sabato, Ottobre 26, 2024

E POI ARRIVAVANO LE CASTAGNE | Le riflessioni della Prof. Sandra Malatesta

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Ischia è un’isola che produce tanto sia nelle terre, sia negli orti intorno casa, sia nei vari boschi. Se per tanti mesi predominano il mare, le spiagge, i parchi termali, quando comincia l’autunno che di solito non coincide con il 21 settembre visto che fino a ieri 17 ottobre molti hanno fatto il bagno ci si sposta dove si puliscono gli orti dalle erbacce per piantare verdure di ogni tipo. Verso metà ottobre si sentono profumi di verdure e sembra strano pulire e tagliare verze, cavoli, broccoli, che tanti producono negli orti intorno casa. A me fa tanta tenerezza quando dal nostro orto dietro alla casa, mio figlio mi scende tanti broccoli e mi riempie il lavello a formare una piccola montagnola. E mentre pulisco penso che mia madre in serata prima che imbrunisse, insieme ad altre mamme andava alla spiaggia ad aspettare i pescatori perché non avevamo orti intorno alle case. Il mare con la salsedine e la brezza non era proprio l’ideale per alcune coltivazioni. E quando per caso una sera mi trovavo ad andare alla cartoleria Di Meglio per comprare un quaderno, e sentivo profumo di arrosto, correvo subito a vedere se Arturo Impagliazzo aveva montato il suo banco per arrostire le castagne.

E se ci fosse stato, sarei andato a casa da mamma per dirglielo, e tornavo a comprare il famoso “cuppitiello” di carta che Arturo usava per metterci le castagne. Da quel momento per me cominciava il tempo delle castagne, un tempo che significava, ancora non freddo, cose buone da mangiare, uscire a passeggio per il corso insieme agli amici, comprare un disco di vinile da Morgioni, e poter ancora stare sulla spiaggia.

Mangiare castagne lesse cotte nell’acqua con la foglia di alloro, era merenda e spesso mi vedevo con le amiche. Sedute su scale di palazzi vicino casa, ognuna di noi apriva il suo cartoccio e lo allargava sulle gambe. Felici mangiavamo piano quelle castagne senza buccia e, senza parlare ci guardavamo negli occhi avendo la bocca chiusa e piena. Il tempo delle castagne segnava il passaggio verso il periodo freddo e tutti eravamo in casa intorno al braciere nella stanza principale della casa.

Li la nonna aspettava la visita di figli e nipoti buttando ogni tanto una buccia di mandarino nel braciere che profumava l’aria e anche qualche nocciola che si arrostiva. Ricordo che a fine ottobre mia nonna già voleva il braciere e io andavo in giro a cercare legnetti per accenderlo, e come mi piaceva farlo dando una mano muovendo un cartone come se fosse un ventaglio di qua e di là. Fino a dicembre le castagne le c’erano sempre nelle case, perché molte famiglie le compravano all’ingrosso. Però se le famiglie fossero state numerose si sarebbero usati le castagne peste, che erano castagne secche e costavano meno delle fresche. La sera si mettevano a spugnare in acqua per poi cucinarle come si preferiva. Il tempo delle castagne per me vuol dire tempo quasi riservato, come se fosse un uomo che ha vissuto tanti mesi contro il suo essere e sopportando rumori, musiche, chiasso, e che di colpo torna a essere sé stesso, sereno, a casa o in giro respirando aria piena di odori e vedendo foglie ingiallite che sembrano colore dell’oro, sapendo che finalmente tutto sembra più sopportabile.

Il dolce di Auda
E mentre fuori piove piano, io in cucina ho fatto un bel ragù con carne macinata alla bolognese (che mi ha insegnato Adua Scotti tanti anni fa) e chiodi di garofano. Mi è avanzata la carne e ho impastato un polpettone messo in frigo. Ho fatto un dolce tipo tiramisù ma senza mascarpone uova crude e nemmeno caffè, solo con crema pasticciera mischiata a panna e savoiardi bagnati nel latte, e poi coperto di cacao amaro così le due uova della crema sono cotte, ho paura delle uova crude se non so da dove vengono. Ogni tanto prendo il cellulare, guardo i commenti e rispondo in pochi minuti, perché sono svelta a scrivere e perché mi piace rispondere e creare dei rapporti umani anche senza vederci.

Mangeremo le tagliatelle al ragù e il dolce, il secondo in serata con insalata fresca.Ora voglio però dire che io non sono quella che fa tutto bene, che è sempre brava, noooo, io sono una donna come tante, che certe volte si scoccia, altre volte vuole fare bene, che si lamenta, che è a tratti scocciante, e che non crede che esista la perfezione, anzi crede che la perfezione non sia bella per niente mi piacciono le vie di mezzo.Nel mio essere un poco imprecisa, veloce, ci trovo quel disordine mentale che mi trascina in un mondo pieno di tante cose. Mi piace ridere di me se faccio guai, ma non potrei stare le ore a fare una sola cosa fatta benissimo per poi dire: “Ci metto tempo ma è tutto perfetto” ognuno è fatto in un modo, io amo fare tante cose magari non perfette, ma tante cose.

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