giovedì, Febbraio 6, 2025

Donatella: Migliaccio: «Sui delfini ha sbagliato Strada. Crediamo nel futuro dell’AMP» 

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Dopo il caso Oceanomare Delphis, colloquio con il presidente del Consorzio di gestione / IL CASO DOHRN: «La Parthenope al posto della Dohrn? Noi del Consiglio di amministrazione non abbiamo ancora firmato quelle convenzioni. Vaglieremo con attenzione la regolarità degli atti, nell’interesse anche delle realtà del nostro territorio. L’Anton Dohrn, nella fattispecie, ha dato il via all’istituzione dell’Area Marina Protetta con il suo studio, per la qual cosa merita la nostra profonda stima e riconoscenza»

Pasquale Raicaldo | Polemiche, burocrazia, idee che non si traducono in progetti concreti. Un appello accorato degli operatori turistici, che avevano auspicato una svolta che sembra lontana. E quel rapporto impossibile tra il consorzio e il responsabile scientifico, più volte sfiduciato dalla politica.

Non è iniziato sotto i migliori auspici il 2015 dell’Area Marina Protetta “Regno di Nettuno”. Anno nuovi, problemi vecchi. Quelli di sempre, quelli che da sempre hanno caratterizzato la vita di un ente bicefalo nato sotto una cattiva stella. Deputato a tutelare e salvaguardare gli ecosistemi marini di Ischia e Procida, e invece perennemente condizionato da guerre intestine e chiari contrasti tra le parti. Qualche giorno fa, l’ennesima goccia che parrebbe far traboccare un vaso che barcolla da tempo. Il progetto di monitoraggio invernale dei cetacei che popolano l’area marina protetta è stato sospeso: resterà a metà, incompiuto, malgrado l’ottimo lavoro svolto da Oceanomare Delphis, la onlus alla quale il responsabile del “Regno di Nettuno”, Riccardo Strada, aveva affidato un progetto centrale per la valorizzazione del nostro mare. Il dietrofront nasce dall’illegittimità dell’affidamento, sottolineata dal responsabile economico dell’ente e dal Direttore del Consorzio di gestione in un’accurata relazione. Ma a pagare, ancora una volta, è il nostro mare.
Il presidente del Consiglio di amministrazione del “Regno di Nettuno” è Donatella Migliaccio. L’impressione è che si sia presa una bella gatta da pelare.
Partiamo da delfini e capodogli. Da un monitoraggio che non si farà. E dagli indici puntati da parte degli ambientalisti. Ancora una volta, un clamoroso autogol dell’ente.
«E partiamo da una considerazione: nessuno, nel Cda e nel Consorzio di gestione del Regno di Nettuno, ha mai messo in discussione il know-how, la professionalità, l’importanza di una realtà come Oceanomare Delphis, che è certamente tra le più accreditate in Italia nello studio dei cetacei. E che si è per esempio aggiudicata un bando per la tutela dei cetacei nell’area del Giglio.
Il punto è che, come evidenzia la relazione di Arcamone, l’affidamento diretto alla onlus, benché si tratti di una convenzione di ricerca, è illegittimo: per una cifra superiore ai 40 mila euro andava effettuata una gara».
Bisognava accorgersene prima, però.
«Alt.  Già alla prima proposta di determina di Strada non fu apposto il parere tecnico contabile, come evidenziano le relazioni che si sono succedute in questi mesi. Strada ha compiuto un atto di forza del quale si assume tutte le responsabilità. E anche nell’approvazione dei bilanci, abbiamo sempre espresso una clausola di riserva, riservandoci approfondimenti normativi che hanno poi evidenziato l’illegittimità. Questo, ripeto, a prescindere dall’attività qualificante di Oceanomare Delphis, che aveva già dato buoni risultati».
Si tornerà a monitorare i cetacei?
«E’ nostra intenzione proseguire in quella direzione, con procedimenti trasparenti che non ci espongano a obiezioni da parte della Corte de Conti- Faremo una nuova gara, che sarà vinta dalla realtà migliore. Se Oceanomare Delphis avrà competenza, know-how e database che la qualificheranno come più competitiva rispetto alle concorrenti, vincerà».
Intanto, passano i mesi. E l’Area Marina non decolla.
«I tempi della pubblica amministrazione sono lunghi, non li scopriamo certo ora. E i responsabili di servizio, che prestano la loro opera a titolo gratuito, fanno anche altre cose. Il punto è che la pubblica opinione spesso fa le cose semplici. La pubblica amministrazione prevede invece che la forma degli atti sia sostanza».
C’è poi la questione dello studio della biocenosi, gli ecosistemi marini e il loro stato di salute. Uno studio già effettuato dalla stazione Anton Dohrn, che è un’eccellenza del nostro territorio. E che stavolta sarebbe snobbata da Strada, che ha previsto una convenzione di ricerca con l’università Parthenope.
