sabato, Marzo 22, 2025

E nun se vonne sta! | #4WD

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Daily 4ward di Davide Conte del 20 marzo 2025



L’incapacità delle opposizioni parlamentari italiane di garantire un dibattito civile e costruttivo è ormai sotto gli occhi di tutti. Esse non solo faticano a proporre alternative valide e una propria idea di paese, ma dimostrano quotidianamente la propria inadeguatezza. E anziché accogliere il dibattito come uno strumento di crescita democratica, lo trasformano in una mera arena di scontro ideologico, priva di argomentazioni razionali e dominata dall’isteria verbale e dalla delegittimazione dell’avversario.
Questo atteggiamento è emerso con particolare evidenza nel momento in cui il Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni ha espresso in aula, con la fermezza e l’autorevolezza che il suo ruolo impone, la propria visione di Europa. Una visione che, legittimamente, non coincide con le istanze e le ideologie del Manifesto di Ventotene, redatto da Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi. Eppure, il solo fatto di proporre un modello differente – più attento ai principi di sovranità nazionale, di identità culturale e di autodeterminazione dei popoli – è stato sufficiente per scatenare una reazione scomposta e isterica da parte delle opposizioni, spesso coincidenti con quelle parti politiche sedicenti paladine della classe operaia e anticapitaliste che, però, non disdegnano ostentare beni di lusso o girare nelle auto super costose e ipertecnologiche prodotte dal nemico giurato di turno. O ancora, candidare nel listino bloccato anche le proprie mogli per raddoppiare la loro lauta diaria mensile pagata dai soldi dei contribuenti.
L’Europa che il Presidente del Consiglio ha delineato non è un’Europa che rinnega il progetto comunitario, bensì un’Europa che rifiuta il dogmatismo ideologico di chi vuole imporre un’integrazione forzata e verticistica, priva di un autentico rispetto per le specificità nazionali. È un’Europa che crede nella cooperazione tra Stati sovrani, nella difesa delle proprie radici culturali e nella tutela dei cittadini rispetto alle derive burocratiche e tecnocratiche di Bruxelles. Ma tutto questo sembra essere inaccettabile per chi considera il Manifesto di Ventotene non come un contributo storico alla riflessione politica, bensì come un dogma intoccabile, un totem ideologico al quale si deve aderire senza possibilità di critica.
La reazione delle opposizioni di fronte a questa legittima posizione è stata, ancora una volta, un esempio di arroganza e intolleranza. Invece di rispondere con argomentazioni solide e con un confronto di idee, si è scelto di gridare allo scandalo, di agitare lo spettro del pericolo antieuropeista, di trasformare il dibattito in un linciaggio verbale. Questo atteggiamento è il segno più evidente della loro debolezza: chi non ha idee da opporre sceglie la strada della demonizzazione dell’avversario.
Non può esistere una vera democrazia laddove il confronto politico viene sostituito dal rumore scomposto delle urla, dalle accuse infondate e dai processi sommari. Il rispetto per le istituzioni dovrebbe essere un valore condiviso, ma purtroppo è evidente che per PD, AVS, M5S e altri compagni l’unico dibattito possibile è quello in cui il loro pensiero si impone come unico legittimo, mentre ogni voce dissonante viene etichettata come inaccettabile.
In un Parlamento degno di questo nome, chi dissente dovrebbe essere in grado di argomentare, non di inscenare teatrini mediatici. Ma forse è proprio questo il punto: le opposizioni, prive di una reale capacità propositiva e svuotate di contenuti, preferiscono la rissa alla dialettica, la censura alla discussione, l’insulto alla proposta. E così facendo, tradiscono il loro stesso ruolo e dimostrano, ancora una volta, la loro irrilevanza. “E nun se vonne sta!”

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