Nelle sue dichiarazioni in un’intervista al nostro quotidiano, il sindaco Enzo Ferrandino non ha risparmiato un riferimento sia alla questione tassa di soggiorno e relativo nuovo regolamento approvato in consiglio comunale (argomento oggetto di un articolato ricorso al Garante per la Privacy) sia al rinnovo delle concessioni demaniali, anch’esso oggetto di ricorso da parte di molti operatori balneari del Comune di Ischia.
Nel primo caso, l’arrampicata sugli specchi del primo cittadino è stata a dir poco pietosa, ostentando prudente ottimismo verso l’esito del ricorso, senza interrogarsi neppure un attimo sull’effettiva liceità di quanto deliberato dal civico consesso e, soprattutto, puntando genericamente il dito contro gli abusivi, sottraendosi così a quello che sarebbe stato il giusto confronto con gli operatori del settore, con le loro esigenze e con le loro legittime perplessità e difficoltà. Ma, ovviamente, la capacità di interrogarsi preventivamente sulla bontà dei propri provvedimenti non appartiene a questa classe politica, fin troppo piena di sé per ammettere, al di là dell’autotutela, l’inopportunità di gran parte delle proprie scelte amministrative.
Nel secondo caso, invece, Ferrandino si è ben guardato dall’esprimersi su altre due concessioni rinnovate decisamente contra legem: quella dei campi da tennis al Lido e quella dei campi da bocce nella medesima località. Anche in quel caso, esiste un esposto che ne richiede l’annullamento in autotutela della prima, ai sensi degli ultimi pronunciamenti nel merito da parte del Consiglio di Stato, in barba anche alla proroga post-Covid concessa dal Governo Meloni; ma anche della seconda, su cui grava anche l’onere di non aver messo a bando la concessione in modo da coinvolgere altri potenziali interessati prima di rinnovarla ai precedenti concessionari.
In entrambi i casi, del resto, emerge la precisa volontà di Enzo Ferrandino e compagni di fottersene altamente di quanto rappresentato in modo chiaro e legittimo dagli esponenti, facendo trascorrere ampiamente i canonici trenta giorni previsti dalla legge senza fornire risposta ed esponendo così l’Ente ad ulteriori, possibili contenziosi con privati, i cui costi e conseguenze ricadranno ancora una volta sulle spalle e sulle tasche della collettività.
La fortuna è che trattandosi di argomenti in cui si toccano le loro tasche, gli Ischitani hanno cominciato a ribellarsi e a dire basta. Mi chiedo, però, quand’è che essi inizieranno a rendersi conto che al malgoverno locale bisogna reagire sempre e a schiena dritta, anche quando la cosa sembra non riguardarci direttamente.