«E’ una cosa poco piacevole. E noi del Consiglio di amministrazione non abbiamo ancora firmato quelle convenzioni. Vaglieremo con attenzione la regolarità degli atti, nell’interesse anche delle realtà del nostro territorio. L’Anton Dohrn, nella fattispecie, ha dato il via all’istituzione dell’Area Marina Protetta con il suo studio, per la qual cosa merita la nostra profonda stima e riconoscenza. Sul caso, faremo ogni opportuna valutazione».
La frattura con Strada sembra insanabile.
«Noi continuiamo a lavorare per il futuro dell’Area Marina Protetta. In queste ore stiamo provvedendo all’organizzazione di un campionato di apnea, a ottobre. Strada dovrebbe ottemperare al suo compito, immaginando progetti scientifici e convenzioni di ricerca. A volte l’impressione è che faccia altra».
Lo avete sfiduciato.
«C’è un procedimento disciplinare nei suoi confronti».
Ammettilo: siamo in un cul de sac.
«Diciamo che uno dei motivi per cui l’Area Marina Protetta non decolla è che siamo impegnati costantemente nello studio della regolarità dei passaggi formali. E lo facciamo con notevole spirito di abnegazione».
Il Cda, è una delle accuse più ricorrenti, è poco qualificato.
«Il Cda risponde all’indirizzo politico del consorzio: le persone non vengono indicate per competenze o per passione. Detto questo, non siamo una massa di incompetenti. Abbiamo un giurista, un economista, un ingegnere, profili estremamente professionali. Gianni Mattera si sta impegnando per la promozione dell’ente, ognuno fa quel che può. Sottraendo tempo ed energie alle rispettive professioni».
Si riparte da un ripensamento dei confini dell’ente?
«La riperimetrazione dell’Area Marina è un progetto lungo e articolato, che richiede studi approfonditi prima di formulare una eventuale richiesta al Ministero. Faccio un esempio: prima di dire che la zona della Corricella non deve essere Area Marina Protetta, vanno studiate le popolazioni di poseidonia che, eventualmente, vi insistono. Cosa differente per il porto di Sant’Angelo, che per un mero errore è indicato come zona BNT».
Ma l’estensione dell’Area Marina Protetta, con le conseguenti difficoltà dei controlli, è un problema?
«Uno dei problemi, certo. Sono dell’idea che vadano tutelate seriamente e con la giusta attenzione le zone più importanti da un punto di vista naturalistico, mentre per le altre possa essere rivista la forma di tutela. La zona delle Monache, a Lacco Ameno, è per esempio quasi distrutta: intollerabile. Oggi, il Regno di Nettuno è tra le Aree Marine più grandi d’Italia. E certamente la più antropizzata. Per questo, non accetto paragoni con altre aree marine protette, come quella delle Cinque Terre, che conta 4900 abitanti a fronte dei nostri 61000 residenti. Una sproporzione di numeri evidente».
Cosa dobbiamo attenderci a stretto giro?
«Il ripristino degli spazzamare, grazie a un finanziamento di 62 mila euro. Su questo, non ammettiamo inerzia da parte di Strada. Il sindaco di Barano ha chiesto che uno dei due spazzamare di cui disponiamo sia attivo già ad aprile, nell’area dei Maronti».
Dove sono gli spazzamare?
«Uno è al porto di Procida, necessita di interventi di manutenzione straordinaria prima di essere utilizzato. L’altro, di proprietà di Serrara Fontana, è a Forio in fase di rimessaggio».
Questa nuova fase di incertezza alimenta le perplessità degli operatori turistici, che già qualche mese fa avevano chiesto più fatti e meno polemiche. Chiedendo di vederci chiaro.
«Noi siamo aperti al dialogo, alle idee, alle proposte. Ma purché si parli con cognizione di causa».
C’è la possibilità che i firmatari della petizione esprimano, come uditore, un rappresentante direttore come uditore nei vostri CdA?
«I membri del Cda non possono essere più di cinque. Hanno diritto di voto, ma non possono avere né rimborsi spese né soldi. Con loro, ha diritto a partecipare Strada, che è il responsabile scientifico, mentre i membri delle associazioni ambientali già iscritte al registro della Campania devono individuare tra loro un rappresentante per il CdA, poi ratificato dall’assemblea.
Se i sindaci vogliono indicare un operatore turistico, un albergatore o un imprenditore nel Cda, non vedo dove sia il problema. E’ una scelta politica».
In conclusione, c’è speranza di una via d’uscita dall’impasse?
«Noi continueremo a portare avanti gli interessi del territorio. Ci siamo battuti per evitare il commissariamento del Consorzio perché fermamente convinti dell’opportunità di conservare l’Area Marina Protetta e della possibilità di farla funzionare, innescando processi virtuosi anche in termini di occupazione. Dal Ministero ci fu detto: approvate i bilanci e mettetevi in regola. Lo abbiamo fatto, ora è il momento di ripartire». Appunto.

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