domenica, Gennaio 12, 2025

Disastro Russia, piange anche Ischia

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I NUMERI DELLA CRISI. Negli ultimi 12 mesi il rublo ha perso quasi il 50 per cento del suo valore. Il 16 dicembre il valore dell’euro ha superato per la prima volta i cento rubli e quello del dollaro i 60 rubli, nonostante la banca centrale abbia alzato i tassi d’interesse al 17 per cento

Pasquale Raicaldo | Marina è affezionata all’isola d’Ischia. L’ha conosciuta grazie a un corso di yoga: dalla Russia a Forio, per trovare l’atmosfera ideale. Lei  e un nutrito gruppo di connazionali, a maggio. A contatto col mare, dove il sole tramonta a picco. «E’ un disastro» ci racconta da Mosca. «Ora non so quanti potranno più venire a Ischia. Io no, di certo. Forse i figli degli oligarchi, ma non certo gli esponenti della borghesia. Per venire a Ischia, spenderei più di uno stipendio mensile. E credetemi: qui, ora, stiamo male anche senza viaggiare. Gli alimentari sono schizzati alle stelle. E non so come andrà a finire».
Cartoline (inquietanti) da Mosca, nel cuore di una crisi economica così lontana eppure così vicina. Perché il turismo russo, secondo target per numeri (meglio solo i tedeschi), ha dato linfa all’economia dell’isola d’Ischia, negli ultimi anni. Lo dicono i numeri: dalle 118.822 presenze del 2011 alle 194.440 del 2013, un vero e proprio boom. Una escalation interrotta solo quest’anno, ma non c’è stata l’emorragia temuta: al 30 settembre il dato di arrivi e presenze è in linea con quello del 2013 (-1%). Interrotto il trend positivo, nessun crollo. Nel fatturato, forse.
E ora? Il rischio è che dopo un 2014 con più ombre che luci, il 2015 sia all’insegna un buio pesto.
Non lasciano adito a previsioni ottimistiche, del resto, le cifre della crisi: negli ultimi 12 mesi il rublo ha perso quasi il 50 per cento del suo valore. Il 16 dicembre il valore dell’euro ha superato per la prima volta i cento rubli e quello del dollaro i 60 rubli, nonostante la banca centrale abbia alzato i tassi d’interesse al 17 per cento. Ancora:  dal 2012 che l’economia russa ha rallentato il suo tasso di crescita, ma ora la banca centrale ha parlato di un rischio di recessione nel 2015. L’inflazione nel paese è al 9 per cento. Le banche e le aziende russe hanno contratto un debito estero pari a 200 miliardi di dollari.
E ieri hanno preso forma code consistenti nei grandi centri commerciali di Mosca, con il dichiarato obiettivo – da parte dei consumatori – di spendere il maggior numero possibile di rubli. Acquistando di tutto, soprattutto oggetti tecnologici, per evitare che la moneta  perda ulteriore valore, come successe nel 1998, alla vigilia del default. La gente ha assaltato gli shopping center affrontando file anche di cinque ore nella notte, lasciando molti scaffali vuoti. In queste condizioni, un viaggio nel 2015 sarà un’utopia per la grande maggioranza dei russi.
Anche perché crescono i costi dei biglietti aerei (del 12,5 per cento in una sola settimana), e le previsioni per fine anno appena ufficializzate dall’associazione del tour operator sono di un crollo dell’outgoing del 40 per cento. Sin troppo scontato attendersi forti ripercussioni sul panorama del turismo internazionale. I flussi sono già in forte contrazione e le previsioni per la fine dell’anno non sono positive: l’incremento dei costi dei trasporti si sta ripercuotendo anche sulle prenotazioni di viaggio.
Insomma, il crollo si preannuncia sostanzioso e già spaventa gli operatori isolani, che avevano appena imboccato la strada giusta, adeguando menù turistici in cirillico e personale bilingue. A breve partirà persino il corso di russo per i lavoratori del settore: il terrore è che possa rivelarsi inutile.
«A gennaio sarò in Italia, a Napoli – racconta Anna Appolonova, che lo scorso luglio ha scelto una struttura ischitana per alcuni giorni con il suo ragazzo –  e il viaggio mi costerà esattamente il doppio rispetto a quanto pagato a ottobre per il biglietto aereo. Lavoro in banca e vi assicuro che negli ultimi giorni si è scatenata una corsa al rublo: la gente teme il rischio default. I prezzi dei prodotti importanti dall’Europa – mi riferisco principalmente a quelli tecnologici, perché sugli alimentari vige l’embargo – sono schizzati alle stelle. Solo una ristretta elite potrà ancora permettersi un viaggio in Europa, molti non usciranno dalla Russia o al massimo ripiegheranno sull’Asia». Conseguenze potenzialmente devastanti, per l’isola d’Ischia. «Pensare che non ci siano ricadute sulla nostra economia sarebbe da stupidi – ammette Ermando Mennella, presidente di Federalberghi Ischia – ma ho motivo di ritenere che la crisi geopolitica ed economica della Russia influisca soprattutto sul target turistico medio-basso, quello che pure aveva cominciato significativamente a scegliere la nostra isola, portando ad una crescita esponenziale dei numeri negli ultimi anni».
A marzo, Ischia sarà comunque presente al MITT di Mosca, la gigantesca Fiera del Turismo internazionale. «Non vedo perché dovremmo cambiare strategia, su un mercato sul quale siamo forti. – spiega Mennella – Se il rublo crolla, non dobbiamo per questo cancellare Mosca dalle nostre interlocuzioni e dai nostri obiettivi. Nell’era dell’imprevedibilità – e cito ad esempio il crollo improvviso dell’Egitto in seguito alle conseguenze della cosiddetta Primavera Araba – sarebbe un errore adottare strategia turistiche fluttuanti a seconda della geopolitica e dell’economia.
Tra gli operatori, però, c’è già chi si lecca le ferite. «La situazione geopolitica ha indebolito uno dei mercati più promettenti e più soddisfacenti per l’Isola intera – commenta con amarezza Mario Presutti, sales manager della Sud Italia Hotel, il principale operatore incoming dal mercato russo sull’isola – perché quando parliamo di questo mercato dobbiamo tenere a mente che si tratta di “big spender”, per i quali il ritorno per l’intera economia isolana è enorme e facilmente verificabile. Le sanzioni dell’Unione Europea hanno spinto i turisti russi, soprattutto i più ricchi, a “scegliere” destinazioni come la Crimea ormai russa e la Turchia, per i quali non è necessario il visto. Ora a causa dell’attacco al rublo rischiamo di perdere tutto quello che in questi anni abbiamo seminato. Il nostro compito è quello di fare il possibile per evitarlo. Sarebbe sbagliato abbandonare il mercato russo anzitempo, malgrado i segnali negativi». Chissà, le cose potrebbero cambiare. Marina e Anna, però, da ieri sembrano sperarci un po’ meno.

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