Serviranno altri sei mesi di indagine per completare il giro di vita sui “furbetti della residenza” dell’isola d’Ischia. In queste ore, infatti, è stato notificato l’avviso di proroga delle indagini a carico dei napoletani che hanno dichiarato di risiedere a Ischia che devono rispondere del reato di falso e truffa secondo le accuse mosse dai pubblici ministeri del pool reati contro la pubblica amministrazione della sezione coordinata dal procuratore aggiunto Sergio Amato.
Secondo quanto emerso dalle indagini, oltre 140 napoletani avrebbero fornito dichiarazioni non veritiere per beneficiare di agevolazioni tributarie e sconti nei trasporti. In pratica, una vera e propria frode, portata avanti singolarmente ma con lo stesso schema, spesso all’interno di nuclei familiari. Un meccanismo ormai ben collaudato, oggi sotto la lente della magistratura. Si parla infatti di una presunta frode legata a residenze fittizie sull’isola di Ischia. Nel frattempo la Procura di Napoli ha già inviato 140 notifiche di proroga delle indagini ad altrettanti cittadini, tutti formalmente residenti a Napoli.
L’ipotesi investigativa è chiara: alcuni avrebbero ottenuto, in modo illecito, certificati di residenza nei comuni ischitani, intestando immobili come “prima casa”, pur non vivendoci realmente.
Le indagini, condotte dagli agenti della Polizia di Stato di Ischia, coordinati dal vicequestore Ciro Re negli anni scorsi, hanno evidenziato che questi certificati sarebbero falsi, con conseguente danno economico per le casse comunali ischitane e vantaggi economici per i cosiddetti “residenti fantasma”. Questi, dichiarandosi residenti a Ischia, evitano il pagamento dell’Imu sulla prima casa e accedono a ulteriori benefici fiscali, anche in occasione di compravendite immobiliari.
Non si tratta solo di tasse: tra i vantaggi figura anche la possibilità di trasportare la propria auto sull’isola – anche nei mesi estivi – usufruendo di sconti riservati ai residenti. Una piaga, questa, che da tempo viene sbandierata sull’isola e che, certamente, oltra ad eludere il famoso “Divieto di Sbarco”, crea ingorghi e rende invivibile l’isola.
Tra i controlli (condotti con metodi tradizionali, mediante sopralluoghi e controlli diretti sul territorio) effettuati ci sono accertamenti sui consumi delle utenze domestiche nei mesi invernali, l’iscrizione dei figli nelle scuole locali, e lo stile di vita dichiarato rispetto a quello effettivamente riscontrato. In molte situazioni, le verifiche hanno confermato i sospetti della Procura, che ritiene l’indagine ancora in evoluzione. Il numero di presunti falsi residenti potrebbe infatti aumentare.
I prossimi passi prevedono, per coloro che non riusciranno a dimostrare di risiedere stabilmente a Ischia e di possedere effettivamente una prima casa sull’isola, l’emissione di avvisi di conclusione delle indagini. A quel punto, sarà possibile per gli indagati fornire la propria versione dei fatti o eventualmente optare per il risarcimento del danno economico arrecato ai Comuni, prima che la vicenda arrivi in tribunale.
Resta poi aperto un altro filone dell’inchiesta, che riguarda possibili responsabilità da parte di dipendenti comunali, accusati di aver chiuso un occhio – o addirittura agevolato – la produzione e approvazione dei certificati di residenza irregolari.

Che articolo del cavolo. Già si nota il pregiudizio contro i “napoletani”.
Poi si va nel ridicolo quando si scrive di danno economico arrecato ai comuni per il mancato pagamento dell’Imu. Se uno ha pure casa a Napoli (visto che la colpa è dei “napoletani”) e dichiara di risiedere sull’isola, allora pagherà l’Imu a Napoli. Quindi dovrebbe essere il comune di Napoli a risarcire i comuni isolani per aver incamerato l’Imu al posto loro. Non è che uno risparmia, tanto le aliquote sono al massimo in tutti i comuni.
Riguardo le agevolazioni ai residenti sul trasporto marittimo, è un fatto privatistico. Il traffico che crea ingorghi e rende invivibile l’isola? Per quello bastano gli isolani…
Infine ricordiamoci che l’art. 16 della costituzione garantisce il diritto del cittadino a fissare la propria residenza in qualsiasi parte del territorio nazionale.