Ida Trofa | Sisma. Ecco lo Schema di ordinanza relativa alla “Definizione dei criteri in base ai quali è possibile perimetrale i centri e nuclei di particolare interesse, o parti di essi, che risultano maggiormente colpiti e nei quali gli interventi sono attuati attraverso strumenti urbanistici attuativi (Piani di ricostruzione). Tutto ai sensi della sciagurata legge sulla ricostruzione e successive modificazioni. Tutto ai sensi dell’art. 17 comma 3 e 24bis del decreto legge n. 109/2018”.
Dopo aver perso vanamente tre anni, gli enti attuatori coinvolti nella ricostruzione, avranno poco più di due settimane per fornire indicazioni nel merito della Pianificazioni. Dai comuni alla Regione, passano per la Città Metropolitana e Soprintendenze varie, un coacervo di sterilità chiamata a rincorrere l’utopia di colmare il gap di 36 mesi in 20 giorni.
L’ultimo “giustifica coscienze”: 20 giorni per compensare decenni di vuoto in tempo utile per l’inutile anniversario del 21 agosto e soprattutto per le elezioni.
Un solo Cratere con due pesi e due misure. L’ingiustizia continua
Insomma fin qui tutto era stato elaborato con le sole ordinanze del commissario. Poi una nuova scelta politica per così dire, in non è dell’interesse e del potere sacrifica una parte del paese alla voce pianificazione e con la Legge Sisma introduce una postilla pesante. Quella che ammazza solo la zona rossa. Qui basandosi sule norme scellerate del Centro Italia, quello ancora distrutto: “La riparazione e la ricostruzione degli immobili nonché la riqualificazione ambientale e urbanistica dei territori interessati sono regolate da un piano di ricostruzione redatto dalla Regione Campania“.
La norma raffazzonata per Ischia fatta di copia incolla ed aggiunte, conferma che “detta pianificazione deve riguardare solo i nuclei di particolare interesse o parte di essi, che risultino maggiormente colpiti e che necessitino che gli interventi siano attuati attraverso strumenti urbanistici dedicati. L’intendimento del legislatore è chiaramente quello di permettere una rapida ricostruzione ovunque sia possibile e, quindi, ove non vi siano impedimenti assoluti“. Un solo Cratere con due pesi e due misure. L’ingiustizia continua come i ritardi el concretizzare un’utopia chiamata ricostruzione.
La bozza di ordinanza e i primi criteri pianificatori
Ecco in anteprima da il dispari lo schema di ordinanza sulla perimetrazione. Un atto ora al vaglio delle istituzioni ivi compreso INVITALIA. Con separato provvedimento, invece, saranno pubblicati gli esiti della ricognizione e rappresentazione cartografica in merito al raffronto tra danni post-evento sismico, carta dei vincoli e perimetrazioni del rischio idrogeologico e sismico, a cura della Struttura Commissariale, così da meglio individuare le aree eventualmente da considerare per l’attività pianificatoria di Regione e Comuni.
“Nel più ampio rispetto e considerazione delle prerogative e competenze di tutti i soggetti istituzionali coinvolti, occorre provvedere con ogni consentita urgenza ad emanare disposizioni attuative per assicurare il rispetto delle previsioni di legge in materia di perimetrazione dei territori ove gli interventi di ricostruzione necessitano di nuovi strumenti di pianificazione attuativi diversi da quelli esistenti anche attraverso specifici piani di delocalizzazione e trasformazione urbana, finalizzati alla riduzione delle situazioni di rischio sismico e idrogeologico e alla tutela paesaggistica, e a tal fine programma l’uso delle risorse finanziarie e adotta le direttive necessarie per la progettazione ed esecuzione degli interventi, nonché per la determinazione dei contributi spettanti ai beneficiari sulla base di indicatori del danno, della vulnerabilità e di costi parametrici. In tale ottica il Commissario ha avviato la programmazione dell’uso delle risorse finanziarie disponibili sulla contabilità speciale e, a parte gli interventi di tipo emergenziale ed assistenziale (cioè completamento degli interventi urgenti avviati dal cessato Commissario delegato, arch. Giuseppe Grimaldi, CAS ed assistenza alberghiera, contributi alle imprese), la linea d’azione programmatica si è divisa in tre filoni: Ricostruzione cd “leggera”.Contributi per la riparazione dei danni lievi degli immobili privati. Ricostruzione cd “pesante”.Contributi per la riparazione dei danni gravi degli immobili privati e delle attività produttive. Piani specifici per la ricostruzione delle strutture ed infrastrutture pubbliche, nonché per gli interventi sul rischio idrogeologico ed altre opere pubbliche (provvedimenti commissariali in corso di definizione).
