Ugo De Rosa | Questa è una storia di politica locale e di personaggi che sono abituati a gestire la cosa pubblica come un interesse privato.
Ma in un paese dove c’è chi pensa che sia onorevole e dignitoso farsi assumere la moglie dall’azienda che gestisce la monnezza del comune dove è presidente del Consiglio comunale, non c’è nulla da meravigliarsi. Ma evitare di perdersi di coraggio e iniziare a scavare fino al fondo che si è toccato
La storia riguarda un cliente di Michele Regine o un elettore, non si comprendono i ruoli, e un cittadino che non ha nessuna intenzione di farsi mettere i piedi in testa da chi, purtroppo, non ne ha il “peso”.
Questa è la storia da mezzo chilo di politica foriana. Mezzo chilo di figuracce e di normativa rispettata dopo diffide, minacce legali e azioni penali.
La storia che vi raccontiamo è un’opera in due atti tipica di quelle scritte dagli uomini di Francesco Del Do, dal suo delfino e dal cugino che fa il dirigente e dal fratello avvocato.
Questa è la prima puntata che serve al lettore e, soprattutto, all’elettore per comprendere quale sia il livello di depravazione politica a cui si arriva nei nostri comuni.
Una prima puntata per capire come si evolve la vicenda, poi terminata con la calata di braghe dell’amministrazione pubblica che, davanti alla norma e al diritto, non può fare altro che rispettarla.
Domani, la seconda e ultima puntata con la querela penale (piena di nomi, cognomi e livelli di parentela) a cui è stata costretta la cittadina che si è vista minare i propri diritti, non solo d’impresa ma anche di cittadina e di foriana.
Dopo l’inchiesta che ha indagato i due dirigenti dell’UTC per i presunti favori concessi ad un cittadino che aveva costruito abusivamente a pochi passi dalla demolizione eseguita di casa De Siano, oggi arriva questa nuova storia che mette in evidenza sempre lo stesso metodo politico che sta piegando Forio ad una vera e propria dittatura da triade. Una vicenda, questa, che inizia a muovere i passi con la denuncia di parte e che aspetta di essere verificata dai magistrati della Procura. Per noi, basta sapere che, dopo la minaccia, il Comune si è calato le braghe. Che brutta fine per Forio.
LA VICENDA, PRIMA PARTE
A Forio scoppia una guerra tra due società per la concessione di suolo pubblico “conteso” sul Corso, per piazzarvi sedie, tavolini, ombrelloni. Al momento, a ritrovarsi “presi in mezzo” nella querelle, sono gli uffici comunali preposti e i relativi dirigenti: il responsabile del Settore Ragioneria e Tributi Vincenzo Rando, del V Settore arch. Giampiero Lamonica e dei Settori IV e VII arch. Nicola Regine.
Tutto nasce dalla volontà della società “G.A.S. s.r.l.” di ottenere in concessione lo spazio attualmente occupato dalla “Daco srl”. A tal fine, è stata presentata al Comune una istanza di accesso agli atti finalizzata a visionare la concessione per l’occupazione permanente di spazi ed aree pubbliche concessa nel 2018 sul Largo F. Regine. Istanza che come prassi Rando portava a conoscenza della società controinteressata, che si è subito mossa in difesa tramite il suo legale avv. Nicola De Siano.
Questa richiesta non va giù e viene ritenuta inammissibile e un immotivato “attacco”, come ampiamente riportato nella nota indirizzata ai dirigenti comunali. Evidenziando da subito che «L’istante, peraltro, radica la propria legittimazione ad accedere agli atti di che trattasi alla circostanza per cui la stessa “ha interesse a chiedere ed ottenere la concessione per l’occupazione permanente di detto spazio pubblico (id. est. quello in titolarità della scrivente) a fronte dello stabile collegamento tra la suddetta attività commerciale “Mezzo Chilo Boulangerie”…ed il ripetuto Largo F. Regine al fine di posizionarvi sedie e tavoli coperti da ombrelloni per la stessa superficie oggi concessa alla Daco s.a.s….”».
PRETESE INDIVIDUALI
Se si può comprendere anche da profani l’interesse che ha mosso a tale iniziativa, per il legale della “Daco” l’accesso agli atti come richiesto non è ammesso dalla normativa vigente, ovvero il Codice della Trasparenza, che regola gli obblighi di pubblicità, trasparenza e diffusione di informazioni da parte delle Pubbliche Amministrazioni.
