Aveva creato anche una filiale “pezzotta”: brillante operazione della Guardia di Finanza. In manette S.A.: acquistava orologi di lusso da privati tramite raggiri. Militari sulle tracce del “compare”
Pasquale Raicaldo | Aveva pensato a tutto, con cura certosina e mostrando una capacità criminale fuori dal comune. Un novello Arsenio Lupin, per intenderci, in trasferta sull’isola per compiere truffe. Una dopo l’altra, riportando sulla terraferma orologi di lusso e lasciando di stucco gli inconsapevoli interlocutori.
Ma a fregare S.A., classe 1956, è stato un piccolo particolare: l’altezza. Proprio così: perché l’uomo finito a Poggioreale in queste ore, tratto in arresto in flagranza di reato per possesso di documenti falsi, sostituzione di persona e dichiarazioni mendaci alla polizia giudiziaria, è caduto su quel particolare riportato fedelmente sulla carta d’identità esibita alla Guardia di Finanza al porto di Ischia. L’uomo era più alto di quanto riportato sul documento. E si mostrava anche più anziano rispetto al dato anagrafico indicato.
Mai e poi mai i militari agli ordini del tenente Paolo Aiello avrebbero tuttavia immaginato che quella singolare difformità, assai sospetta, avrebbe scoperchiato un vero e proprio vaso di Pandora. Cogliendo con le mani nel sacco un truffatore immatricolato, già finito in carcere, in attesa che si rintracci anche il suo complice.
Ma andiamo per gradi. La presenza sospetta si è palesata all’imbarco dell’aliscafo delle 14, diretto a Napoli dal porto d’Ischia, durante un’operazione di controllo del territorio isolano: l’uomo di mezza età attendeva con fare circospetto, e con una certa apparente impazienza, l’unità. Stringengo in un mano una busta di plastica da cui traspariva una scatola di colore verde, con il marchio Rolex. Una situazione che ha indotto i militari della Guardia di Finanza ad un primo approfondimento: domande di rito sui motivi della visita sull’isola, qualche informazione sulla scatola che aveva in mano. Le risposte evasive e una certa apprensione suggerivano ulteriori approfondimenti: il documenti d’identità esibito alimentava i sospetti. Davvero quell’uomo impaziente era C.G., classe 1963, napoletano? E perché quella evidente difformità sull’altezza riportata sul documento?
Dubbi sufficienti per attivare la sala operativa di Napoli della Guardi di Finanza, che confermava dubbi sull’identità del soggetto fermato, inducendo all’accompagnamento in caserma per tutti gli accertamenti del caso. Con l’ausilio delle banche dati a disposizione delle Fiamme Gialle, i sospetti si sarebbero di lì a poco tramutati in autentiche certezze: l’uomo non era C.G., come dichiarato alla polizia giudiziaria, e il documento, con quel numero di serie, era riconducibile a una cittadina italiana di origini straniere.
Il cosiddetto rilevamento foto-dattiloscopice consentiva così di procedere alla corretta identificazione del soggetto: si trattava di S.A., classe 1956, numerosi precedenti penali tra cui associazione a delinquere, lotto clandestino, rissa aggravata e contrabbando.
In attesa, appunto, dei nuovi guai in vista, con le false generalità fornite ai militari che avevano proceduto al fermo e l’esibizione di una carta d’identità contraffatta (con la tessera sanitaria). E dopo aver notiziato il Sostituto Procuratore della Repubblica di turno presso il Tribunale di Napoli, veniva disposta la perquisizione domiciliare in Napoli presso il reale domicilio del soggetto, risultato essere residenti nei Quartieri Spagnoli.
Un’operazione per la quale veniva attivata la tenenza del I Gruppo della Guardia di Finanza di Napoli, contestualmente alla denuncia e all’arresto, in flagranza di reato per possesso di documenti falsi, sostituzione di persone e dichiarazioni alla polizia giudiziaria.
Ma mancavano, evidentemente, nuovi importanti tasselli per ricostruire il composito puzzle della trasferta ischitana del Lupin della terraferma. Tasselli che sarebbero arrivati presto, prestissimo.
Perché – accertata la sostituzione di persona – andava chiarito il motivo della visita dell’uomo sull’isola.
Che sarebbe risultata essere una più ampia operazione di truffa aggravata mediante artifici e raggiri posti in essere a danno della collettività ed al fine di procurare ricchezza indebita alle organizzazioni criminali.
L’uomo poco prima di partire aveva infatti perfezionato l’acquisto di un orologio di lusso presso un istituto bancario isolano con un privato, pagandolo con un assegno circolare falso per oltre 5000 euro.
La solita truffa? Macché. Il Lupin napoletano l’aveva predisposta nei minimi dettagli: non già tramite assegni rubati e trafugati, ma mettendo in piedi un’organizzazione che aveva creato una filiale fittizia di un istituto di credito, realmente esistente. Indicizzandola persino, con tanto di inserimento nelle pagine bianche e su Google, con un’utenza telefonica alla quale rispondeva un operatore, evidentemente un complice, fornendo dati sull’effettiva disponibilità delle somme e sulla liceità dei titoli di credito emessi.
E c’era cascato non solo il titolare dell’orologio, ma persino la banca operante sull’isola, che aveva – forse incautamente – consentito il versamente di un assegno circolare, operazione che non sarebbe andata a buon fine. I militari, agli ordini di Aiello, si sono così recati presso l’istituto di credito intercettando il titolo, già destinato a partire per la terraferma, e accertandone la palese falsità dopo una serie di indagine, procedendo così al sequestro del corpo del reato.
Un meccanismo, quello messo in piedi da S.A., già abbondantemente rodato, con truffe analoghe perpetrate a vittime di Ischia e non solo.
L’orologio è stato restituito al legittimo proprietario, che nello ore successive all’operazione aveva iniziato con colpevole ritardo a insospettirsi. Sono ancora in corso le indagini – sotto una coltre di stretto riserbo – al fine di individuare i basisti e gli altri fiancheggiatori del gruppo criminale, mediante l’individuazione delle utenze mobili utilizzate per completare gli artifici e raggiri delle persone ignare del meccanismo criminale. In particolare sono sotto la lente di ingrandimento anche alcune consistenti transazioni commerciali effettuate da avventori per cifre notevoli, regolate con titoli di pagamento di dubbia provenienza e natura.
Quanto al Lupin in trasferta, deve avere a lungo rimuginato su quella carta d’identità “pezzotta” e su quell’altezza sospetta, che non ha ingannato i finanzieri di casa nostra.