[intro]Nel processo in cui sono imputati anche Giosi Ferrandino e Silvano Arcamone il funzionario ha dichiarato che il suo ufficio aveva seguito scrupolosamente la pratica[/intro]
Per la realizzazione della famosa caserma del Corpo Forestale dello Stato nel comune di Casamicciola, all’interno di una macchia mediterranea, che è costata l’abbattimento di decine di alberi di alto fusto, è comparso l’allora sovrintendente di Napoli Gizzi, che all’epoca si occupò con i suoi più stretti collaboratori dello studio della pratica. Definita dagli stessi funzionari della Soprintendenza “scottante” per la modalità con cui si era giunti alla individuazione dell’area dove sarebbe stata costruita la famosa caserma.
Sul banco degli imputati vi sono personaggi importanti della politica, ma soprattutto tecnici e dirigenti del Ministero delle infrastrutture. Ad iniziare dall’ex sindaco di Casamicciola Giuseppe Ferrandino, che attualmente ricopre la stessa carica ad Ischia; l’ex responsabile dell’Ufficio tecnico Silvano Arcamone; Domenico Parracino, rappresentante legale della società “ING Lombardi & C. Costruzioni edilizie”; Nicoletta Liviana Buono, responsabile del procedimento presso il Provveditorato delle Opere interregionali; Donato Carlea, in servizio presso le Opere interregionali pubbliche della Campania.
Il sovrintendente ha cercato di spiegare che il suo ufficio per questa pratica ha svolto un’istruttoria meticolosa, senza lasciare nulla al caso. Seguendo l’andamento dell’inizio dei lavori ed imponendo al tempo stesso delle rigide prescrizioni, in modo da attutire al massimo l’impatto ambientale. Cercando di costruire intorno all’immobile un habitat vegetativo che in qualche modo nascondesse la struttura. Un ridimensionamento c’era stato rispetto al progetto originario grazie proprio al ruolo della Soprintendenza.
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