Enrico Scotti non è stato solo Calcio. Enrico Scotti è stato il “padre” della Pallacanestro ad Ischia. Il racconto di questo altro lato di Enrico Scotti lo facciamo con le parole dello stesso Enrico Scotti e di un altro “padre” della pallacanestro ischitana, Beppi Banfi.
“Quando eri Giaguarone… – ricorda Banfi durante la festa degli 80 anni – eri seduto insieme ad altri compagni nel pulmino della Singer e andavamo in giro per Ischia a pubblicizzare la partita del giorno dopo e li facevi il Giaguarone. Ci hai convocati nello studio».
Enrico colse la palla al balzo: «Dovete sapere che tra le tante cose che non mi sono negato, c’è stata pure una meravigliosa frattura al femore. Era il 1957 e dopo tre interventi dovevo fare riabilitazione. Per fare rieducazione, lì dove vivevo da studente dell’istituto tecnico per geometra – che a Ischia non c’era ancora – vivevo vicino a Napoli, a Barra, a casa di uno zio maresciallo di pubblica sicurezza. Sotto casa c’era un campetto di basket in terra battuta e io per fare rieducazione scoprii il basket. Tanto è vero che l’altezza c’era. Detto questo, insomma, alla fine entrai nel gruppo sportivo e facevo lancio del disco e pallacanestro.
Rientrai da diplomato a Ischia e incontrai il mai dimenticato Livio Scilipoti, che veniva dall’Egitto e anche lui là aveva fatto basket. Ci confrontammo e quindi iniziammo a fare pallacanestro. Se oggi esiste un movimento di basket, lo si deve a quel gruppo di amici dell’epoca, ma era un modo garibaldino”.