L’Autorità Nazionale Anticorruzione, a firma del suo presidente, il più che invocato, Raffaele Cantone striglia Silvano Arcamone e il comune di Ischia. Un richiamo, quello del consiglio, che va letto con attenzione e che nasce, come volevasi dimostrare da una denuncia di Carmine Bernardo. Nel 2009, infatti, il “pitbull” dell’opposizione del sindaco Giosi Ferrandino aveva denuciato la “stazione appaltante” del Comune di Ischia in merito a presunti lavori “i nero”, ovvero gli affidamenti professionali che l’UTC di Ischia affidava ai dirigenti e, nel caso di specie e sotto i riflettori Bernardo, quello relativo l’architetto Marco Raia.
Ma se della denuncia di Bernardo, l’allora Autorità di Vigilanza Contratti Pubblici non ha trovato riferimento, è emerso dall’indagine dell’ex AVCP un’altra – a dire il vero – strana anomalia messa in atto dal Comune di Ischia. Secondo Cantone, ricordiamolo nominato da Matteo Renzi dopo lo scandalo MOSE, il comune di Ischia avrebbe “operato in contrasto con le disposizioni di cui all’art. 29, comma 4 del D.Lgs 163/2003).
Secondo Cantone e i suoi dirigenti, gli uffici del Comune di Ischia avrebbero spacchettato 5 interventi al Campo Sportivo Mazzella, 3 relativi a Via Iasolino e 5 su Via Iasolino per eludere i controlli dell’Autorità e affidare, sotto soglia gli stessi lavori ai professionisti, di volta in volta, individuati.
La risposta e la difesa di Silvano Arcamone, che ha già proposto appello alla decisione dell’Autorità, invece mostra come la tesi dell’Autorità sia difficile da seguire.
Secondo Cantone, infatti, Arcamone avrebbe dovuto raggruppare i finanziamenti ricevuti negli anni 2009, 2010 e 2011, unificare i procedimenti e i finanziamenti emessi da enti diversi (Regione Campania, Inail, leggi regionali con annualità 2004, 2007 e varie finanziarie fino al 2005) e procedere con l’affidamento dei diversi ruoli operativi (Rup, Supporto al RUP, Direzione dei lavori, Progettazioni, Indagini geologiche, collaudi e opere murarie) come se si trattasse di un unico intervento ai tre “oggetti” messi sotto la lente di ingrandimento dell’indagine dell’Autorità: la Scuola Media “Giovanni Scotti”, il Campo “Mazzella” e “Via Iasolino.”
Nonostante la stessa Autorità abbia rilevato come i singoli interventi siano in possesso di un singolo CUP rilasciato dalla stessa, sembra che Arcamone abbia diviso in lotti un unico intervento senza rilevare, però, la natura “singola” degli interventi.
Secondo Cantone “Le spiegazioni fornite dalla S.A. (stazione appaltante, ndr), in merito alle scelte compiutee circa la suddivisione in più lotti o fasi di interventi, richiamano sostanzialmente finanziamenti di provenienza diversa delle opere e varie annualità degli stessi; tuttavia tale motivazione non appare del tutto idonea a superare le criticità poste in evidenza dall’istruttoria, atteso che non sono state fornite specifiche e puntuali motivazioni che avrebbero impedito una più razionale visione di insieme delle esigenze di intervento (quali, a titolo esemplificativo, quelle adeguamento normativo del medesimo edificio), in base alle quali prevedere le attività complessivamente da affidare a professionisti esterni all’amministrazione; di contro emerge il carattere ricorrente e praticamente sistematico della fattispecie rilevata che ha determinato l’assenza di procedure concorsuali. Il modus operandi della S.A. sopra esplicato, appare, pertanto, di fatto elusivo di procedure di affidamento più rigorose che sarebbero state, invece, necessarie, ove si fosse considerato l’importo complessivo degli incarichi di affidare al medesimo professionista”.
Ovvero, secondo l’Autorità Anticorruzione “la stazione appaltante in relazione all’affidamento degli incarichi professionali, abbia operato in frazionamento di opere attinenti ad un medesimo “oggetto”.
Per capirci, noi comuni mortali, secondo l’Autorità Anticorruzione, Silvano Arcamone avrebbe dovuto conservare tutti i finanziamenti che negli anni ha ricevuto, ad esempio per la Media Scotti, e fare un unico affidamento. Quindi non eseguire gli interventi finanziati nel 2009, nel 2010 e nel 2011, farli scadere, perdere i soldi ma fare un unico affidamento.
Sembra davvero una tesi che ci lascia perplessi, così come ci lascia perplessi leggere che la Stazione Appaltante abbia “diviso in lotti” progetti diversi, per interventi diversi realizzati, sì, su unico “oggetto” (Stadio, scuola o via Iasolino) ma fatto in anni diversi. Solita italietta.
Nell’edizione di domani in edicola: il testo integrale della nota, la difesa di Arcamone e tanto altro