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sabato, Giugno 29, 2024

Franco Iacono “Evviva la Repubblica! Evviva Pietro Nenni!”

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Franco Iacono | Mentre nel mondo si moltiplicano i venti di guerre feroci, in Italia si avvia una transizione, che rischia di essere epocale, che “prevede” la traduzione in atti di governo delle scelte democraticamente scaturite dalle ultime elezioni politiche. Mi riferisco alla riforma costituzionale, redatta del Governo Meloni ed ora all’esame del Parlamento. Sullo sfondo, sempre più a mò di convitato di pietra, la Costituzione, una volta definita “la più bella del mondo”, di cui il 2 giugno ricorre l’anniversario.

Appare sempre più indifferente per troppi la ragione di quel testo, davvero emozionante: era la risposta, la conseguenza della vittoria della democrazia, della libertà sulle dittature nazifasciste. Temi dimenticati o agitati strumentalmente, anche con inaccettabile e contraddittoria violenza.
Eppure la Resistenza, al netto di “inevitabili” violenze, proprie di una guerra civile, quale fu quella scatenata dalla Repubblica di Salò, fu un’autentica epopea, ricca di passioni, di eroismi, anche di gente comune, vissuti nella speranza di un tempo migliore. Non mi stanco di consigliare quello splendido libro, che contiene le “Lettere dei condannati a morte della Resistenza Italiana“.

Giovani che andavano alla morte con fierezza, convinti di immolarsi per una causa giusta: la conquista della libertà e della democrazia. Il 25 aprile ed il 2 giugno sono due date “consequenziali”, riferite anche ad altri momenti eroici, di cui il sacrificio di Giacomo Matteotti, barbaramente ucciso “su commissione “ di Benito Mussolini fu antesignano. La fine della Democrazia dei Partiti fu la conseguenza più tragica, sul piano politico, di Tangentopoli, cavalcata irresponsabilmente dai comunisti, insieme a fascisti e leghisti, in una “strana” alleanza. Era la “via giudiziaria alla politica”, di cui, alla fine, sono le destre a trarre vantaggio, temo definitivo, anche nel tempo lungo.

C’è tanta indifferenza, anche da noi, tanto che nessuno si indigna, ne’ assume iniziative, per quel pezzo di strada che porta al San Carlo, intitolato addirittura a Vittorio Emanuele III. Si, proprio Vittorio Emanuele III, il re fellone, quello che controfirmò le leggi razziali e la dichiarazione della tragica guerra mondiale. La scelta repubblicana fu voluta innanzitutto per cacciare Casa Savoia, che dopo i fasti del Risorgimento, ben “guidata” allora da Camillo Benso conte di Cavour, era finita per insediare Benito Mussolini, nel 1922, dopo che proprio Vittorio Emanuele III si era “arreso”, e con esso lo stato italiano, alla marcia su Roma, rifiutando di controfirmare lo stato di assedio che il pur debole governo Facta aveva proposto di proclamare.

Fu Repubblica, perché sul piano storico la tragedia del fascismo, condivisa in tutte le sue scelte da Casa Savoia, non poteva avere altro sbocco.
Ma fu Repubblica perché Pietro Nenni, autentico Padre della Patria, così volle con tenacia fino alla testardaggine. Gli storici valorizzino questa verità prima di attribuire, sul punto, meriti esagerati a De Gasperi e Togliatti. Alcide De Gasperi fu tiepido, conoscendo la “qualità” del suo elettorato democristiano, Palmiro Togliatti si sentì “appagato” dalla legittimazione che il suo Partito comunista aveva ottenuto, Nenni invece fu irremovibile. E vinse! “Grazie a Nenni”, titolò trionfalmente l’Avanti del 5 luglio del 1946. Ed ancora oggi mi piace dire “Grazie a Nenni” e sento tutto il privilegio della sua amicizia, di cui mi gratificò dal 1966 fino alla sua morte.
Di tutte le altre considerazioni e delle miserie, anche umane, di questo tempo, oggi non voglio parlare.
Evviva la Repubblica! Evviva Pietro Nenni!

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