“ALLOR CHE NEL SEPOLCRO GESU’ FU RINSERRATO”: Le ore dolorose della Vergine dopo la morte di Cristo. Nel contesto della “Decimana Santa” a Forio, il Sabato Santo costituisce il momento della riflessione e delle umane sensazioni. Sabato 8 aprile alle ore 16:30 tra il Piazzale del Soccorso, Piazza Municipio ed il Chiostro del vecchio Municipio si terrà la prima dell’Opera musicale-teatrale itinerante in costumi d’epoca “Allor che nel Sepolcro Gesù fu rinserrato”, inserita nel cartellone degli eventi metropolitani “Forio: mille tradizioni nell’anima di un popolo” con il Patrocinio della Città Metropolitana di Napoli e del Comune di Forio. La rappresentazione, nata da un’idea di Gaetano Maschio, prende spunto da “La Desolata” del M° Giacinto Lavitrano, illustre figura della storia di Forio.
L’opera si soffermerà su quelle che furono le ore dolorose della Vergine Maria subito dopo la morte di Cristo: la Vergine lasciato il Sepolcro (Sagrato del Soccorso) tornerà al Calvario (Piazzale Giovanni Paolo II) dove bacerà, straziata, il duro legno della Croce sotto gli occhi del Centurione pentito ed “… abbandonata al suo dolore…” riceverà il cordoglio della Veronica mentre i dubbi sconvolgeranno Pilato. Il “Mea Culpa” del Popolo sarà sottolineato, allorquando la Vergine arriverà in Piazza Municipio, dal vibrante canto “Gerusalemme ingrata”. Maria, accolta da San Giovanni, riceverà, infine, l’abbraccio di un pentito San Pietro, che, invocandola come Madre, suggellerà quanto espresso dal Redentore morente.
Il finale sarà significativo preludio alla Pasqua di Forio. Gli Attori saranno dell’Associazione Fantasynapoli aps, il Coro ed i Solisti della “Schola Cantorum Lauretana –M° Giuseppe Colella”, l’Orchestra la “Pithecusa Brass”. L’esecuzione dei brani di Lavitrano e Iacono, la direzione musicale di Orchestra, solisti e coro sarà affidata al M° Peppino Iacono mentre il disegno delle atmosfere musicali sarà curato dal M° Silvano Trani. Voci narranti Beppi Banfi e Lucia Penza. La regia è di Gaetano Maschio. Appuntamento, quindi, a sabato 8 aprile alle ore 16:30. Punto d’incontro sarà il Piazzale del Soccorso a Forio.
CENNI BIOGRAFICI SUL M. GIACINTO LAVITRANO
Giacinto Lavitrano nacque a Forio nel 1875 da Francesco, zio del Cardinale Luigi Lavitrano. Visse una vita agiata, che fu però stravolta dal terremoto del 1883. Gli zii persero la vita a causa della catastrofe, il padre fu costretto a chiudere la sua bottega e a valutare l’idea che a quell’epoca accomunava quasi tutti gli isolani: lasciare la terra natia ed emigrare. Parte della famiglia si trasferì in Algeria, in cittadine costiere che intrattenevano rapporti commerciali con il sud Italia. Lavitrano però restò a Forio insieme ad uno dei suoi fratelli, nella casa natale nel centro del paese (oggi sede dell’Istituto d’Istruzione Superiore “Cristofaro Mennella”).
Il suo obiettivo principale era terminare gli studi di composizione ed armonia al Conservatorio San Pietro a Majella di Napoli per dedicarsi totalmente alla musica. Si specializzò in mandolino ed altri strumenti a plettro, scrisse le prime composizioni e divenne direttore della banda musicale di Forio. Negli anni a seguire, le incomprensioni ed i dissidi con altri musicisti del posto, uniti alla percezione, che la realtà locale non gli permetteva di esprimersi come avrebbe voluto, fecero maturare in lui la decisione di partire alla volta dell’Algeria. Leggenda vuole che Lavitrano, quando decise di trasferirsi, si recò sul piazzale del Soccorso e gettò un grande masso a mare in preda alla collera, promettendo di non tornare più a Ischia. Raggiunse la famiglia a Bona, in Algeria, dove il fratello aveva aperto una sartoria. I Lavitrano divennero un punto di riferimento per la comunità algerina, le doti del musicista vennero immediatamente riconosciute ed apprezzate. Divenne organista della cattedrale di Sant’Agostino e creò una banda tutta sua. Si dedicò molto alla composizione di brani per plettro, non tralasciando quelle per organo e pianoforte. Numerose le sue pubblicazioni sia su riviste musicali italiane che straniere. Lavitrano, il cui nome viene naturalizzato nel francese Hyacinthe, è nella parte più feconda della sua vita e della sua carriera. Frequenti i viaggi in Europa – si trovano tracce evidenti del suo passaggio in Spagna e nell’Italia settentrionale – amicizie profonde con compositori del suo tempo, tra i quali Camille Saint-Saëns, che va spesso a trovarlo in Algeria, interventi nel fervente dibattito intellettuale sul ruolo della musica e sulle innovazioni compositive. La parte finale della vita di Giacinto Lavitrano fu segnata dalle difficoltà economiche e dalla malinconia.
Non si sposò ed i familiari emigrarono tutti in Francia. La storia racconta che non sia mai tornato a Forio ma che per molti anni inviò al Parroco di San Sebastiano di venerata memoria Mons. Luigi Capuano ed al suo amico e organista Raffaele Capuano un’ opera da lui composta per organo, solisti e coro. “La Desolata”, ispirata all’immagine della Madonna Addolorata a cui il musicista era rimasto devoto. La composizione dell’opera, formata da sette brani, è avvenuta nel corso di sette anni, un anno per ogni brano. Le copie di quegli spartiti, su richiesta di Capuano, furono trascritte con certosina pazienza dal M° Cav. Giuseppe Colella ed oggi vengono eseguite dal M° Giuseppe Iacono e dalla Schola Cantorum Lauretana nel giorno dedicato ai Festeggiamenti della Vergine Addolorata. “Gerusalemme ingrata, la colpa sua detesta, quando, dolente e mesta, ti vide ritornare”: l’indifferenza della città per il dolore di una Madre a cui hanno crocifisso il Figlio, probabilmente può essere tradotta nella proiezione di una distanza con cui il musicista foriano Giacinto Lavitrano dovette confrontarsi per tutta la vita. (Fonte Ischia.it – Ricordi del M. Giuseppe Iacono).