I cittadini possono richiedere l’accesso, ma entro determinati limiti. Nel primo caso, il cosiddetto accesso civico semplice, nel caso in cui l’Amministrazione ometta di pubblicare atti che sono assoggettati al regime di pubblicità obbligatoria. Ma nel caso specifico, «trattandosi di autorizzazione all’occupazione di suolo pubblico ritualmente pubblicata sul sito istituzionale dell’Ente risulta, pacificamente, assolto il predetto obbligo».
Nel caso dell’accesso civico generalizzato, fa notare il legale nella nota agli uffici comunali, ugualmente non appare motivato. Il controllo da parte dei cittadini può infatti avere luogo solo sul perseguimento delle funzioni istituzionali e sull’utilizzo delle risorse pubbliche. Nulla a che vedere con la querelle sulla concessione di suolo pubblico rilasciata alla “Daco”… E qui l’avvocato lancia il primo fendente: «Non si tratta, in tale ipotesi, di garantire al cittadino un controllo democratico sull’attività amministrativa, quanto, piuttosto, quello di soddisfare esigenze “egoistiche” e meramente individuali (quello appunto di presentare una istanza autonoma sulla medesima area già concessa)».
E in proposito cita la giurisprudenza in materia, secondo la quale, «per quanto la legge non richieda l’esplicitazione della motivazione della richiesta di accesso, deve intendersi implicita la rispondenza della stessa al soddisfacimento di un interesse che presenti una valenza pubblica e non resti confinato ad un bisogno conoscitivo esclusivamente privato, individuale, egoistico o peggio emulativo che, lungi dal favorire la consapevole partecipazione del cittadino al dibattito pubblico, rischierebbe di compromettere le stesse istanze alla base dell’introduzione dell’istituto».
ASSENZA DI REQUISITI
Le bordate non finiscono qui: «In ogni caso, non sussistono i requisiti per concedere alla G.A.S. s.r.l. l’accesso agli atti richiesti attesa l’insussistenza dei presupposti cristallizzati dalla normativa di riferimento.
Nella suddetta istanza di accesso, la G.A.S. s.r.l., come detto, ancora interesse e legittimazione ad accedere alla documentazione richiesta al fatto che la stessa “ha interesse a chiedere ed ottenere la concessione per l’occupazione permanente di detto spazio pubblico (id. est. quello in titolarità della scrivente) a fronte dello stabile collegamento tra la suddetta attività commerciale “Mezzo Chilo Boulangerie”…ed il ripetuto Largo F. Regine al fine di posizionarvi sedie e tavoli coperti da ombrelloni per la stessa superficie oggi concessa alla Daco s.a.s….”».
Una richiesta che cozza con il Regolamento comunale per l’occupazione di suolo pubblico: «Ebbene, è la stessa normativa vigente nel Comune di Forio a svilire in punto di interesse l’istanza avanzata.
Si precisa, in via preliminare, che la G.A.S. s.r.l. non svolge attività di somministrazione di alimenti e bevande difettando in capo alla stessa i necessari requisiti igienico – sanitari (bagni per avventori e bagni e spogliatoi per i dipendenti; locali di servizio).
In maggior dettaglio, e a quanto consta, la “Mezzo Chilo Boulangerie” svolge solo attività di vendita di prodotti alimentari da asporto ed al dettaglio non avendo, al riguardo, una superficie di somministrazione a tanto dedicata».
E dunque: «Ciò posto, la società istante giammai potrebbe ottenere l’anelato suolo pubblico “al fine di posizionarvi sedie e tavoli coperti da ombrelloni” in quanto per tale attività non è possibile concedere, alla luce della normativa igienico sanitaria vigente e per le caratteristiche intrinseche, giuridiche e strutturali dell’attività commerciale in esame, nessuna superficie di somministrazione al pubblico».
Chissà perché, allora, si è manifestata la volontà di posizionare sedie, tavoli e ombrelloni. Evidentemente su questa contrapposizione scatenatasi sul Corso, ci sono ancora zone d’ombra che andrebbero chiarite…
Sta di fatto che il diritto di accesso nel caso particolare è consentito solo a «coloro che abbiano un interesse personale e concreto per la tutela di situazioni giuridicamente rilevanti». E per quanto riguarda la “G.A.S.”, «l’istanza avanzata in punto di concretezza, attualità e personalità dell’esercizio del diritto di accesso è assolutamente carente non potendo la stessa in alcun modo richiedere ed ottenere il suolo pubblico».
ATTI GIA’ CONOSCIUTI
E ribadisce dunque che «Il carattere e la natura meramente egoistica ed emulativa dell’istanza di che trattasi, rende la stessa inammissibile».
