lunedì, Settembre 16, 2024

Don Marco Trani: «I Giochi del Quartiere sono aggregazione e dialogo generazionale»

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A San Ciro la 40ma edizione di un evento speciale. «Sono nati con il desiderio e la volontà anche di fare rete con tutte le persone che sono in una parrocchia, in un quartiere». L’eredità di don Luigi: «E’ stato qui 50 anni e si può affermare che San Ciro e don Luigi sono quasi sinonimi. C'è un'eredità di questo sacerdote che ha lasciato tanto non solo alla parrocchia, ma al quartiere»

Incontriamo don Marco Trani per commentare un compleanno speciale legato alla parrocchia, ma che si allarga a tutto il quartiere di San Ciro. Questa infatti è l’unica parrocchia che organizza un evento, “I Giochi del Quartiere”, che supera quelli che sono gli impegni tra virgolette del calendario liturgico.

– Non è una festa di santi, non è una festa comandata, ma è un momento che caratterizza in maniera piena questa comunità.
«Sì, come siamo arrivati alla quarantesima edizione? Abbiamo vissuto due anni di pausa per la pandemia, quando evidentemente era difficile organizzare giochi in piazza anche con tanta aggregazione. Quindi in effetti questa iniziativa nasce ormai 42 anni fa, dal desiderio di don Luigi di riunire le persone al di là dei momenti liturgici che può vivere una parrocchia o un evento di quartiere. Questo è un momento anche di popolo e credo che sia bello quando un cristiano scende in piazza. Ci aiuta a non rimanere chiusi nelle sacrestie, ma a stare in mezzo alla gente. I Giochi del Quartiere? Credo che sono nati appunto con questo desiderio e con questa volontà anche di fare rete con tutte le persone che sono in una parrocchia, in un quartiere.

Don Luigi mi ha raccontato questa espressione che era una festa di popolo nel senso bello, che va anche al di là delle etichette che tante volte noi ci appiccichiamo. Sono tre giornate che viviamo più o meno a metà settembre, in prossimità dell’inizio della scuola, proprio per rilanciare l’aggregazione e lo stare insieme, ma anche ritrovarci tra fratelli. E penso che questa sia la ricchezza di questo evento».

– Questa è sicuramente una delle tante eredità che ha lasciato don Luigi.
«Sì, don Luigi è sempre presente in questa parrocchia, anche se fra poco saranno dieci anni dalla sua partenza per il cielo. Quindi anche nella serata di domenica ci sarà un suo ricordo. Vedremo un video dove proprio lui racconta dei Giochi del Quartiere, come sono nati e qual è il suo desiderio che questi continuino.

Don Luigi è stato qui 50 anni e si può affermare che San Ciro e don Luigi sono quasi sinonimi. Evidentemente c’è un’eredità di questo sacerdote che ha lasciato tanto non solo alla parrocchia, ma al quartiere. E credo che siano appunto queste figure belle alla fine ad aggregare le persone. Ed è positiva anche le possibilità di proseguire i Giochi del Quartiere con don Agostino e don Emilio che era da qualche anno con me. L’evento continua perché c’è questo desiderio di fondo, non di continuare quell’esperienza iniziale, ma anche l’esigenza e la capacità di aggiornarsi al tempo di oggi. Non è semplicemente un rivivere il passato, ma un essere consapevole di quell’eredità, mantenendola attualizzata nell’oggi. Cosa può dare quello stesso senso e lo stesso significato per il quartiere di San Ciro oggi?».

UN EVENTO DELLA COMUNITA’

– In tutto questo c’è anche un altro elemento distintivo che è comune alla comunità, nel senso che è diffuso nella comunità, non limitato a chi frequenta la parrocchia. In sostanza non è un qualcosa legato alla Chiesa.
«Sì, perché c’è questa dimensione del quartiere. Credo che il nome è stato azzeccato, anche perché si inizia con questa sfilata standard delle sette strade della parrocchia. Quando credo ancor di più in questo tempo, ciascuno un po’ si chiude, si barrica dietro i display, invita anche scendere in piazza, andare al di là dei propri interessi. E questo mettersi insieme credo che ci aiuta, perché poi ci fa scoprire anche i rapporti. Persone che casomai in parrocchia, per un motivo o per un altro, tu non incontri, che però in questi momenti sono tante. Anziani in cui si riaccende il ricordo, ma credo che anche per i giovani sia una bella sfida, soprattutto perché non è un evento semplicemente legato alla parrocchia o al prete, al parroco o a chi organizza. C’è una forza lavoro che viene anche dai giovani che poi continuano queste attività. Nel mese di agosto abbiamo vissuto la Giornata mondiale della Gioventù con un bel gruppetto di ragazzi di San Ciro. E sono proprio questi giovani che chiedono: cosa possiamo fare noi anche per restituire qualcosa di bello al territorio e vivere questo momento di festa dei più piccoli durato 40 anni».

– Ovviamente c’è qualcuno del quartiere che ha vissuto tutte le edizioni, quindi magari è cresciuto insieme a questo evento. Qualche testimonianza?
«Sì, ci sono tante testimonianze, soprattutto dei grandi vecchi che mi raccontavano quando addirittura i giochi duravano sette giorni, c’era anche l’intervento di qualche artista, quando il patrocinio del Comune era più considerevole dal punto di vista anche dell’impegno di far arrivare un artista o un ospite importante. Anche il Comune oggi continua ad aiutare, sicuramente. Però dall’altro lato quale è il desiderio emerso anche organizzando questa edizione del Giochi del Quartiere? Che il tema da prendere sono le radici della gioia? Come ho scritto sulla locandina, anche durante la sfilata saranno i piccoli di nuovo a portare lo stendardo, accompagnati dagli anziani, cioè gli amici di questo quartiere, dove in don Luigi, come parroco, si trova un po’ la radice di questo evento. E dove vediamo i nonni che accompagnano i nipoti. Anche in questo dialogo generazionale, i Giochi trovano il loro posto, la loro collocazione».

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