Non sappiamo se quella casetta in Canadà, come da canzoncina d’ordinanza, sia davvero piccola. Sappiamo però che Emanuela Migliaccio, ischitana doc e fotografa di talento, vi abbia trovato la sua meravigliosa dimensione.
Perché a Montreal, dove si è trasferita con il compagno Isidoro e la splendida Marianna, la loro primogenita, Emanuela ha sprigionato arte e fantasia, lasciandosi alle spalle la vita isolana e – come ci racconta alla vigilia di una mostra collettiva che la vedrà protagonista – «ricominciando da zero».
Verrebbe subito da parlare di meritocrazia e di civiltà, di un Paese che dà spazio al talento – premiandolo – e di un altro che lo reprime, deprezzandolo. Ma questa è una storia positiva. L’orgoglio dell’isola per una donna che ha trovato la sua strada, benché Oltreoceano. L’idea che con gli affetti più cari si possa costruire un percorso felice e fortunato lontano da casa. «Bisogna essere forti e credere in un sogno», ci confida Emanuela. E lei ci ha creduto, altroché. «Beh, sono sempre stata una persona determinata. Ed eccomi a 90 mila chilometri da casa, lontano da parenti e amici. Per cosa? Per un sogno, appunto. Un sogno chiamato Isidoro e Marianna, la nostra bambina».
Dolcezza, fantasia, talento. E sogni che disvelano opportunità. Perché qui, a Montreal, nel centro più popoloso del Quebec, c’è chi ha creduto nell’occhio della Migliaccio. Non già spedendola a fare foto sottopagate in giro, ma dandole fiducia. Avercene.
«La Yellow Fish Art Galerie crede fortemente nella mia arte», ci spiega. Dapprima con la Nuit Blanche 2014, poi con la Nuit Blanche 2015. Quindi con una personale, inaugurata lo scorso 9 settembre: suggestioni in bianco e nero – cavalli e boschi, corpi sinuosi in acqua e figure quasi fiabesche – targate Migliaccio. In Canada.
Uno stile che l’amico Gino Di Meglio definisce onirico ed evocativo, seguendone da Ischia l’evoluzione, orgoglio e compiaciuto. «Le sue – spiega l’avvocato – sono immagini preziose che si disvelano all’occhio dell’osservatore come dei sogni ad occhi aperti».
E ora, una nuova sfida. Dal 18 novembre prende il via una mostra collettiva, “Les bonnes choses viennent en petits paquets”, alla quale Emanuela partecipa con una serie di scatti suggestivi di nudo femminile. Nei quali Kath, la modella canadese (che però vive negli Usa) rivela una delicata femminilità. E la fotografa ne cattura l’anima, giocando con doppie esposizioni in fase di scatto.
«Ho sempre amato fotografare le donne – ci racconta Emanuela – e credo che la femminilità, l’essere pienamente donna, sia un traguardo cui si giunge gradualmente. Cominciando da piccole. La bellezza delle forme femminili è un soggetto eccellente per le foto artistiche: grazie alla mia bellissima modella sono riuscita ad esprimermi come non mi accadeva da tempo. Entrando in piena sintonia, l’una con l’altra, malgrado lo scarto linguistico». Del resto che vuoi che sia, la lingua, di fronte al linguaggio universale dell’arte?
pasrai