Devo riconoscere che nel mio #4WD di novembre scorso una previsione la sbagliai, ritenendo che il Natale di lì in divenire avrebbe portato aria di burrasca nella giunta comunale di Ischia, riferendomi alle ormai imminenti novità che anticipai largamente per quanto riguarda i problemi poi occorsi al cantiere del parcheggio della Siena tra il comune e la società proprietaria.
Sono infatti passati altri sei mesi prima che tra Enzo Ferrandino e Paolo Ferrandino (omonimi ma non parenti e neppure troppo simili sul piano personale) si rompessero le cosiddette “giarretelle”, al punto da favorire la decisione del primo di estromettere dall’esecutivo il secondo. E oggi vorrei analizzare questa situazione insieme a Voi con il massimo distacco possibile!
Partiamo da un concetto: quella assessorile è una nomina del tutto fiduciaria del sindaco, che sceglie di formare il governo del paese scegliendo -nel caso di Ischia- sei persone di cui fidarsi e dalle quali farsi affiancare, conferendo loro deleghe operative nei gangli vitali dell’amministrazione locale. È quindi legittimo che se il rapporto fiduciario con un assessore viene meno, il sindaco abbia tutto il diritto di revocargli la nomina e sostituirlo.
E’ altrettanto vero, però, che se per un assessore esterno l’atto di fiducia è del tutto unilaterale, il discorso cambia quando la cosa riguarda un candidato di lista regolarmente eletto consigliere comunale, diventando assolutamente vicendevole. La nomina resta sì fiduciaria del sindaco, ma nelle realtà che superano i quindicimila abitanti l’ordinamento fa sì che tale fiducia venga ampiamente ricambiata da quel consigliere comunale il quale, ancor prima di accettare la nomina ad assessore, deve dimettersi preventivamente dal ruolo elettivo conquistato con il consenso popolare, mettendo il suo destino unicamente nelle mani del sindaco stesso. E questi, a sua volta, può tenerlo con sé per l’intero mandato, ovvero mandarlo a casa senz’appello in qualsiasi momento.
Poiché sappiamo tutti benissimo che il motivo del contendere è stata proprio la posizione oltranzista adottata per precisa volontà del sindaco contro l’opera della società di Santaroni, di cui Paolo non certo da oggi è amico e consulente fiduciario, non posso che considerare la decisione di Enzo di cacciare Paolo dalla giunta come frutto di un pretesto per disfarsi di un alleato ormai scomodo, considerato altresì che se si volesse mai parlare di un suo possibile conflitto d’interessi in virtù del doppio ruolo, si tratterebbe di un problema preesistente sin dall’inizio del primo mandato sindacale di quest’amministrazione e non scoperto casualmente poco fa.
Tenuto conto che non vale neppure la pena di parlare di certi atti di questo sindaco, da tempi non sospetti poco incline a mantenere la parola data (chiedetelo, ad esempio, a Peppino Brandi), io adesso sarei piuttosto curioso di sapere cosa farà Giovanni Sorrentino, a sua volta miracolato per due volte dalle dimissioni di Paolo che gli hanno consentito per due elezioni di fila, da primo dei non eletti, di rientrare in consiglio comunale. E in ogni caso, se per Paolo vale il famoso detto “chi va pe ‘chisti mare, chisti pisce piglià” (per amicizia gli risparmio “errare humanum est, perseverare autem diabolicum”), all’attuale sindaco d’Ischia bisognerebbe ricordare che un giorno, prima o poi, i politici passano, ma gli Uomini (maiuscola non casuale) restano. Anche se non tutti a testa alta.