Ma la pretesa della “G.A.S.” è infondata anche «attesa l’insussistenza di un interesse qualificato, differenziato, concreto ed attuale».
Nella nota vengono prodotte una serie di “prove” a giustificazione della richiesta di respingere l’istanza. Innanzitutto «si evidenzia che l’istante dà mostra di conoscere già gli atti richiesti in parte qua individua anno del rilascio; numero di protocollo dell’atto di occupazione rilasciato alla società scrivente; le modalità di occupazione del suolo pubblico (permanente e non temporanea).
Al riguardo, si evidenzia che la predetta autorizzazione non risulta più da tempo pubblicata all’albo pretorio online; né, allorquando la stessa è stata pubblicata nelle forme di rito, la società istante era proprietaria dell’immobile di che trattasi.
E’ evidente, dunque, che la società istante ha avuto conoscenza in alio modo della documentazione richiesta; così come del numero di protocollo e della data di rilascio dell’autorizzazione di che trattasi.
La anticipata conoscenza di documenti che oggi, surrettiziamente, la istante intende acquisire, rende la domanda azionata inammissibile». In sostanza nella nota si avanza il sospetto che qualche “uccellino” abbia cantato…
DIFESA E ATTACCO
Anche il legale della “Daco” si pone degli interrogativi su questa “strana” iniziativa: «Pertanto, risulta davvero incomprensibile quale sia, nella specie, la posizione qualificata e differenziata che radicherebbe un interesse concreto, personale ed attuale tale da legittimare l’accesso ai documenti amministrativi».
Per poi ricordare ai dirigenti comunali: «Orbene, è evidente che consentire l’accesso ai documenti richiesti equivarrebbe ad accedere ad una ipotesi di azione popolare diretta ad un controllo generalizzato dell’amministrazione».
E qui sferra il contrattacco, ovvero l’istanza – motivata evidentemente dall’essere stata tirata in ballo – affinché possa essere la “Daco” a vederci chiaro sugli atti rilasciati in favore della “G.AS.”: «Alla luce della istanza di accesso agli atti proposta; dell’interesse pretensivo della richiedente ad ottenere il medesimo suolo pubblico in titolarità della scrivente; della necessità di tutelarsi in sede giurisdizionale contro i ripetuti atti emulativi posti in essere dalla G.A.S. s.r.l., la società scrivente vanta interesse e legittimazione a conoscere tutta la documentazione ed i provvedimenti in materia edilizia, urbanistica e paesaggistica, igienico sanitari e commerciali afferenti l’attività commerciale “Mezzo Chilo Boulangerie”.
La conoscenza della suddetta documentazione è necessaria al fine di verificare la legittimità dell’attività condotta dalla G.A.S. s.r.l. ed il rispetto di tale attività a tutta la normativa di settore».
“Chi di istanza ferisce, di istanza perisce”, potremmo dire. Non è certo la prima volta che la concessione per l’occupazione di spazi pubblici scatena una guerra senza esclusione di colpi all’ombra del Torrione. Anzi…
Ed ecco la esplicita richiesta rivolta al Comune di Forio: la istanza di accesso in base alla normativa vigente «al fine di prendere visione ed estrarre copia di tutta la documentazione e i provvedimenti in materia edilizia, urbanistica, paesaggistica (considerato che l’edificio di che trattasi rientra tra quelli di interesse artistico e storico del Comune di Forio ai sensi della Legge 1089/1939), igienico sanitari e commerciali afferenti l’attività “Mezzo Chilo Boulangerie”, ivi incluse eventuali ordinanze di demolizione, istanze di condono e/o di sanatoria (pendenti e/o definite) e relativi esiti, titoli abilitativi, autorizzazioni e pareri paesaggistici (anche in sanatoria), segnalazioni di inizio attività in materia edilizia ed igienico sanitaria (sia con riferimento alla concreta attività svolta – vendita al dettaglio di prodotti alimentari – sia con riferimento allo scarico dei fumi operati in apparente violazione delle norme regolamentari vigenti nel Comune di Forio)». Come detto, ci sono ancora lati oscuri nella vicenda, che ora la “Daco” intende chiarire. Una bella gatta da pelare per Rando e Co.
(Questa è la prima puntata che serve al lettore e, soprattutto, all’elettore per comprendere quale sia il livello di depravazione politica a cui si arriva nei nostri comuni.) direttore ha ragione da vendere, solo che ci sta attaccato gli fa comodo