Entrare praticamente da soli nei Musei Vaticani, mercoledì scorso, è stata un’esperienza più unica che rara. Per un attimo mi sono sentito un po’ Robert Langdon, il protagonista della celeberrima saga letteraria di Dan Brown; infatti, pensare che quell’autentico paradiso di oltre ventimila stanze, tutte stracolme di parte integrante del patrimonio artistico culturale italiano (che da sempre, com’è noto, costituisce oltre la metà di quello di tutto il mondo), sia frequentato ogni giorno da un numero compreso tra cinquantamila e sessantamila visitatori e che a noi, a porte chiuse, sia stato concesso il privilegio di visitarlo in soli quattro gruppi da venti persone (di cui il nostro era il primo), mi ha fatto a lungo riflettere sull’assoluta unicità di quanto mi stesse accadendo.
Le parole di Sonia, ottima guida museale, hanno aiutato tutti noi a immergerci in due ore di assoluta bellezza, oggi affrontati con una maturità totalmente diversa di quando, da adolescenti, ci era già capitato di compiere la stessa visita. Abbiamo ripercorso momenti e racconti importantissimi non solo della storia della cristianità, ma del panorama socio-politico di epoche gloriose e, al tempo stesso, densissime di avvenimenti non certo privi di eccessi, contraddizioni e violenze, ma non per questo meno affascinanti e meritevoli di una quanto mai provvidenziale “ripassata”.
E se l’inizio della visita attraverso i corridoi dalle volte ornate da pitture cosiddette “grottesche” che sembrano sculture o, per dirla in gergo contemporaneo, opere in 3D (in virtù dell’inspiegabile perfezione che, vista l’epoca in cui furono realizzate, non giustifica una così perfetta tridimensionalità se non per il genio degli autori), hanno subito lasciato intendere che non sarebbe stata esattamente la normale passeggiata in un lussuoso palazzo; al pari del riuscire a trovare per ben due volte l’isola d’Ischia nella sala delle carte geografiche in due diverse rappresentazioni e finanche come “Aenaria”; e, dulcis in fundo, culminare nell’ingresso solitario in una Cappella Sistina tutta per noi è stata roba da assoluta pelle d’oca. La rappresentazione del giudizio universale, la storia del Michelangelo scultore che, quasi per una sfida, prima rifiuta e poi accetta (a caro prezzo, s’intende) di lavorare per ben sei anni misurandosi nel saliscendi in quel “granaio” (così lo definì l’artista) nel per lui inconsueto ruolo di pittore, il poter ammirare nuovamente da vicino e con gli occhi da adulto quelle opere d’incomparabile bellezza che affollano da sempre i libri di storia dell’arte di tutto il mondo, sedere sugli scranni che cingono gli ambienti in cui, per l’elezione dei nuovi papi, si riunisce il Conclave, ha messo sicuramente a dura prova la mia sensibilità.
Come sempre, per l’editorialista, c’è un momento in cui partecipare l’emozione deve lasciare il posto alla razionalità dell’opinione e, nel nostro caso, ad un proficuo raffronto con la realtà che ci riguarda. Lo Stato Città del Vaticano incassa, mediamente, quasi un milione di euro al giorno dai soli ingressi a questi musei, senza considerare tantissime forme di extra quali il merchandising, le visite private, le visite cosiddette speciali (è possibile, entro certi limiti, ottenere autorizzazione ad accedere agli Archivi Vaticani) ed alcune innovative forme di intrattenimento, come ad esempio un ingresso anticipato alle 7.30 del mattino per consumare la colazione nei giardini prima di cominciare la visita. Per quanto ne so, invece, un’attrazione meravigliosa come il nostro Castello Aragonese non raggiunge i quarantamila ingressi annui; certamente molti di meno ne totalizzano gli Scavi di Santa Restituta a Lacco Ameno, il Museo di Villa Arbusto e i Giardini La Mortella. E’ molto più facile riscontrare numeri sensibilmente più importanti in un parco termale (una mia personalissima stima vuole almeno settantamila ingressi per stagione in strutture come i Giardini Poseidon o il Negombo). E quando poi ci si rende conto che, con tutta probabilità, il monumento/attrattiva più visitata sull’intera isola d’Ischia è il Bar Calise di Piazza degli Eroi (anche in questo caso, stimo che nei sette mesi clou della stagione ci entrino non meno di 600.000 persone, tra residenti e turisti), è d’obbligo chiedersi se è la strategia globale di un sistema che non c’è ad essere del tutto sbagliata nel proporre all’Ospite (in che modo?) un’offerta di turismo culturale, sulla carta assolutamente invidiabile (non dimentichiamolo: siamo la prima colonia greca d’occidente, sin dall’VIII secolo a.C.), oppure se è il target che ci siamo procurati nel corso del tempo a non essere affatto interessato ad essa; o ancora… tutte e due le cose.
Del resto, non c’è da meravigliarsi se molti dei nostri giovani, ma anche i loro ignari genitori, pur essendo Ischitani autoctoni, non conoscano i nostri splendidi attrattori culturali, al pari della pura e semplice storia della nostra meravigliosa Isola e delle radici di ciascuno di noi. Ho sempre sostenuto che, nei libri di testo delle scuole ischitane, al pari de “I promessi sposi” e “La divina commedia”, secondo i vari livelli didattici, dovrebbe figurare anche la “Storia dell’isola d’Ischia” del D’Ascia; una proposta che ho lanciato più volte, anche da queste colonne, ma che non è mai stata fatta propria dai vari Capi d’Istituto succedutisi nel tempo.
Come dire, “’u pesce feta r’a capa”, per cui non abbiamo di che lamentarci: ci tocca solo prendere atto che “è ‘a varca ca chiamma ‘e marenare”. Tutto qua!
Ottimo articolo. Ma, a parte che gli scavi a Lacco Ameno sono chiusi da anni – e ci vorrebbe davvero una campagna stampa per smuovere le cose! – stanno cambiando lentamente le cose. Anche noi guide cerchiamo, durante il classico giro dell’isola in bus, di indirizzare i turisti sulle varie cose da fare durante il loro soggiorno. Inclusi tutti i monumenti e musei sparsi sul territorio. Ci riusciamo? Io ci spero perchè vedo molto interesse.
Nemo profeta in patria
Ebbene si, caro Davide…..non hai però considerato che anche il livello culturale dei nostri visitatori in 10 anni si è notevolmente abbassato, chiedono dov’è la madonna di zaro!?! senza sapere che a 100mt vi è la colombaia di Viscconti…..
RileggiTi questo passaggio e scoprirai… che l’avevo considerato eccome. Buon tutto! 😉
è d’obbligo chiedersi se è la strategia globale di un sistema che non c’è ad essere del tutto sbagliata nel proporre all’Ospite (in che modo?) un’offerta di turismo culturale, sulla carta assolutamente invidiabile (non dimentichiamolo: siamo la prima colonia greca d’occidente, sin dall’VIII secolo a.C.), oppure se è il target che ci siamo procurati nel corso del tempo a non essere affatto interessato ad essa; o ancora… tutte e due le cose.