Enzo Ferrandino dimostra ancora una volta di avere scarsa memoria, in particolare nelle occasioni in cui non dico la parola d’onore (gli chiederei troppo) ma, quanto meno, la riconoscenza, dovrebbe assumere la giusta importanza. Ma come ho avuto modo di scrivere più volte, ultima solo cronologicamente due giorni fa su Facebook, per gli inquilini del palazzo di Via Iasolino la riconoscenza -come diceva Cossiga- è sempre più il sentimento della vigilia.
Il primo cittadino del nostro Comune, che mi dicono si sia ultimamente dedicato a consolidare alcune partnership cinesi unitamente al suo collega ed omonimo di Casamicciola nonché predecessore ad Ischia, non manca comparire di tanto in tanto sui social. A tal proposito, eccolo sbandierare qualche foto di lavori in corso al lato mare della scogliera sottostante la stazione del Benthos, rivendicando l’inizio dei lavori che consentiranno il proseguimento della passeggiata dalla Riva Destra alla Spiaggia di San Pietro e la paternità di tale progetto in capo all’ufficio tecnico sin dal 2018.
Peccato che nel rispondere in tal modo all’amico Marco Renardi, convinto invece che l’autore del progetto fosse stato il compianto Sindaco d’Ischia Gianni Buono, Enzo Ferrandino abbia dimenticato (o fatto finta di dimenticare, ma gliel’ho ricordato) che appena dieci anni prima, salvo parlargliene privatamente negli ultimi anni anche dalla terrazza di casa Sua nel corso di alcune visite ad hoc, il libro “Ischia: com’era, com’è, come potrebbe essere” di Sandro Petti conteneva questa e tante altre idee simili per migliorare il nostro territorio, in particolare alla Riva Destra e ad Ischia Ponte.
L’attuale sindaco, al pari dell’altro Ferrandino, non solo si è limitato a far finta di ascoltare l’ottimo architetto per poi ignorarne le idee (forse perché a costo zero per l’ente?), ma quando ne ha finalmente adottata una si è ben guardato da riconoscerne pubblicamente la paternità, privandolo del giusto rispetto anche post mortem.
L’inguaribile passione per il bello del grande Sandro e il Suo attaccamento al territorio lo hanno spinto sino all’ultimo momento a offrire il suo contributo a quell’isola d’Ischia che non lo ha mai amato e rispettato abbastanza per ciò che ha rappresentato. Meno male che chi, come me, gli voleva bene sul serio e disinteressatamente, non si è mai stancato di spiegargli, facendoglielo capire, che con certi soggetti si perde solo tempo. E lui, pur esortando sempre tutti a pensare in grande e a non smettere mai di sognare, aveva sintetizzato la sua presa di distanze in poche parole: “Ve lo dovete sognare .. ma nemmeno ci arrivereste!”