofiore è diventata comunale. Ovvero, la gestione precedente gestita dal comitato dei genitori è stato sostituto da un appalto gestito dal comune di Forio che ha visto la GLM Ristorazione aggiudicarsi l’appalto dopo un iter abbastanza complesso. Dopo anni i genitori hanno scoperto che il servizio mensa, da sempre a chiamata e non obbligatorio, è stato trasformato in obbligatorio e che la scuola archivia come “ora di educazione alimentare” all’interno dell’offerta formativa della scuola. Di fatto la mensa diventa come l’italiano o la matematica e quindi obbligatorio e gestito con le modalità con cui vengono gestite le altre materie. E, per questo, il ritiro dei ragazzi non è consentito se non come per le altre materie. Una forzatura della normativa in vigore e del modus operandi della scuola che è cambiato, di fatto, l’11 gennaio con un consiglio di istituto convocato “per necessità ed urgenza”.
Alla base di questa forzatura, qualcuno sussurra, ci sia la necessità della ditta di raggiungere un congruo numero di pasti giornalieri per avere un sicuro vantaggio economico che, con la mensa non “obbligatoria” non sarebbe poi garantito.