Sei mesi: è quanto durerà l’Expo 2015. Il tempo stretto e necessario per far incetta di idee e programmi per l’Italia che verrà. Una vetrina internazionale che saprà trasformarsi in uno straordinario laboratorio internazionale sul tema “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita”? Ce lo auguriamo, anche se, come ha fatto notare Franceschini, noi italiani non abbiamo ancora ahimè compreso la portata dell’iniziativa. Renzi ha detto bene: “Con la nostra determinazione, potremmo fare dell’Expo non un evento, non una fiera”, perchè “con l’Expo riusciremo a vedere quella che è l’Italia dei prossimi anni”. Identità ed integrazione faranno da filo conduttore in quella che si prospetta la prima delle opportunità importanti per una Italia che ancora annaspa e che punta a vedere in questo 2015 l’anno “felix”, chiaramente nel senso di “fertile”. Sarà così? Oltre gli scandali, i presupposti e le previsioni ci fanno essere ottimisti. Sappiamo bene che esposizioni universali come queste hanno sempre avuto una forte connotazione istituzionale, centrata non a caso sulla partecipazione dei governi più importanti del mondo con un notevole interesse da parte del pubblico. Va da se che obbiettivo prioritario dell’Expò sia poi non a caso quello di rivelarsi un momento topico nel confronto tra governi ed istituzioni, quanto d’incontro, integrazione, tra popoli e cittadini su quelli che sono stati indicati come i problemi dell’umanità del Terzo Millennio: cibo e sostenibilità. La responsabilità delle scelte dell’uomo su queste due questioni è davvero enorme, a tal punto da influire su tutti gli aspetti della sua vita, come individuo che come società, determinando la sostenibilità o meno del mondo che ci circonda e del suo sviluppo. Stati, Governi, Istituzioni, organizzazioni internazionali, soggetti privati etc, sono tutti chiamati a riflettere sul futuro del Pianeta a breve e medio termine richiamando la loro responsabilità nei confronti di ciascun individuo. Dalle tecnologie alle politiche di governo ogni azione dovrebbe essere utile a migliorare il nostro ambiente di vita e l’idea di mettere mano a quello che già viene definito “Il Codice di Milano”, un codice etico contro gli sprechi, cui lavoreranno ben dodici commissioni di esperti nel corso dell’Expò, apre uno spiraglio in quel cambio di rotta che si spera spinga gli Stati del mondo ad agire finalmente verso il bene comune. La globalità dei temi e degli obiettivi, tuttavia, non deve indurci erroneamente a credere che qui si stia trattando di massimi sistemi che nulla hanno a che vedere con la nostra quotidianità e realtà. Mai come in questo caso, una Kermesse incentrata sull’alimentazione, sulla sostenibilità e sull’integrazione tra popoli, potrà rappresentare una straordinaria opportunità per le nostre tradizioni. Innovazione e tradizioni a braccetto possono significare il nostro passo verso l’uscita dalla crisi. Lotta alla fame, sostenibilità, salute e cibo come strumento di pace e di espressione culturale non sono argomenti che stridono con le nostre identità locali. I nostri oltre 8000 comuni, raccontano della loro identità attraverso i colori, gli odori ed i sapori di una storia che si arricchisce attraverso il cibo e che rispetto a qualsiasi altro stato al mondo ha saputo nei secoli coniugare ingredienti provenienti da tutto il mondo pacificando i palati quanto motivando l’integrazione tra popoli. Il “Turismo siamo Noi”, urlava il nostro compianto Direttore. Ebbene, oltre le problematiche globali, Expò 2015 può davvero consentirci di ripartire. Circa 180mila persone al giorno, per un’aspettativa complessiva di 20 milioni di visitatori accenderanno i riflettori sulla nostra bella Italia. I benefici per tutti, oltre gli investimenti diretti di altri paesi, si potranno registrare anche sulla nostra nuova generazione di turismo per il territorio. Expò 2015: un’operazione che, partendo dal tema dell’alimentazione, arriva all’opportunità di internazionalizzazione del lavoro made in Italy, con tante opportunità nuove di occupazione. Noi Italiani siamo sempre pronti alle critiche ed il solo pensare che Expò 2015 non sia una grande opportunità per il nostro Paese, è pura follia. Va da se che non cavalcare in maniera straordinaria questo Expo tutto italiano che si occupa del cibo sarebbe insensato. I nostri numeri sull’agroalimentare sono terrificanti: nell’ultimo ventennio sono precipitati, accompagnati da un cambiamento terribile nella nostra cultura, nel nostro modo di vivere. Siamo decimi al mondo per esportazione agroalimentare: primi gli Usa, seconda la Germania, terzi i Paesi Bassi, poi la Francia, il Brasile, l’Argentina. Si va dai 100 milioni di dollari dell’America ai nostri 40 milioni, la metà dei Paesi Bassi: un dato incredibile, per quanto nel mondo si parli sempre del cibo italiano. Il motivo? Un mix di inconcludenze tra istituzioni ed impresa che non hanno fatto nulla su agricoltura e turismo, specie negli ultimi anni. Oggi siamo quinti al mondo per il turismo straniero, quando la combinazione italiana fra arte, paesaggi e agroalimentare non ha uguali. Come qualcuno ha detto: “Figli di Colombo e Marco Polo, siamo artisti singoli, incapaci di fare rete, e incapaci di fare i mercanti”. E’ un dato certo che la vendita dei prodotti “italian sounding”, le imitazioni, vendano il doppio del nostro fatturato. Per tutti noi, la posta in gioco è altissima ed è per questo che spero davvero che si riesca a comunicare a tutti i cittadini quale grande opportunità rappresenti per il Paese intero l’Expò 2015. Ischia parteciperà? Spero davvero di si, affinché, nelle condizioni politico-amministrative difficili in cui operiamo, si possa davvero fare di questa occasione un volano anche per la nostra isola. Sei mesi di Expò per fare un salto di qualità. Sei mesi per raccontare un cambio di passo che sappia raccogliere la sfida del futuro.