Schilardi è soddisfatto. I terremotati senza parole
“Premesso che la ricostruzione “leggera” è ben avviata, quella “pesante” è influenzata dalla definizione delle numerose pratiche di condono interessanti alcuni degli edifici danneggiati- si legge nella bozza by Schilardi – allo stato si prevede la finanziabilità delle opere di recupero degli immobili privati, ma ne esclude la parte abusiva in ampliamento, anche se essa è stata oggetto di condono oneroso”. Per il resto grande soddisfazione di Schilardi. Ovviamente dal comodo dei palazzi mentre la gente semplice resta in mezzo ad una strada. Davvero senza parole!
“Le attività preliminari alla ricostruzione, per le zone e gli immobili per i quali essa è possibile, procedono in modo soddisfacente visto che, allo stato, i comuni di Casamicciola, Lacco Ameno e Forio, hanno rilasciato e stanno esaminando un buon numero di sanatorie ed autorizzazioni edilizie, in aree dove, appunto, non occorre alcuna pianificazione; in ciò applicando le conoscenze acquisite con la eseguita micro-zonazione sismica di terzo livello e i criteri e le cautele indicati nelle ordinanze commissariali sopra citate e di quella n. 7 in particolare. In tema di “condono” diversi pareri, prevalentemente sugli aspetti paesaggistici delle istanze di sanatoria, stanno pervenendo ai Comuni dalla competente Sovrintendenza ai BB.CC. di Napoli e provincia e molti altri sono in corso di istruttoria.
Detti criteri di perimetrazione e la successiva pianificazione non possono non tenere in conto, invero, che qualsiasi pianificazione urbanistica o edilizia, in particolar modo di tipo attuativo come lo è un piano di ricostruzione, richiede tempi di definizione elevati; è evidente che subordinare rilevante quota parte della ricostruzione ad essa, quando non strettamente necessaria, significherebbe il blocco di tutte le attività ricostruttive e l’allungamento “sine die” delle costose misure assistenziali agli sfollati, oltre che un profondo senso di delusione in quest’ultimi, in buona parte desiderosi di poter rientrare nelle proprie abitazioni. Per tale motivo le eventuali perimetrazioni proposte dai Comuni non possono che riguardare porzioni limitate del territorio, ove è effettivamente indispensabile operare una riqualificazione urbanistica con conseguenti ed eventuali interventi“.
Gli elementi della pianificazione compresa l’opzione “ZERO“
Ai fini pianificatori: vanno considerati i centri e nuclei di particolare interesse, o parti di essi, che risultano maggiormente colpiti e nei quali gli interventi necessitano di essere attuati attraverso strumenti urbanistici attuativi; ogni perimetrazione del territorio a tal fine effettuata, compresa l’opzione “zero” (cioè nessuna zona perimetrata per esigenze urbanistiche), dovrà essere motivata e giustificata sulla base di accurate valutazioni tecniche, economiche e sociali da parte dei Comuni che tengano conto anche del più ampio coinvolgimento dei cittadini interessati. Indipendentemente dalle suddette perimetrazioni, nelle aree maggiormente colpite dovranno concludersi nel più breve tempo possibile gli interventi di messa in sicurezza e rimozione delle macerie in quanto tali attività sono indispensabili per liberare le aree e consentire di individuare con maggior dettaglio i contesti edilizi che necessitano di interventi di riqualificazione ambientale e urbanistica da regolarsi con il piano attuativo di ricostruzione.
