Sorelle e fratelli carissimi, il Signore doni la sua pace ad ognuno di voi. Siamo qui a dare l’estremo saluto a nostra sorella Maria Teresa. Il suo corpo, sepolto dal fango, è stato l’ultimo ad essere ritrovato. Possiamo solo immaginare il dolore, l’angoscia e la preoccupazione dei genitori e dei parenti nel lungo tempo di attesa e il loro strazio quando l’hanno ritrovata.
Con questa celebrazione stiamo vicini a loro e chiediamo per Maria Teresa il paradiso. È il quarto esequie che mi ritrovo a celebrare. Quanta sofferenza, quanta angoscia, spesso nascosta, che traspare dai volti delle persone! Ma anche quanta dignità, sopportazione per un destino crudele! Non mancano le domande rivolte a Dio per il mistero di questo dolore immenso. Non ci sono risposte preconfezionate!
Possiamo solo guardare il Crocifisso, che ha condiviso i nostri dolori, le nostre domande, i nostri gridi, quando sulla croce – come abbiamo ascoltato dal Vangelo – anche Lui ha lanciato al Cielo un grido struggente: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”. Egli è sceso negli abissi della morte, di una morte drammatica e crudele, sperimentando tutta l’amarezza che essa porta con sé, ma – come ci raccontava ancora il Vangelo – è risorto, ha sconfitto la morte.
È questa la buona notizia, il Vangelo, che è a fondamento della nostra fede: “Cristo morendo ha distrutto la morte e, risorgendo, ha donato a noi la vita”. È su di essa che si fonda la nostra preghiera per i fratelli defunti. La morte non li ha annientati; in attesa della risurrezione finale le loro anime continuano a vivere in un’altra dimensione. Cosa chiediamo ora, nella preghiera, per nostra sorella Maria Teresa? Il paradiso: la pienezza della gioia e della pace, una vita piena senza lacrime, senza lutti!
Come possiamo continuare un rapporto “spirituale” (che non significa non reale!) con lei? Con la preghiera! Soprattutto quando celebriamo l’Eucarestia possiamo vivere quello che professiamo nel Credo la comunione dei santi. Non c’è nessuna celebrazione eucaristica, in cui non entriamo in comunione con i santi del paradiso e con tutti i nostri fratelli e sorelle defunti. La Chiesa è una: c’è la Chiesa pellegrina verso la patria celeste (noi), c’è la Chiesa che vive nella gloria (il paradiso), c’è la Chiesa che ha ancora bisogno di purificazione per poter vedere Dio. La Chiesa supera i confini dello spazio e del tempo!
La fede fonda la speranza, ma non toglie il dolore. Il pensiero va alla madre di Gesù, Maria, sotto la croce. Per esprimere la sua sofferenza la tradizione ce la raffigura con il cuore trafitto da spade! C’è un rapporto speciale tra una madre e un figlio o una figlia, che parte dai primi istanti, in cui inizia a formarsi nel suo grembo una nuova creatura. Maria portò suo figlio nel suo grembo con ineffabile amore. Sa chi è suo Figlio, innocente, buono, misericordioso, compassionevole! È lì sotto la croce, desolata, ma non disperata. Anche se tutto sembra dire il contrario, Lei si fida delle parole di suo Figlio: “il terzo giorno risorgerò”!
Quando vedo il dolore di una madre per la perdita di un suo figlio o di una sua figlia penso a Lei, che si fa vicina per condividere il dolore e donare speranza.
Sorelle e fratelli carissimi, l’apostolo Paolo ci ha detto che niente e nessuno può separarci da Cristo, neppure la morte! Il salmista ci ha assicurato che anche quando arriva l’ora delle tenebre, del “camminare in una valle oscura”, l’ora della morte, il Signore è con noi! Egli è il nostro pastore e ci prende sulle spalle per condurci in paradiso. La nostra parte è cercare di rimanere uniti a Cristo come i tralci alla vite.
Verrà per tutti noi la sera della nostra esistenza terrena, anche se non sappiamo né il giorno e né l’ora. Tutto passerà; rimarrà solo l’amore vero! Alla sera della nostra vita saremo giudicati sull’amore concreto ai fratelli e alle sorelle.
La morte di Maria Teresa e di altre undici persone, tra cui un bambino di soli 22 giorni e una bambina di sei anni, devono spingerci a vigilare perché chi ha le autorità amministrative e politiche sappiano coniugare il diritto alla casa per ogni persona (è un diritto costituivo della dignità di una persona insieme a quello del lavoro) e il rispetto per l’ambiente, per la nostra “casa comune”. Non si può vivere sempre con la paura di frane e alluvioni! È necessario, poi, che cresca, soprattutto nelle giovani generazioni, una cultura di attenzione e rispetto del creato.
Continuiamo la celebrazione eucaristica, chiedendo per Maria Teresa il paradiso e per i genitori e gli altri suoi parenti il dono della consolazione e della speranza. Restituta, a cui è dedicata questa basilica, che è morta giovane, martirizzata dai suoi persecutori, accolga Maria Teresa lì dove è Lei a godere la pienezza della gioia nel paradiso!