Ci sono derby e derby. Quelli meno sentiti (con le “cugine” isolane ma a causa dei pochissimi precedenti e poi perché i colori gialloblù sono amati in tutta l’isola) e quelli in cui si venderebbe l’anima al diavolo pur di vincerli. Parliamoci chiaro: l’attesa che c’era una volta, la pressione che esercitava la “piazza”, la passione con cui si vivevano le vigilie e i novanta minuti allo stadio, non appartengono più al calcio attuale. Indipendentemente dalla categoria. Fatta qualche debita eccezione, anche gli importanti appuntamenti vengono vissuti con un certo distacco.
Bei tempi quando nei vari ritrovi “pallonari”, da Piazza Croce a Ischia Ponte, le partitissime con le due torresi o con la Puteolana, con Portici o Juve Stabia, iniziavano il martedì con ampie discussioni, dibattiti, con il “Rispoli” prima e il “Mazzella” dopo che vedevano la presenza durante gli allenamenti anche di cinquanta, a volte pure cento tifosi intenti a sostenere da vicinissimo la squadra. I social purtroppo hanno modificato vecchie abitudini ma è un problema che riguarda tutti gli ambienti sportivi. Analizzando ciò che avviene altrove, si può tranquillamente affermare che il fenomeno sull’isola ha assunto contorni meno drammatici. Insomma, il fuoco c’è, c’è sempre stato, ed è pronto a divampare…
34 PRECEDENTI – I precedenti con il Savoia sono 34. Le due squadre si sono affrontate in tutte categorie, da quelle dilettantistiche a quelle professionistiche. Stesso discorso per Turris e Puteolana. Ecco un altro motivo per il quale determinate sfide hanno un sapore particolare. Contro i bianchi torresi sono nove i successi isolani, tredici quelli biancoscudati, dodici i pareggi, l’ultimo dei quali il 1 dicembre scorso a Fondobosso. Uno zero a zero al termine di una partita comunque interessante e tecnicamente valida, giocata meglio dalla squadra allenata da Carannante.
Non dimentichiamo che, al di là delle vicissitudine societarie, sulla querelle agostana con l’attuale governance e l’ex presidente Franceschini che ha avuto ragione in sede civile nel novembre scorso (senza che il Comitato Campano a tempo debito abbia mosso un dito per dirimere la questione nell’ambito della giustizia sportiva), quella torrese è una squadra allestita praticamente last-minute. Un gruppo forgiato e rinforzato dal tecnico che ha chiesto e ottenuto l’acquisto di calciatori che già aveva avuto precedentemente alle sue dipendenze.
Epiche le sfide tra Savoia e Ischia al “San Paolo”, quando l’allora presidente Moxedano non aveva a disposizione il “Giraud”, stadio chiuso per anni e che, anche se ha ospitato successivamente gare di C/1 e B, con una seconda ristrutturazione, presenta problemi di agibilità che precludono la possibilità alle tifoserie ospiti di presenziare. I tifosi gialloblù un po’ più grandicelli ricorderanno il doppio successo dell’Ischia nella stagione 1994/95. Un 1-0 e 0-1 “ricambiato” a distanza di qualche anno, precisamente nella stagione 2001/2002 quando alla guida di “Billone” Monti, l’allora InterSavoia sbancò Fondobosso allungando la striscia dei record (impietoso lo score a fine stagione: 22 vittorie, 8 pareggi, 0 sconfitte).
LA PRIMA NEL 1942 – Il primo precedente assoluto tra Savoia e Ischia è in Prima Divisione regionale (la quarta nazionale) datato 18 ottobre 1942 quando l’Ischia sul campo dell’“Arso” si impose per 2-0. Al ritorno, netta sconfitta della squadra di Filippo Ferrandino (6-1). Gli ultimi precedenti in D si giocarono nell’annata 2007/08: all’andata finì 2-2 e al ritorno 0-0 (c’erano gli ex Citarelli in panchina e Chiaiese in campo).
Ma a nostro parere il Savoia-Ischia che resterà per sempre nella storia (ed è stato l’ultimo tra i “pro”) è quello disputatosi il 22 marzo 1998 sul neutro di Agropoli. Uno stadio (il futuro “Guariglia”, praticamente non ancora inaugurato) che non aveva settore ospiti e per questo motivo (problemi di ordine pubblico), l’incontro fu fatto disputare a porte chiuse. Quella partita è ricca di retroscena, con tentativi dall’una e dall’altra parte di ottenere un vantaggio da questa situazione. Un intreccio di telefonate tra questure, Lega di C, finanche politici influenti, che durò parecchie ore. Praticamente nella serata del sabato si prospettava un rinvio, poi alle 11.45 di domenica si arrivò alla decisione di giocare ma senza spettatori nella non lontana Agropoli (l’Ischia era in ritiro in un prestigioso albergo di Paestum). Il tutto mentre la squadra pranzava ed era stata tenuta all’oscuro di tutto dagli allora dirigenti D’Abundo, Brunetti e Spignese. Una volta in campo, l’Ischia guidata da Rispoli inflisse una vera e propria lezione al Savoia. Musumeci e un giovane Di Nardo (che tredici anni dopo indossò la casacca dell’Ischia) risposero a Gianluca De Angelis. Festa grande per i circa duecento tifosi oplontini appollaiati su un terrapieno a duecento metri dallo stadio, zittiti però a inizio ripresa da Tony Barbera (un oplontino doc!), da uno scatenato Donato Terrevoli e dall’estroso Ciaramella. Inutile un rigore di Califano al 94’: ormai l’impresa era compiuta! Grande, anzi grandissima Ischia!