La Regione coordinerà in via ordinaria vecchi e nuovi strumenti normativi
Resta a carico di Regione e Comuni, in quanto enti ordinariamente competenti, valutare in che modo e con quali strumenti operativi possa realizzarsi il necessario coordinamento fra il Piano di ricostruzione e gli altri strumenti di pianificazione territoriale in particolare i redigendi Piani Urbanistici Comunali (PUC).
Stessi territori, leggi diverse. Uno schifo!
In attesa del complesso iter di cui sopra, al fine di non ritardare la ricostruzione, con l’approvazione della mappe e degli studi di micro-zonazione sismica i territori comunali dei Comuni danneggiati possono, al momento, suddividersi in due principali categorie: la prima è quella definita dalle zone di attenzione e/o instabilità, , gli interventi di ricostruzione non sono immediatamente attuabili e sono eventualmente autorizzabili soltanto nel rispetto delle specifiche norme vigenti in materia di rischio idrogeologico e sismico, in particolare del P.A.I. (Piano di Assetto Idrogeologico) e delle specifiche norme di intervento. Il Commissario rileva che, in attesa della completa attuazione dell’art. 24 bis da parte della Regione Campania d’intesa coi Comuni, questi ultimi possano procedere ad autorizzare i singoli interventi di ricostruzione anche pesante, qualora, in base alle conoscenze attuali, il singolo fabbricato (o aggregato in caso di gruppi di fabbricati per cui è necessario un progetto unitario) sia ubicato in aree di sedime che non presentano criticità connesse alle condizioni di pericolosità idrogeologica e/o scaturenti dagli studi di micro-zonazione sismica, ovvero da criticità riferibili al contesto urbanistico ed edilizio. La seconda zona è quella restante per sottrazione dalla precedente, in cui gli interventi di ricostruzione sarebbero immediatamente attuabili con l’ordinanza n. 7/2019, qualora il Comune interessato ritenga che la porzione di territorio in cui ricada il singolo immobile non necessiti di specifici interventi di delocalizzazione e trasformazione urbana.
Nell’ottica di quest’ultimo aspetto, in attesa delle perimetrazioni finali e dell’approvazione dei piani di ricostruzione, i Comuni possono fin da subito, se lo ritengano del tutto necessario, con atto consiliare individuare in via preliminare specifiche porzioni del territorio in cui non è possibile al momento ricostruire a causa di problematiche relative al contesto edilizio ed urbanistico e dove è necessario operare una riqualificazione ambientale e urbanistica.
Un vero schifo. Il solito modello Italico: uno stesso territorio, due pesi e due misure. Leggi e norme completamente diverse. Come diceva Andreotti a pensar male si fa peccato ma ci si azzecca.
Sit Erikus a supporto dei comuni
A supporto dei Comuni, la Struttura Commissariale, sulla base degli elementi di conoscenza disponibili sul SIT Erikus-ric, ha individuato un numero considerevole di unità strutturali che non ricadono nelle zone di attenzione e/o instabilità. Qui la ricostruzione degli edifici è, pertanto, immediatamente realizzabile a differenza delle predette zone, gli interventi di ricostruzione non sono immediatamente attuabili e sono eventualmente autorizzabili soltanto nel rispetto delle specifiche norme vigenti in materia di rischio idrogeologico e sismico, in particolare del P.A.I. -Piano di Assetto Idrogeologico e delle specifiche norme di intervento. Tra rischio idrogeologico ed incertezze di questa pianificazione non resterà nulla e la ricostruzione sarà un miraggio . Resta fermo, infatti, che il rischio idrogeologico è una realtà insanabile. Una contraddizione in termine. Non rientrerò mai in case che insistono nei luoghi in tal senso indicati dal PAI. Come a dire: Aggiusto casa con i fondi del sisma, ma non la potrò mai viverci perché sono in zona a rischio idrogeologico. Vedi piazza Bagni a Casamicciola. La regione pianifica con strumenti leggi e micro funzionari senza potere con leggi ordinarie ! E quando “farà giorno“ per chi ha perso tutto . Restano danneggiati solo i luoghi lasci i zona rossa, praticando diversità di trattamento e favoritimi per chi è riuscito a speculare anche sul terremoto ed i suoi tre gradi di giudizio: zona rossa uccisa, zona verde salvata e fatta vivere, cratere alimentato sulle sciagure dei primi.